Capire cosa prevede la legge per il mantenimento dei figli è importante: tutte le novità arrivate con l’aggiornamento della normativa.
Arrivare a una separazione, specialmente se si è reduci da un matrimonio lungo, può non essere semplice, ma a volte ci si rende conto che quella sia l’unica strada da intraprendere. Portare avanti un rapporto solo per immagine o per timore di essere giudicati negativamente non ha infatti molto senso.
Anzi, è sbagliato pensare di farlo solo perché in questo modo si pensa di garantire il benessere dei propri bambini. In realtà, questa è una scusa che si preferisce dare a se stessi forse perchè un cambiamento così importante può spaventare. Loro invece sono in grado di percepire appieno quando c’è qualcosa che non va.
Tra i motivi che possono rendere titubanti c’è anche il timore di non riuscire a garantire la spesa necessaria per il mantenimento dei figli. Un dubbio simile può nascere soprattutto se si ha a che a che fare con una persona che ha sempre avanzato pretese negli anni. Ecco cosa prevede la legge per sapere cosa controbattere.
È capitato certamente a tutti di vivere in prima persona o di ascoltare altri che si sono ritrovati ad avere discussioni con il coniuge con cui si stavano separando – o ormai diventato ex – a causa del mantenimento dei figli. A volte si verifica per una reale mancanza da parte dell’altro. Ci sono però situazioni in cui uno dei due pretende cose che non spettano, è quindi bene capire cosa prevede la legge in questi casi per controbattere in maniera adeguata.
Il genitore con cui vivono i figli, sia che ci sia stato un matrimonio sia una convivenza, ha diritto a un assegno mensile fino a che non diventano autosufficienti economicamente. Se quindi non dovessero essere in grado di mantenersi anche una volta diventati maggiorenni, l’obbligo proseguirà. La cifra viene stabilita in maniera proporzionale sulla base delle rispettive possibilità economiche.
Un accordo tra le parti può determinare l’entità dell‘importo, se questo non dovesse esserci spetta al giudice in udienza riuscire a stabilirlo. Qualora dovessero cambiare le esigenze della prole o le possibilità economiche del genitore non collocatario, si può arrivare a modificare la prima decisione. Ogni cambiamento può avvenire solo attraverso l’avvallo da parte del giudice (potrebbe non essere lo stesso della prima sentenza).
Uno dei principi che vengono presi in considerazione in fase di dibattimento riguarda la necessità di garantire il tenore di vita che si aveva prima della separazione quando si stabilisce l’entità del matenimento dei figli. Se la coppia viveva in condizioni agiate, è quindi necessario che si porti avanti questo anche dopo la separazione.
L’assegno da parte del genitore non collocatario dovrà essere versato sul conto corrente del genitore che vive con i figli, a cui va (salvo rare eccezioni) anche la casa comunale. Questo viene fatto anche per cercare di ridurre il più possibile lo stress ai bambini.
Qualora uno dei figli dovesse trasferirsi in un’altra città, come accade ad esempio per motivi di studio, il genitore non più convivente perde il diritto di richiedere l’assegno. Se dovesse preferirlo, una volta raggiunta la maggiore età il figlio potrà richiedere di versare a se stesso l’importo previsto. Il mantenimento può essere dovuto anche se il figlio dovesse essere disoccupato. L’unica eccezione può esserci se lo stato è dovuto alla sua mancanza di volontà di cercare lavoro.
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