A cosa è dovuta questa denominazione e qual è la storia che riguarda la tecnica del parto cesareo? La cosa è vecchia di secoli e secoli.
Parto cesareo, perché si chiama così? Quando è sorta questa tipologia di concepimento per portare alla luce i neonati? C’è un retaggio antico a monte di tutto ciò? In effetti esistono dei racconti che fanno parte del folto ventaglio della mitologia greca all’interno dei quali si parla di metodi di parto alternativi. Basti pensare ad Atena che nasce dalla testa di Zeus alle prese con un mal di testa insopportabile. O ad Apollo fatto nascere dal celebre medico Asclepio mediante taglio del ventre.
Cosa raffigurata anche in alcune rappresentazioni vecchie di millenni e che attestano la attuazione del parto cesareo su donne sveglie, purtroppo per loro. C’è più di una ipotesi sul perché del nome: “parto cesareo” fa pensare in molti a Giulio Cesare, e subito è stata tramandata la leggenda riguardo al fatto che il dittatore romano possa essere nato proprio in questo modo. Cosa difficile però, visto che abbiamo informazioni relative ad una lunga vita vissuta da Aurelia, che di Cesare era la madre. Subire un intervento così invasivo e pericoloso in quell’epoca avrebbe semmai potuto aumentare per lei il rischio di morire. “Cesareo” però potrebbe derivare anche da “caedere”, ovvero “tagliare”.
E da cui presumibilmente deriva a sua volta “recidere”, che pure ha lo stesso significato. Si narra anche dell’esistenza di una legge nell’antica Roma chiamata “Lex Caesarea”, promulgata sette secoli prima di Cesare. In base a questa norma, se durante il parto capitava che la mamma morisse, il feto andava allora estratto mediante taglio al ventre della donna.
Gli storici danno come più probabile proprio il collegamento tra il nome “parto cesareo” ed il taglio compiuto in situazioni di urgenza per salvare il nascituro (od i nascituri, in caso di parto plurigemellare, n.d.r.), mentre la mamma era morente oppure già morta. Tecnica consolidata in maniera ulteriore quando si era affermato il Cristianesimo, per battezzare i neonati anche quando pure per loro sembrava finita.
Esiste anche una testimonianza diretta di quello che fu il primo taglio cesareo della storia, avvenuto in tempi più vicini a noi anche se non così recenti. C’è un anno preciso, il 1581, in cui il medico François Rousset narra della cosa indicando nell’autore dell’operazione un certo Jakob Nufer, esperto in castrazione dei maiali. La donna che partorì era sua moglie e non sopravvisse, a differenza del figlioletto.
Rousset potrebbe avere sdoganato il termine “parto cesareo”. L’altra documentazione più recente risale invece al 1826 in Sudafrica. In Italia invece il primo parto cesareo documentato in età moderna è del 1876 ed avvenne per mano del professor Edoardo Porro all’Ospedale San Matteo di Pavia. In quella circostanza sia la mamma che il neonato ce la fecero a sopravvivere, anche se venne asportato l’utero alla donna.
La tecnica del parto cesareo ricevette poi degli ulteriori perfezionamenti, applicando una sutura all’utero in seguito all’incisione, e poi incidendo il segmento uterino inferiore. Cosa che conteneva in maniera importante la perdita di sangue e che portava ad avere una cicatrice più resistente, senza pregiudicare altre gravidanze in futuro. E con il miglioramento delle metodologie nell’applicare le anestesie e le suture e con l’arrivo degli antibiotici, la sicurezza è andata ulteriormente migliorando. Con questi ultimi erano sparite o comunque calate di moltissimo i rischi di incappare in delle infezioni dopo le operazioni.
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