Inchiesta dai risvolti non positivi quella che ha messo sotto la lente d’ingrandimento i biscotti per la colazione integrali: ecco la verità.
Per quanto si cerchi di dare ai propri figli colazioni varie e il più sane possibile, molto spesso per questioni di praticità, di facilità nello stabilire una quantità adeguata alle loro necessità e anche per motivazioni di gusto si scelgono i biscotti. Pratici, comodi e gustosi, ne esiste un’infinita varietà: proprio per capire la reale corrispondenza tra ciò che è indicato in etichetta e ciò che davvero contengono, alcuni marchi sono stati analizzati.
In particolar modo, gli studiosi hanno voluto comprendere se la dicitura “integrale” indicata sulla confezione corrisponda davvero all’uso di farine integrali nella preparazione o se, invece, sia semplicemente una leva di marketing. Ecco gli esiti dell’inchiesta condotta dalla rivista Il Salvagente, che ha analizzato 82 prodotti da forno “integrali”, almeno in etichetta.
Cosa contengono davvero i prodotti integrali
Secondo l’analisi de Il Salvagente, che ha analizzato molte etichette di prodotti da forno con la dicitura integrale, nella maggior parte dei casi i prodotti presi sotto esame contenevano farina ricostruita unita a farine raffinate. Solo una minima percentuale era composta al 100% da farine integrali. Tra i peggiori si segnalano la Mulino Bianco con i Molinetti con farina di grano saraceno, che in realtà è contenuta solo per il 6.3%, i frollini con farina integrale di grano saraceno della Lidl Forno, che in realtà è contenuta solo per il 6.3% e il frollino con farina integrale e gocce di cioccolato Il Gran Turchese Più, che non contiene autentica farina integrale.
Quando un prodotto viene venduto per “integrale” non significa che, tra gli ingredienti, non possa esserci farina raffinata o farina ricostruita, cioè farina di frumento a cui è stata aggiunta della crusca. Di fatto, però, importanti sono le percentuali dei diversi prodotti e la relazione tra le quantità. A livello salutistico, la farina integrale non la si può considerare equivalente a quella ricostruita, poiché la seconda ha un indice glicemico più alto e quindi sconsigliata per chi soffre di diabete, che potrebbe essere tratto in inganno da questa dicitura.
Rispetto alla integrale, però, la ricostruita ha il vantaggio di conservarsi per più tempo e di garantire una lievitazione migliore: l’aggiunta di crusca ha come finalità quella di dare al prodotto la classica estetica e il colore marroncino tipico dei prodotti integrali.