La cantante Alanis Morrissette ha dato alla luce il suo terzogenito: Winter Mercy, un anno fa, ma ha annunciato di avere nuovamente la depressione post partum.
Unimamme, forse non si parla ancora abbastanza di un problema che colpisce moltissime donne dopo la nascita dei figli: la depressione post partum.
Alanis Morrissette confessa di avere nuovamente la depressione post partum
A dare risalto a questo problema però troviamo la nota cantante Alanis Morrissette che, di recente, ha annunciato di avere, per la terza volta, la depressione post partum.
Solo qualche settimana fa la cantante di origine canadese aveva pubblicato una foto con la famiglia al completo, intitolata: mattine.
In un’intervista aveva detto di aver voluto fortemente il terzo figlio. “volevo avere tre figli con tutta me stessa. Ma ho sofferto di alcuni aborti spontanei che hanno provocato in me dolore e paura, quindi pensavo non fosse più possibile. Ho pregato per questa nuova gravidanza, l’ho davvero inseguita”.
Nonostante la serenità mostrata in quella foto Alanis Morrissette, come dicevamo, soffre di nuovo, ma non vuole nascondersi. Ha infatti deciso di parlarne sui suoi social.
Ecco che cosa ha scritto:
“Ah. Non ero sicura che avrei avuto la depressione post partum/ ansia questa volta. O come la chiamo: attività post partum o anche trincee di catrame post partum. Ci sono tanti tentacoli in questa esperienza. Li spezzerò tutti col tempo, ho risposte, protocolli, soluzioni e Rx per essere sicura.
Condividerò più dettagli quando avrò di nuovo indietro la mia verve. Ormoni, privazione del sonno, offuscamento, dolore. Isolamento, ansia. Cortisolo. Recupero dal parto (nonostante il mio a casa sia stato bellissimo e intenso, un vero sogno), integrare un nuovo angioletto con altri più grandi. Il matrimonio. Tutti i vari fattori che innescano la depressione post partum. La sovrastimolazione, questo corpo. Cercare di tornare strisciando a una configurazione semi riconoscibile. Alcuni riguardanti la mia relazione con il bisogno, il bisogno di dialogo.
Vedere come sono brava a mettere dei paletti in alcune aree, quanto sono stata cieca con altri.
Raggiungere di nuovo questo punto dove i giganti sonnolenti delle mie strategie di sopravvivenza sono stati destati… la perseveranza. Comportarsi da soldati. Mostrarsi non importa quanto le cose ci sembrino andate in pezzi. Sì, le dipendenze. Nel mio caso lavorare oltre, dare oltre, servire oltre, fare oltre, oltre l’oltre, tutte adorabili qualità ma senza l’oltre. Al peggio, tutte le splendide qualità umane che sono su 11 in un modo che il corpo non può sostenere. L’#invisibile carico con lo stile di vita ingombro e normalizzato di oggi che assume proporzioni epiche.
Detto questo: ci sono già passata. So che c’è un altro lato. E che questo lato è più grande del mio cervello temporaneamente trivellato dalla depressione post partum di quanto avrei mai immaginato: come mamma, come artista, come moglie, come amica, come collaboratrice, come leader, come capo, come attivista, ho visto come le cose diventano più ricche dopo averle affrontate le ultime due volte. Ho i miei occhi puntati su quel traguardo di nuovo… perfino mentre trascino il mio sedere nella melassa, c’è più sostegno questa volta. Ne ero consapevole quindi l’ho impostato per vincere il più possibile il prima possibile. Sostegno, cibo, amici, sole, ormoni bio identici e SSRI pronti. Alcune parti della preparazione sono stati un dono divino e ben programmate. Nonostante la preparazione la depressione post partum rimane una scimmia subdola con un machete, facendosi strada attraverso la mia psiche e il corpo, giorni, pensieri e livelli di sangue.
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Mi sono fermata, questa volta, nel mezzo. Solo Dio sa quanto io non voglia perdermi neanche un minuto da trascorrere con i miei bambini, in questa vita così colorata, con tutti questi miracoli che mi circondano. E solo Dio sa quanto io desideri servire, amare e onorare tutto ciò che più mi è caro.
Questa cultura non è organizzata per onorare nel modo giusto le donne dopo il parto. Noto il cambiamento, è così incoraggiante, ma in generale è privo dell’onore, della tenerezza, della sintonia del villaggio che il post partum richiede profondamente.
La nuova mamma, il nuovo genitore/ genitori creano la base per aggirare molto del dolore e la divisione che vediamo nel mondo. Preventivamente.
Siamo al piano terra della creazione di un attaccamento sicuro. Da tutti gli altri contributi al mondo delle relazioni, servizio, politica, autentica auto espressione, “successo” e amore sono sostenuti. Questo è l’epicentro. Questo è dove tutto comincia (certo anche in utero, ma di questo parleremo un’altra volta). Questo è dove il tessuto della cultura, del nostro mondo, viene plasmato. A livello fisico, emotivo, neurologico, chimico, spirituale, mentale, esistenziale.
Non sarebbe forte se trattassimo tutte le mamme post partum e le famiglie con questa consapevolezza e amore anche se il tapis roulant della nostra cultura non cambia ritmo… potrebbe esserci una zattera di empatia nei confronti delle femmine che donano la vita e danno più di quanto le parole possano iniziare a toccare. Prima.
Non mi ricorderò di aver scritto tutto ciò e finalmente sto realizzando che mi va bene, ci sarà altro da scrivere, presto. Vi voglio bene. Sono qui. Con voi, non siamo sole.
Unimamme, voi cosa ne pensate delle parole condivide da Alanis sul suo sito e su Instagram?
Vi ritrovate in ciò che dice? Anche voi o persone che conoscete si sono trovate in questa situazione dopo il parto?