Unimamme, vi capita spesso di urlare con i vostri bambini, perdere la pazienza, essere esasperate dai loro capricci?
Tranquillizzatevi perché non vi siete improvvisamente trasformate in streghe urlatrici, ma in mamme che stanno cercando di capire quale sia il modo migliore per educare i vostri figli, compito niente affatto semplice.
Capricci dei bambini: un nuovo metodo per affrontarli
Ecco quindi venire in vostro aiuto un’esperta che su Psych Central condivide qualche consiglio su quale linea educativa intraprendere.
Se per esempio un bimbo di 4 anni strilla perché vuole del gelato come colazione voi potreste scegliere di rispondere, a seconda del tipo di genitore che siete, come segue:
- genitore permissivo: dite sì (preparandovi a preparare biscotti per pranzo e torta per cena)
- genitore autoritario: dite di no in modo fermo e determinato (preparatevi a difendere la vostra posizione in vista delle proteste)
- genitore esausto: urlate “mai” (pur sapendo che gridarlo alle 7 di mattina non è salutare)
- genitore che nega: fate finta che niente di questo sia accaduto e fuggirete in bagno per un po’
- genitore connesso: dimostrate empatia (“ti ho sentito”) e proponete un’altra opzione (“Perché non facciamo un sundae?” o “perché non lo riserviamo per il fine settimana e lo mangiamo insieme”?)
L’ultima opzione, quella del genitore connesso, riguarda le mamme e i papà che provano a connettersi in modo empatico coi loro bambini, assumendo la loro prospettiva prima di guidarli.
Questo aiuta a instaurare una relazione significativa tra genitori e bambini.
L’esperta però è concorde sul fatto che adottare questa linea richiede 6 “sforzi”:
1- tempo: essere genitori connessi richiede più tempo. Dire “no” è chiaramente più veloce di cercare di connettersi empaticamente usando giocosità e umorismo
2- creatività: sarebbe più semplice dire “non farlo” oppure “fermati per favore” o usare le altre frasi che inducono i figli ad arrabbiarsi, ad essere in ansia, a stancarsi, a dire sempre no. Una creatività consistente richiede pratica e sforzo
3- spazio emotivo: quando usiamo la connessione nei confronti dei nostri bambini stiamo offrendo loro una parte di noi stessi, emotivamente parlando. Mentre una presenza consapevole con i nostri bambini può essere soddisfacente, può consumare a livello emotivo
4- sforzo fisico: connettersi con i bambini include farlo con il linguaggio del corpo, avvicinatevi al vostro bambino, inginocchiatevi al suo livello, siate giocosi.
5- tolleranza all’angoscia: i genitori connessi permettono ai figli di sentire le loro emozioni, inclusa la tristezza, l’angoscia, la gelosia, la negatività. Quando i nostri figli non sono a loro agio, spesso e volentieri, non lo siamo nemmeno noi. Quindi una parte del pacchetto relativi all’essere genitori di questo tipo riguarda praticare la tolleranza nei confronti di grandi emozioni con cui né i nostri figli né noi ci troviamo a nostro agio
6- autoregolazione: per entrare in uno spazio connesso dove il bambino sta facendo i capricci, ci sta sfidando ed è fisicamente aggressivo dobbiamo regolare le nostre emozioni. Dobbiamo essere la calma che vogliamo vedere nei nostri bambini. Usatela con criterio perché necessita di ricariche
Non è facile essere genitori connessi quando la stanchezza del lavoro si fa sentire. Per riuscirci dobbiamo dare la priorità alla cura di noi stessi, quindi dobbiamo avere diversi momenti di piena consapevolezza durante il giorno. Per esempio alcuni consigli riguardano:
- immergerci in un libro o in un passatempo che riguardi solo noi
- dobbiamo ridere di più
Dobbiamo distanziarci un momento e ricordarci perché abbiamo deciso di essere genitori di questo tipo.
Unimamme voi cosa ne pensate? Riuscireste a seguire queste indicazioni?
Noi vi lasciamo con il metodo danese per avere figli felici che ha conquistato tutti.