La gravidanza cambia tante cose. E tra le cose che tendono a modificarsi anche la pressione sanguigna: ecco cosa bisogna sapere.
La gravidanza è un periodo di grandi cambiamenti per il corpo della donna, e uno degli aspetti che subisce variazioni significative è la pressione sanguigna. Comprendere come e perché cambia la pressione durante i nove mesi può aiutare a gestire meglio questo delicato periodo, garantendo benessere sia alla mamma che al bambino.
La pressione sanguigna rappresenta la forza esercitata dal sangue contro le pareti delle arterie mentre viene pompato dal cuore. Si distingue in pressione sistolica, o massima, e diastolica, o minima. La professoressa Rossella Nappi evidenzia l’importanza di questo meccanismo per il costante ricircolo del sangue nell’organismo. Fattori come la velocità della contrazione cardiaca, il volume totale del sangue e le resistenze periferiche influenzano i valori della pressione.
Generalmente, una pressione considerata normale si attesta intorno ai 120 mmHg per la massima e 80 mmHg per la minima. Tuttavia, questi valori possono variare a seconda dell’età e delle condizioni fisiche dell’individuo.
Come cambia la pressione in gravidanza (tra pressione alta e pressione bassa)
Durante i primi mesi di gravidanza si assiste generalmente a un abbassamento della pressione sanguigna dovuto agli adattamenti ormonali che favoriscono l’afflusso di sangue all’utero e alla placenta. Questo fenomeno è accompagnato da un aumento significativo del volume totale del sangue nella seconda metà della gravidanza. Con l’avanzare dei mesi, tuttavia, la pressione tende a riassestarsi su livelli normali.
Una lieve diminuzione della pressione nei primi mesi è considerata normale e non preoccupante; può tuttavia causare disagio come debolezza o vertigini. La professoressa Nappi consiglia riposo adeguato e buona idratazione per mitigare questi effetti senza ricorrere a farmaci.
Al contrario, una pressione superiore ai valori standard richiede attenzioni particolari poiché può indicare condizioni più serie come l’ipertensione cronica preesistente o problemi nella formazione della placenta che possono portare alla preeclampsia. È fondamentale monitorarla attentamente soprattutto dopo le prime 20 settimane di gestazione.
Nei primissimi stadi può essere sufficiente una verifica ogni due settimane circa; successivamente diventa essenziale aumentarne frequenza fino ad arrivare a due volte a settimana dopo le 20 settimane secondo il consiglio della professoressa Nappi. L’utilizzo degli apparecchi domestici permette una facile auto-misurazione: ripetendo tre volte ogni rilevamento si ottiene un valore medio più affidabile.