Se non vedi l’ora di poter finalmente accendere i termosifoni in casa devi fare attenzione, o potresti prendere la multa.
Dopo un’estate passata con i ventilatori a tutto regime o centellinando l’uso del condizionatore per risparmiare corrente è già arrivato il fresco autunnale. Le temperature di questo settembre sono già al di sotto della media stagionale e alcuni già hanno tirato fuori il piumone per dormire al caldo. Sarebbe bello accendere i termosifoni, ma bisogna portare ancora un po’ di pazienza.
Come ogni anno infatti l’utilizzo del riscaldamento domestico è disciplinata al decreto del 16 aprile 2013, firmato dal Presidente della Repubblica. Questo suddivide l’Italia in sei zone climatiche, in base alle quali si definiscono la data di accensione e di spegnimento dei termosifoni. Vivere al Nord o al Sud Italia infatti comporta necessità diverse durante i mesi più rigidi.
La data in cui è possibile far partire il riscaldamento varia fra il 15 ottobre per i capoluoghi di provincia Veneto e Lombardia e il primo giorno di dicembre per le maggiori città della Sicilia. In tutte le zone la temperatura massima da tenere dentro casa è di 19 gradi, con una tolleranza prevista di due gradi. All’interno dei condomini però questa regola può variare.
Queste linee guida sono generiche e non tengono conto di eventuali oscillazioni della media stagionale. Per questo lasciano facoltà ai singoli comuni di anticipare o posticipare l’accensione del riscaldamento in base alla situazione climatica presente. In caso si abbassino parecchio le temperature il sindaco può emanare una deroga per accendere prima il riscaldamento.
In mancanza di tale documento però far partire i termosifoni prima della data prevista è una violazione che può costare salata. Secondo la direttiva europea le multe previste per i trasgressori vanno da un minimo di 500 euro a un massimo di 3.000. In aggiunta a questa ammenda però per chi abita in appartamento è possibile che anche il condominio richieda a sua volta una sanzione.
Questa seconda multa si aggira intorno ai 200 euro, ma si può arrivare a 800 euro in caso l’inquilino sia recidivo. Anche il Comune può richiedere il pagamento di una sanzione, che si andrebbe ad aggiungere a quelle già elencate. Queste valgono anche in caso non si spenga il riscaldamento entro la scadenza prevista per la propria zona.
Per le regioni del Nord Italia il termine ultimo per lo spegnimento è previsto per il 15 aprile, mentre per le zone più calde bisogna chiudere le valvole entro il 15 marzo. Anche in questo caso sono possibili deroghe in caso l’inverno si prolunghi.
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