Tampone vaginale in gravidanza: perché è importante farlo e cosa deve essere evitato

Il tampone vaginale è uno dei controlli più importanti da svolgere durante la gravidanza: a cosa serve davvero. 

Che splendido periodo che è la gravidanza! Ciascuna coppia desidera procreare ed avere dei figli, ma soprattutto ogni donna vorrebbe provare la sensazione di portare nel proprio grembo il frutto dell’amore verso il proprio partner.

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A cosa serve fare il tampone vaginale in gravidanza (universomamma.it)

La gravidanza, purtroppo, non è sempre tutta rose e fiori. Soprattutto se si è in attesa per la prima volta, c’è la serissima possibilità che la futura sia pervasa da sentimenti ambivalenti. Da una parte, quindi, c’è la gioia e la voglia di conoscere il proprio bebè, dall’altra invece ci sono preoccupazioni, ansie e paure, che l’accompagneranno fino al parto e ‘peggioreranno’ poi con la nascita del piccolo.

Nessuno può tranquillizzare una mamma preoccupata, ma forse può aiutare a farla sentire meglio e a placare le sue ansie i diversi controlli ginecologici e analisi del sangue a cui deve sottoporsi per tutti i nove mesi. Per essere sicuri, infatti, che tutta va per il meglio e che non ci siano incidenti di percorso, la futura genitrice dovrà sottoporsi a visite periodiche. Tra queste, c’è anche il tampone vaginale, da svolgere tra la 36esima e 37esima settimana, che ha una particolare rilevanza.

Perché il tampone vaginale è importante in gravidanza e cosa rileva

Sono diverse le analisi da fare quando si è in dolce attesa, che hanno una fondamentale importanza, ma tra le tante il tampone vagino rettale lo è ancora di più, soprattutto se si è agli sgoccioli. Da svolgere tra la 36esima e 37esima settimana di gestazione, quest’esame permette di capire se la donna presenta l’infezione da meningococco B, batterio che si trova a livello genitale e gastrointestinale.

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Cosa rileva il tampone vaginale in gravidanza e perché è importante farlo (universomamma.it)

Da svolgere in ospedale o in qualsiasi tipo ambulatorio, è un test indolore che si effettua con un bastoncino con alle due estremità del cotone e che viene introdotto, ed in seguito strofinato, leggermente dapprima nella vagina e poi nel retto. Dopo aver atteso meno di 10 giorni, la futura mamma può finalmente sapere se ha contratto questa infezione oppure no.

Qualora il test dovesse risultare positivo, cosa succede? Assolutamente nulla! In casi del genere, infatti, la futura mamma dovrà sostenere una terapia antibiotica nelle ore antecedenti al parto così da evitare che il nascituro, nella fase di espulsione, possa essere contagiato.

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