Novità su Opzione Donna, lo scivolo di pensionamento dedicato alle lavoratrici. Si potrà avere un assegno più ricco, scopriamo perché.
Cambiano le prospettive di pensionamento per le lavoratrici. Ci sono interessanti constatazioni che coinvolgono Opzione Donna.
Opzione Donna è la misura di pensionamento dedicata alle lavoratrici che permette di andare in pensione prima del raggiungimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia (67 anni di età). Con la Legge di Bilancio 2023 è stato stabilito che possono approfittare dello scivolo le donne che compiono 60 anni se non hanno figli, 59 anni se hanno un figlio e 58 anni se hanno due figli o più. In più c’è il requisito contributivo di 35 anni, nonché una limitazione della platea delle beneficiarie.
Possono richiedere durante l’anno in corso la misura solamente le invalide dal 74% in su, le disoccupate/impiegate presso aziende in stato di crisi e le caregiver da almeno sei mesi. Grazie alla cristallizzazione del diritto, però, possono accedere ad Opzione Donna le lavoratrici che hanno maturato i vecchi requisiti previsti prima dell’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2023.
C’è un dettaglio importante quando si parla di Opzione Donna al quale accennare. Chi richiede il pensionamento anticipato con Opzione Donna deve accettare il sistema di calcolo contributivo pur avendo contributi maturati prima del 1996. Ciò significa accettare un taglio consistente dell’assegno. Le cose, però, potrebbero cambiare.
In dodici anni solo il 16% delle lavoratrici ha scelto di andare in pensione con Opzione Donna. La spiegazione è facilmente comprensibile. Con la penalizzazione legata al calcolo contributivo si perde fino al 40% dell’importo rispetto alla cifra che si prenderebbe attendendo la pensione di vecchiaia. Maggiormente penalizzate le donne con tanti anni di contributi maturati prima del 1° gennaio 1996.
Da questa analisi emerge una considerazione. Man mano che si andrà avanti la differenza tra importo con Opzione Donna e importo con la pensione piena andrà ad azzerarsi. Questo perché saranno sempre meno le lavoratrici che hanno iniziato a versare contributi prima del 1996.
La percentuale di donne che sceglierà Opzione Donna, dunque, inizierà a salire potendo andare in pensione a 60 anni circa con un assegno senza penalizzazioni evidenti rispetto a quello che si percepirebbe con la pensione di vecchiaia. Il problema è che al Governo la situazione attuale non dispiace dovendo pagare meno pensioni. In mancanza di risorse, infatti, spinge i lavoratori a continuare a lavorare nonostante sia necessario un cambio generazionale. E non dimentichiamo che Opzione Donna è in scadenza il 31 dicembre 2023.
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