L’appello di un’insegnante con 15 anni di esperienza ai genitori dei suoi alunni.
Un sentito e accorato appello di una insegnante americana che tiene molto ai suoi allievi, non solo come semplici studenti ma come persone.
Amie Diprima Brown è una insegnante della Georgia che ha pubblicato su Facebook un appello rivolto ai genitori dei suoi alunni, una lettera aperta in cui mostra tutta la devozione per il suo lavoro di insegnante e l’attenzione e cura verso i suoi studenti. Un appello che vi farà riflettere e commuovere.
“Siate genitori”, l’appello di un’insegnante
Il 23 febbraio scorso, Amie Diprima Brown insegnante alla Cartersville Middle School di Cartersville, in Georgia, ha scritto una lettera appello ai genitori dei suoi allievi affinché siano più partecipi nelle vite dei figli, anche e soprattutto a scuola.
Quando ha cominciato ad insegnare, 15 anni fa nel 2003, Amie ha introdotto una pratica tutta sua per conoscere meglio i suoi ragazzi a livello personale. Così a inizio anno scolastico consegna ai suoi allievi una lettera per i genitori, ai quali viene chiesto di descrivere i propri ragazzi. Un compito impegnativo per i genitori, che possono avere qualche naturale timore nel raccontare i propri figli ad un’insegnante, avere paura di essere troppo sinceri o l’esatto contrario, temere che quello che scrivono possa influenzare negativamente l’insegnante.
Eppure quello che Amie chiede non è un giudizio, ma solo una descrizione della personalità dei ragazzi, dei loro sogni, delle speranze, delle paure e delle sfide affrontate. Un modo che serve a lei per conoscere meglio i propri studenti, entrare in contatto con loro e formulare un giudizio più completo e corretto sul loro rendimento scolastico e la l loro partecipazione in classe, tenendo conto anche delle loro caratteristiche personali.
All’inizio della sua carriera di insegnante, Amie riceveva una risposta alla sua lettera dalla stragrande maggioranza dei genitori dei suoi allievi, con il passare del tempo, però, le risposte sono diminuite fino a ridursi drasticamente. Dal 98% sono passate al 22%.
Una circostanza che ha allarmato l’insegnante, considerando anche la partecipazione dei suoi studenti in classe e il loro rendimento scolastico. Così’ Amie Dirpima Brown ha deciso di intervenire con un appello rivolto non solo ai genitori dei suoi alunni ma a tutti i genitori, una lettera aperta pubblicata su Facebook con cui chiede alle mamme a i papà di essere più partecipi nelle vite dei loro figli.
Una lettera che è diventata presto virale, con oltre 89mila mi pace e più di 100mila condivisioni su Facebook. Ecco il testo della lettera.
“Con tutto il parlare sulle armi a scuola, sul perché sta succedendo e su come risolvere il problema, lasciatemi offrire una prospettiva leggermente diversa.
Insegno dal 2003. Questo è il mio quindicesimo anno in classe. Tutti parlano sempre di come le scuole sono cambiate, ed è vero, lo sono. Sì, ci sono le novità della “nuova pazza matematica” e del “porta il tuo dispositivo mobile”. Tuttavia, ci sono anche altri cambiamenti che penso la popolazione in genere non conosca.
Tutti gli anni per 15 anni ho dato da portare a casa lo stesso compito per il primo giorno di scuola. Mando una lettera a casa chiedendo ai genitori di parlarmi dei loro figli in un milione di parole o meno. Spiego che desidero conoscere le speranze, i sogni, le paure, le sfide del bambino, ecc. E chiedo scherzosamente ai genitori di farlo in meno di un milione di parole, poiché tutti sappiamo che potremmo parlare per sempre dei nostri figli. Continuo spiegando che non li sto valutando, non guardo la calligrafia o la grammatica e non mi importa se fanno consegnare la risposta ai loro figli, la mandiamo via email o se la lasciano in ufficio, ecc. Queste lettere sono state molto utili per me come insegnante e per conoscere i miei studenti a livello personale. Ho imparato a conoscere i disturbi alimentari, le crisi epilettiche, i problemi di gelosia tra i gemelli, la depressione, l’adozione, l’abuso … solo per nominare alcune cose. Queste lettere mi aiutano enormemente a conoscere veramente i miei studenti. Le tiro fuori spesso spesso quando un bambino ha un cambiamento improvviso di comportamento o sorge problema.
Proprio questa settimana ho avuto due studenti che hanno perso la madre in modo inaspettato. Fratello e sorella, ho insegnato ad uno l’anno scorso e ad uno quest’anno. Come avevo già fatto in precedenza, sono andata immediatamente a cercare nelle mie cartelle per tirare fuori le lettere che la mamma aveva inviato per i suoi figli. È un bel regalo che sento di poter fare agli studenti, uno sguardo su quanto un genitore li ha amati e adorati. Mentre stavo rimettendo le cartelle nel raccoglitore ho notato qualcosa. So che la percentuale di genitori che portano a termine questo compito si è abbassata sempre di più ogni anno, ma guardando le dimensioni delle cartelle sono rimasta scioccata. Il primo anno ho avuto il 98% dei genitori che mandavano una lettera consegnata dai loro figli. Quest’anno… il 22%. Per me sono molte occasioni perse di conoscere gli studenti. Tristemente, più genitori hanno accesso a un dispositivo mobile che rende questo compito ancora più semplice e richiede meno tempo.
Su un altro argomento, la media dei compiti a casa riconsegnati quest’anno è del 67%. Sto parlando di un riassunto di 5 frasi, due volte al mese, su quello che gli studenti stanno leggendo nel loro tempo libero. Ricordo questo compito ai miei studenti tutti i giorni, invio loro dei messaggi con Remind, i compiti da fare sono sul mio sito web. L’unica altra cosa che posso fare è fare il compito al posto loro.
I genitori continuano a lasciar crescere i figli zero dopo lo zero. Ma allora, ancora, la media era comunque intorno al 98%. Era raro per più di 1 o 2 studenti non aver fatto i compiti a casa 15 anni fa. Ora è frustrante.
Con tutte le nostre altre responsabilità nella nostra professione, come dovremmo conoscere gli studenti in modo da individuare quelli con mentalità e disposizione a diventare dei killer a scuola se i genitori si stanno allontanando dal percorso accademico. Come si può chiedere a noi di educare i bambini quando i loro genitori non richiedono, non si aspettano e non chiedono ai figli di finire i compiti per casa?
Non aspettare che tuo figlio arrivi a sparare a scuola per farci sapere che ha problemi mentali.
Non aspettare fino a quando tuo figlio non è idoneo per gli sport o il giorno prima delle pagelle per controllare i voti e chiedere all’insegnante perché tuo figlio sta fallendo.
Sii un genitore Sii partecipe nella vita di tuo figlio, in modo che tu possa aiutarlo ad affrontare i problemi con gli amici, i possibili pensieri suicidi e i problemi scolastici. Te lo assicuro, se i genitori passassero più tempo con i loro figli e fossero coinvolti nelle loro vite, vedremmo miglioramenti radicali nelle nostre scuole e nella nostra società.
Come genitori, il nostro compito è far crescere gli umani più straordinari possibili. È il lavoro più importante al mondo. L’educazione e la stabilità emotiva che un genitore può dare non hanno prezzo“.
Il post originale su Facebook
Che ne pensate unimamme? Siete d’accordo con questa lettera?
Vi ricordiamo anche il nostro articolo: “Ragazzi difficili ma straordinari”: il lavoro in “trincea” degli insegnanti