Il noto osteopata sfata un mito radicato nel tempo e ci spiega perché alcuni bambini vogliono stare sempre in braccio.
Che fatica essere genitori, soprattutto nei primi mesi di vita. In questa fase il bambino, nel suo processo di crescita, sembra essere letteralmente dipendente dalle braccia. Questo atteggiamento molte volte si protrae anche per i primi anni, sebbene in maniera differente e in altri contesti.
Per capire appieno la situazione, è bene fare un passo indietro. Molti neonati soffrono di coliche, e questo li porta a un’irritabilità particolare, dove solo il calore e una fonte sicura sembrano una via di conforto. Tuttavia, coliche o meno, non è raro vedere bambini sempre in braccio ai propri genitori e, chi l’ha vissuto – o lo vive – in prima persona, potrebbe aver lamentato questo atteggiamento nel proprio figlio.
In questa circostanza, un noto osteopata torinese ha messo in luce sul suo profilo Instagram tale ‘problematica’. Il tutto, sfatando un mito generatosi negli ultimi anni e dando una risposta biologica a questo comportamento.
Negli ultimi anni la pedagogia ha visto un’emancipazione dal punto di vista informativo. Oltre al fatto che la ricerca ha fatto passi da gigante, sempre più persone hanno accesso a tutte le informazioni, anche banalmente aprendo i social. Da qui la coniazione di nuovi termini, uno tra tutti ‘alto contatto’.
Se un bambino nel suo primo anno di vita desidera stare molte ore in braccio, secondo i tanti, non è altro che un soggetto ad alto contatto. Questo termine, in effetti, ha le sue radici ben delineate e conserva il significato che vuole trasmettere: una persona che più di altre necessita di contatto, della pelle e del calore per stare bene e sentirsi protetto.
Visto l’ampio spettro e le sfumature che può assumere questa tematica, Alessandro Fantoli, noto osteopata di Torino, ha voluto chiarire la questione. “Non esistono bambini ad alto contatto”, si legge nel post.
Secondo l’esperto, i bambini piccoli provano tutti un bisogno fisiologico che può essere una carezza, un abbraccio e sì, il tanto temuto ‘stare in braccio’. Come ci spiega nel reel, è un processo naturale: tutti i mammiferi hanno bisogno di contatto, cosa che stimola in loro ormoni di rassicurazione, benessere e protezione, tutti elementi importanti nel primo anno di vita di un bambino.
Ovviamente, è anche vero che molti bambini appaiono come ‘più autonomi’, e amano meno di altri il contatto. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, soprattutto nei primi mesi di vita, quando un neonato è vulnerabile ed esposto a un ambiente ampio (rispetto alla placenta contenitiva di cui era avvolto), ha bisogno di contatto per il suo benessere psico-fisico.
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