C’è un momento in cui è necessario preoccuparsi se un bambino non parla? Ci sono dei segnali a cui prestare attenzione.
Le prime volte di un bambino, dai primi passi alle prime parole, sono attese con grande trepidazione da mamma e papà. che vorrebbero essere presenti quando questo avviene. Riuscire a prevedere con esattezza il momento è però difficile, possono esserci dei segnali, come il tentativo di alzarsi in piedi o alcuni versetti, ma non è detto che poi tutto avvenga in tempi rapidi.
Spesso si tende a effettuare un confronto con i coetanei, così da capire se possa esserci un ritardo, ma si tratta di un errore che non andrebbe mai fatto, ognuno può avere i propri tempi. A volte può essere quasi naturale preoccuparsi se il piccolo ha già superato l’anno di vita, o addirittura ha spento la seconda candelina, e non riesce a dire ancora niente, non è detto però che sia necessario farlo. Capire come muoversi in questi casi è fondamentale.
Il bambino non parla? I segnali da osservare
In genere un bambino inizia a pronunciare le prime parole tra i 12 e i 20 mesi, si tratta quindi di un periodo piuttosto ampio, per questo generalizzare appare sempre difficile. Non sono pochi i bimbi che inizialmente si esprimono soprattutto a gesti facendosi comunque capire, per poi avere dei veri dialoghi tra i 24 e i 36 mesi, a quel punto riescono comunque a pareggiare con i coetanei.
La preoccupazione dovrebbe sorgere se ancora ci sono grossi cambiamenti al compimento del terzo anno, se parla poco o senza riuscire a farsi capire si deve prendere contatto con un esperto. Questa è infatti l’età in cui dovrebbero iniziare a fare i primi discorsi di senso compiuto, magari grazie ai colloqui con i coetanei a scuola, se questo non avviene può essere che davvero qualche problema ci sia.
Ma quali possono essere le cause quando c’è una chiara difficoltà ad articolare un discorso? I motivi posono essere diversi, motricità di bocca e lingua, memoria, attenzione, abilità relazionali, sviluppo cognitivo, capacità e percezione uditiva. In alcuni casi questo può essere comunque legato ad altri disturbi, come problemi all’udito, ma in genere questi vengono riscontrati prima dal pediatra.
Chiedergli di ripetere o dire meglio una frase può essere però sbagliato, questo lo porta a pensare non essere in grado di comunicare a dovere, cosa che può inficiare sul suo stato d’animo. Non si deve nemmeno fingere di non capire, questo alla lunga lo spingerebbe a parlare meno. Occhio anche a non anticipare i suoi bisogni perché si è compreso quello che voleva, sarà portato a esprimersi ancora meno visto che chi è vicino a lui lo capisce.
Ci sono però delle azioni da fare che possono essere utili. Leggere insieme può stimolarlo perché nota le nostre espressioni e i movimenti della bocca, è giusto anche dargli del tempo per dire la sua, così può percepire che si ha fiducia nelle sue potenzialità, senza fargli fretta. Stare insieme il più possibile è altrettanto determinante, facendogli percepire nuovi concetti, se ad esempio si è giardino o ci si trova con gli animali si può raccontare quello che c’è intorno, quello lo aiuta anche a recepire nuovi vocaboli.