L’assunzione in nero delle baby sitter è un fenomeno alquanto diffuso. Tuttavia, si collega a diversi rischi sia per la lavoratrice che per la famiglia.
Al giorno d’oggi, sono tante le famiglie che si affidano alle competenze di una baby sitter, che possa aiutarli nella gestione dei figli. Tra lavoro e commissioni varie, infatti, molti genitori si ritrovano ad aver bisogno di una mano in più. Tuttavia in questi casi si ricorre molto spesso all’assunzione in nero, magari per paura di dover affrontare costi maggiori con un’effettiva regolarizzazione o nell’idea che, se il lavoro viene svolto solamente per qualche ora alla settimana, non sia nemmeno necessario doversi preoccupare di ciò. Eppure si tratta di un errore molto grave.
Quello della baby sitter viene spesso concepito come un “lavoretto” a cui dedicarsi saltuariamente, così da poter contare su entrate extra. In realtà, si tratta di un mestiere che richiede impegno e dedizione, oltre ad una particolare attenzione. Prendersi cura dei più piccoli, infatti, è una mansione che implica il possesso di determinati requisiti.
Una buona baby sitter deve sapere come relazionarsi con i bambini, facendoli sentire a proprio agio e garantendone la sicurezza. La lavoratrice, o il lavoratore, dovranno prevenire qualsiasi situazione di rischio senza mai lasciarsi distrarre. Allo stesso tempo, non bisogna tralasciare l’aspetto dello svago: i più piccoli hanno bisogno di giocare e trovare passatempi che siano in grado di stimolarli. A ciò si aggiunge il compito educativo della baby sitter, che dovrà comunque trasmettere valori come il rispetto del prossimo e delle regole.
Baby sitter in nero, ecco perché è un grave errore: l’importanza della regolarizzazione
Appurato che stiamo parlando di un lavoro a tutti gli effetti, è bene sapere che l’assunzione in nero di una baby sitter espone sia la lavoratrice che la famiglia ad una serie di rischi. Innanzitutto, come qualsiasi altro rapporto lavorativo, la regolarizzazione è fondamentale per evitare di incappare in sanzioni amministrative (che vanno dai 200 ai 500 euro) e civili per il mancato pagamento dei contributi (a partire da 3.000 euro).
Un altro aspetto fondamentale è quello legato alla sicurezza. Come affermato in precedenza, è compito della baby sitter garantire la tutela del bambino. Una lavoratrice assunta in nero sarà tuttavia meno incline a contattare i soccorsi o rivolgersi alla polizia. C’è poi da valutare anche la possibilità che la baby sitter abbia un incidente sul lavoro e si faccia male. Una dipendente in regola può contare sull’assicurazione. In caso contrario, viene riconosciuta una responsabilità civile – o penale nelle situazioni più gravi – al datore di lavoro.
Le famiglie, dunque, dovrebbero riflettere attentamente prima di decidere di lasciar perdere la stipula di contratto per le baby sitter. E, nel caso in cui dovessero temere di andare incontro a costi più alti, esiste sempre la possibilità di ottenere una deduzione fino ad un massimo di 1549,37 euro sui contributi INPS per il lavoro domestico, insieme ai benefici previsti per i lavoratori che godono del welfare aziendale con agevolazioni per gli assistenti familiari.