L’adolescenza si è allungata, non lo dice solo l’esperienza che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, ma ora lo afferma anche la scienza. Un recente studio scientifico canadese ha dimostrato che il periodo dell’adolescenza inizia prima e finisce più tardi. Ecco cosa dice lo studio
Adolescenti prima e più a lungo
L’adolescenza si è dilatata: inizia già a 10 anni e finisce a 24 anni, al momento dell’ingresso nella vita adulta. Si è adolescenti più a lungo, soprattutto nei Paesi sviluppati. Nei Paesi più ricchi, infatti, le bambine oggi si sviluppano già a 10 anni, quindi diventano adolescenti prima di quanto accadeva un tempo. Inoltre, sempre nei Paesi sviluppati, i ragazzi diventano adulti quando finiscono di studiare, terminata l’università o dopo un periodo di studio e apprendistato, ed entrano ufficialmente nel mondo del lavoro, intorno ai 24 anni.
Lo sostiene uno studio condotto da Susan Sawyer, direttrice del Centro per la Salute degli Adolescenti presso il Royal Children’s Hospital di Melbourne. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista Lancet Child & Adolescent Health.
L’adolescenza, si legge nello studio, è la fase della vita che si estende dall’infanzia all’età adulta, e la sua definizione ha da tempo rappresentato un enigma. L’adolescenza comprende elementi di crescita biologica e e importanti transizioni di ruolo sociale, che sono cambiati nel secolo scorso.
La pubertà precoce ha accelerato l’inizio dell’adolescenza in quasi tutte le popolazioni, mentre la comprensione della crescita continua ha elevato la sua età finale nei vent’anni. Parallelamente, i tempi ritardati dei cambiamenti di ruolo, inclusi il completamento dell’istruzione, il matrimonio e la genitorialità, continuano a spostare la percezione popolare sull’inizio dell’età adulta. Probabilmente, il periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta occupa ora una parte più ampia del corso della vita rispetto a prima, in un momento in cui forze sociali senza precedenti, tra cui il marketing e i media digitali, stanno influenzando la salute e il benessere di questi anni.
Pertanto, è la conclusione, una definizione estesa e più inclusiva dell’adolescenza è essenziale per un inquadramento appropriato delle leggi, delle politiche sociali e dei sistemi di servizi. Piuttosto che a un’età dai 10 ai 19 anni, come era intesa in precedenza, una definizione di adolescenza dai 10 ai 24 anni corrisponde più da vicino alla crescita adolescenziale e alla comprensione popolare di questa fare della vita e faciliterebbe investimenti estesi attraverso una gamma più ampia di contesti.
L’adolescenza, insomma, dura di più perché si resta più a lungo nel sistema educativo, si lascia casa la casa di famiglia più tardi, l’indipendenza economica si acquista più avanti negli anni, così come più tardi si sceglie un compagno e si fanno dei figli.
Dal 1973 a oggi l’età in cui si mette su famiglia è cresciuta di 8 anni: 32,5 anni è l’età media in cui gli uomini formano una famiglia, secondo l’Office of National Statistics britannico; mentre 30,6 anni è quella delle donne.
A questo spostamento in avanti dell’età adulta, si aggiunge la pubertà precoce. Alimentazione e cure sanitarie sono migliori, così l’età della pubertà nei Paesi più ricchi arriva in anticipo. Allo stesso tempo, però, si cresce anche oltre i 18-20 anni, soprattutto a livello cerebrale.
La scienza ha dimostrato che il cervello dei ragazzi continua a maturare anche dopo i 20 anni, funzionando in modo sempre più veloce ed efficiente. I denti nel giudizio spuntano molto dopo, a 25 anni o anche oltre.
I giovani lasciano la casa dei genitori più tardi, solitamente dopo aver finito gli studi universitari, e sono sicuramente più istruiti, ma poco pratici della vita reale. Quando escono di casa i giovani sono “ben nutriti ma spesso incapaci di friggere un uovo” e si sentono “ancora molto giovani“, spiega Gustavo Pietropolli Charmet, psicoterapeuta dell’età evolutiva, citato dal Corriere della Sera.
La situazione attuale dunque, è quella di una società con bambini sempre più precoci, ma adulti sempre più tardivi.
Che ne pensate unimamme? Siete d’accordo con questo studio?
Vi ricordiamo il nostro articolo: Diritti dei bambini e degli adolescenti: le criticità italiane