La gravidanza è un viaggio meraviglioso e complesso che culmina con uno dei momenti più attesi: la nascita del bambino.
Una delle domande più frequenti che si pongono le future mamme riguarda proprio il momento in cui potranno tenere tra le braccia il loro piccolo.
Sebbene stabilire con precisione il giorno esatto del parto sia impossibile, esistono metodi per calcolare una data presunta, offrendo così alle famiglie un punto di riferimento per prepararsi al grande evento.
Il calcolo della data presunta del parto si basa su una finestra temporale di un mese, durante la quale il bambino è considerato a termine. Questo periodo comprende quindici giorni prima e quindici giorni dopo la data calcolata, offrendo così ai genitori e ai professionisti sanitari un arco di tempo ragionevole entro cui aspettarsi l’arrivo del nuovo membro della famiglia.
Per determinare questa data cruciale, si utilizza come punto di partenza il primo giorno dell’ultima mestruazione della donna incinta. Questa scelta metodologica è dettata dalla difficoltà di stabilire con certezza assoluta il momento esatto del concepimento. Pertanto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di misurare l’età gestazionale a partire da quella data, esprimendola in settimane complete o giorni completi.
La durata standard della gravidanza viene quindi fissata in 280 giorni o 40 settimane a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione. Per effettuare questo calcolo in modo semplice ed efficace, le coppie possono avvalersi della regola di Naegele: aggiungendo sette giorni alla data dell’ultima mestruazione e sottraendo tre mesi si ottiene la data presunta del parto.
Tuttavia, è importante sottolineare che questo metodo assume che la durata del ciclo mestruale non superi i 35 giorni e che non ci siano stati trattamenti anticoncezionali steroidei nei tre mesi precedenti l’ultima mestruazione. In caso contrario o se persistono dubbi sulla precisione dei calcoli basati sulle sole informazioni mestruali, entra in gioco un ulteriore strumento: l’ecografia precoce.
Durante i primissimi controlli ecografici (10°-12° settimana), infatti, vengono misurati alcuni parametri fetali essenziali per confermare o correggere l’epoca gestazionale precedentemente stimata. Questa valutazione può portare alla nuova datazione della gravidanza qualora emergano discrepanze significative tra lo sviluppo fetale osservato e quello atteso sulla base dell’ultima mestruazione registrata.
Comprendere accuratamente l’età gestazionale ha implicazioni cruciali non solo per monitorare lo sviluppo fetale ma anche per pianificare adeguatamente assistenza e interventi al momento del parto. Ad esempio, conoscere se ci si trova davanti a un caso di prematurità o post-maturità permette ai professionisti sanitari di adottare le strategie più appropriate per garantire salute e sicurezza sia alla madre sia al neonato.
L’OMS classifica i neonati in gruppi basati sull’età gestazionale: pre-termine (meno di 36 settimane complete), termine (dalla 37° alla 41° settimana completa) e post-termine (dalla 42° settimana completa in poi). In Italia i bambini sono considerati a termine già dalla conclusione della 37° settimana completa di gestazione.
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