Unimamme, gli adolescenti a volte sono lunatici e tendono a vedere le cose in modo negativo, i genitori devono affrontare questo loro nuovo atteggiamento.
Figli adolescenti: come aiutarli a pensare in positivo?
Forse non tutti i genitori sono consapevoli che ciò che pensiamo influenza il nostro modo di sentire a livello emotivo e fisico, ma anche il modo in cui ci comportiamo.
Le ricerche in campo psicologico testimoniano che un modo di pensare pericoloso può essere cambiato, spiega una psicologa esperta, Mary K. Alvord su NPR.
I genitori quindi possono svolgere un grande ruolo nell’aiutare i figli a sviluppare utili capacità di vita come:
- l’abilità di prendere nota dei loro pensieri
- di fare un passo indietro e vedere tutto in un quadro d’insieme più grande
- agire secondo una prospettiva più realistica
Prestare attenzione a una voce interna pessimistica è un’esperienza universale. Spesso protegge le persone dal pericolo. E a volte, un pensiero negativo diventa la molla per reagire, per studiare, per esempio.
Ad ogni modo, le insicurezze vissute durante l’adolescenza rendono i ragazzi particolarmente vulnerabili e propensi a vedere tutto nero. Questo atteggiamento può condurre a:
- ansia cronica
- depressione
- angoscia
- interferenze con le relazioni e il successo scolastico
Aiutare quindi i ragazzi a pensare in maniera più realistica li può aiutare ad esempio nel passaggio alle superiori o all’università.
I pensieri hanno il potere di influenzare i sentimenti e il comportamento, come insegna la terapia comportamentale. Se i genitori riuscissero, ascoltando i figli, a spingerli ad analizzare i loro pensieri e a fronteggiarli, li aiuterebbero ad allontanare ogni negatività.
Ecco allora 4 tipici modi di pensare negativi dei ragazzi che i genitori possono individuare:
- hanno pensieri catastrofici: è molto comune pensare subito al peggio (e se vado male al test? Non andrò mai al college). Esaminare costantemente il disastro che si profila all’orizzonte riveste un ruolo importante per l’ansia. Questo atteggiamento porta i ragazzi ad evitare le persone o essere riluttanti a provare nuove cose
- si concentrano sul negativo: continuare a rimuginare sulle cose negative, senza considerare gli aspetti positivi e gli aspetti neutrali di un’esperienza è spesso associato a tristezza e depressione. Una sola esperienza negativa può eclissare tutto ciò che di positivo è accaduto quel giorno e consumare lo studente per giorni
- pensano “non è giusto”: interpretare ogni delusione come una grande ingiustizia è un’abitudine che spesso nasconde l’angoscia dell’adolescente e può ferire le amicizie e la famiglia
- pensano “non ci riesco”: reagire in modo abituale alle nuove difficoltà e alle opportunità con “non posso” porta a una situazione di vulnerabilità. Cambiare con “posso provare” incoraggia la soluzione dei problemi, la tendenza ad essere attivi, a prendere decisioni positive, tutte chiavi per il successo e la resilienza
Riconosciuto il modo di pensare che affligge nostro figlio, come genitori non dobbiamo cercare di fermare il corso dei pensieri, perché ciò rende quelle idee più persistenti. Dobbiamo incintare i figli ad affrontare i loro pensieri, esaminandoli minuziosamente e rimpiazzandoli con una prospettiva più realistica.
Alcuni esempi di domande, a detta dell’esperta, potrebbero essere: “Hai avuto molti amici alla tua precedente scuola, sii realistico, non pensi che hai possibilità di farti nuovi amici ora? Cosa potresti fare di concreto? Cosa diresti a un tuo amico preoccupato per lo stesso motivo?”.
Una risposta utile potrebbe essere: “Ci vorranno magari alcune settimane per conoscere nuovi amici, ma l’ho fatto in passato quindi perché non dovrei riuscirci ora. Inoltre potrei provare ad iscrivermi ad un corso e incontrare persone con le mie stesse passioni“.
Un modo di pensare più realistico ed equilibrato conduce ad azioni positive, rinforza la fiducia, aumenta l’autostima, rendendo così i ragazzi più felici.
Unimamme voi lo fate, sapete cosa pensano i vostri figli? Cosa ne pensate di questi consigli?
Noi vi lasciamo con una ricerca su come l’80% dei ragazzi soffra di disagi emotivi.