Anche i bambini sperimentano lo stress e l’ansia più volte di quanto non crediamo. Se succede però c’è una frase che andrebbe evitata a ogni costo.
Chiunque abbia avuto figli o abbia lavorato con i bambini sa che possono essere tanto adorabili quanto difficili da gestire in certi momenti. Da piccoli l’autocontrollo non è ancora del tutto sviluppato e per i piccoli esprimere le proprie emozioni a parole è difficile in tenera età. Dunque la via che rimane loro sono il pianto e le urla, finché non sentono di essersi sfogati abbastanza. Per i genitori stanchi dopo la giornata di lavoro queste scene non sono una novità, e spesso non è facile comprenderle.
Al che di fronte al proprio figlio o figlia di pochi anni che ancora una volta si sta sgolando o piange, ci si sente disarmati. Avvicinandosi addirittura a volta le urla aumentano, e non rimane che dire la prima cosa che viene in mente. Ovvero “Calmati!” o “Stai calmo”, come ci verrebbe da dire a un adulto. Purtroppo proprio queste frasi sono le più sbagliate da dire a un bimbo nel panico o molto agitato. Il piccolo potrebbe sentirsi ignorato e non capito da chi ha di fronte.
In effetti dire a qualcuno di calmarsi è del tutto inutile anche quando si tratta di una persona adulta. Anzi, anche in quel caso può solo peggiorare le cose. Se un bambino non sa esprimere il suo disagio verbalmente, un adulto sì, anche se magari a voce alta per l’agitazione. E ricevere solo l’invito a smetterla può ferirlo allo stesso modo.
Un bimbo agitato appare disorientato, scosso dai singhiozzi tanto che respira in modo affannoso. Provare a fare dei respiri profondi di fronte a lui però può aiutarlo a riprendere fiato. Di riflesso infatti sarà portato a imitare quello che fa l’adulto di fronte a lui. L’importante è che non sia lui a influenzare i genitori portandoli ad agitarsi e peggiorando la situazione.
Quando gli si parla inoltre occorre iniziare dicendo “So che sei agitato…” o “Capisco che tu sia nervoso…”. In questo modo il bambino capirà che il suo stato d’animo è stato compreso e che lo si vuole aiutare. Se non si certi del perché sia agitato basta fargli delle domande a cui potrà rispondere con un sì o un no, con tono calmo e gentile. Ad esempio “Si tratta di…?” senza pretendere altre spiegazioni. Compreso il problema tutto sarà più semplice.
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