I nostri figli attraversano periodi di rifiuto della scuola e puntano i piedi per non andare? Ecco cosa fare secondo gli esperti.
I genitori lo sanno bene (in fondo ci sono passati anche loro..!): i periodi di rifiuto della scuola da parte dei bambini e degli adolescenti non sono eccezioni rare. Al contrario, si ripresentano costantemente ed in forme più o meno – potremmo dire – capricciose se non addirittura “ribelli”. In particolare quando si tratta di ritorni a seguito di momenti di distacco piuttosto lunghi, come ad esempio le vacanze estive.
Se dunque i nostri piccoli mostrano segni di insofferenza e resistenza alla scuola, accentuati magari anche dall’insorgenza di disturbi fisici di varia natura (reali o fittizi che siano), cosa possiamo fare per riportare la situazione alla normalità? Ebbene, ci viene in soccorso il dottor Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, offrendoci spiegazioni ed al contempo consigli utili per affrontare il momento di “crisi” al meglio.
Innanzitutto, come espresso dal dottor Pellai, dobbiamo ammettere che la sensazione di disagio ed apprensione che porta ad insicurezza ed a pensieri di intolleranza e di rifiuto della nuova situazione non è esclusiva dei bambini: anche gli adulti la provano frequentemente ma, tendenzialmente, la affrontano e reagiscono in modo più maturo rispetto ai piccoli ed agli adolescenti. Capiamo meglio il perché.
Le caratteristiche essenziali della crisi di rifiuto e come sostenere i bambini
“Quando si comincia un nuovo percorso – ha dichiarato il dottor Pellai – si entra in un ambiente nuovo e si lascia tutto ciò che si conosce fuori dalla porta. Questo ha un impatto molto forte su tutti noi, bambini compresi”. Tuttavia, solitamente si tratta di una fase di passaggio, temporanea, durante la quale il disagio che si prova è parte connaturata al cambiamento, perché ci impone un periodo di adattamento (non sempre così semplice né piacevole) alle novità che si presentano.
“Ecco perché – ha continuato il dottor Pellai – dobbiamo aiutare e sostenere i piccoli mantenendo sempre un atteggiamento tranquillo e sereno. Dobbiamo comprendere che si tratta di una fase di passaggio e che ciò che oggi è un cambiamento, diventerà presto la normalità”. Ecco perché è essenziale prevedere che questi eventi emergeranno e non considerarli “problemi” esclusivi del nostro piccolo: li affrontiamo tutti ed i nostri figli si trovano proprio nella fase della vita più importante per imparare ad affrontarli ed a gestirli al meglio.
Dunque il dottore consiglia alcuni rimedi, come piccoli rituali da praticare a mo’ di gioco, divertendosi e mostrandosi sereni, curiosi e motivati. E senza esagerare con le esternazioni di affetto: ad esempio, riempire di baci e di abbracci il proprio bambino poco prima della campanella può aumentare il senso di distanza affettiva con maestri ed insegnanti. D’altronde, “l’obiettivo prioritario della scuola dell’infanzia è aiutare i bambini a sentirsi sempre più capaci di fare le cose da soli”, ha proseguito il dottor Pellai, accompagnandoli verso una comprensione sempre più profonda del valore e dell’importanza dell’autonomia.