Amal Hussain, bimba simbolo della guerra in Yemen, è morta.
Amal Hussain aveva solo 7 anni ed era una delle tante, piccole vittime, della guerra saudita.
La piccina era diventata il simbolo della guerra a seguito della publicazione del reportage sulla guerra in Yemen del New York Times con la sua immagine come copertina.
La notorietà e le offerte di aiuto non sono bastate però a salvarle la vita segnata da denutrizione e dolore.
La bimba è deceduta in un campo profughi poco lontano dall’ospedale Aslam, a 90 chilometri a nord ovest di Sana’a, capitale dello Yemen.
Amal, purtroppo, non è l’unica bambina a vivere questo dramma, altri 400 mila bambini soffrono di malnutrizione acuta e 11 milioni necessitano di assistenza immediata secondo le stime dell’Unicef.
Circa 14 milioni di persone, la metà dell’intera popolazione yemenita, potrebbero a breve dipendere dalle razioni d’emergenza. Ma anche queste faticano a raggiungere il paese a causa della guerra. Le organizzazioni internazionali hanno chiesto una cessazione delle ostilità. Jim Mattis, ministro della Difesa americano, sostiene che il cessate il fuoco dovrebbe entrare in vigore entro 30 giorni.
Lo scatto di Amal appartiene al fotografoTyler Hicks. “La sua immagine riassume davvero come fame e malnutrizione siano diventati una tragedia nello Yemen”.
Il fotografo aveva trovato la bambina in un ospedale da campo dalla capitale, insieme alla sua mamma.
I disperati tentativi di nutrirla con un po’ di latte ogni due ore non sono serviti a niente, la piccina vomitava tutto.
This photo of Amal Hussain, emaciated at just 7 years old, drew global attention to the starvation stalking communities caught up in Yemen’s war. Her family says she has now died. https://t.co/K69vtcfdLj
— Louisa Loveluck (@leloveluck) 2 novembre 2018
Dopo qualche giorno l’hanno dimessa perché servivano posti letto, raccomandando di trasferirla in un ospedale di Medici senza frontiere.
La famiglia però non aveva abbastanza soldi per raggiungerlo e così la mamma l’ha riportata nella sua capanna di paglia e plastica nel campo profughi dove vivevano.
Amal ha resistito altri tre giorni, il 26 ottobre scorso è morta. La sua famiglia era scappata da Saada. Dal 2015 ci sono stati 18 mila raid aerei su questa città. Il Paese è ridotto in cenere.
Amal, in arabo, significa speranza, ma non ce n’è stata per questa bambina.
Unimamme, cosa ne pensate di questa vicenda raccontata sul New York Times?
Noi vi lasciamo con un approfondimento sugli effetti della guerra sui bambini yemeniti.