Bambina di 1 anno dimenticata in auto dal papà: è morta

Bambina dimenticata in auto

Una bambina di 1 anno dimenticata in auto dal papà è morta.

Bambina dimenticata in auto: la storia e le osservazioni di un esperto

Anche quest’anno, comincia purtroppo la tragica conta dei bambini lasciati in auto dai genitori.

Probabilmente, ai più sembrerà un caso impossibile, qualcosa di inconcepibile e per il quale esclamare esterrefatti: “a me non potrebbe mai accadere“. Eppure succede.

Venerdì scorso, Daniele Carli, un papà quarantenne di Scarlino, ha dimenticato in auto la figlia Giorgia di un anno, lasciandola davanti allo stabilimento industriale dove lavora.

Il 18 maggio Carli, che ora è indagato per omicidio colposo, si è recato al lavoro come tutti i giorni, dimenticandosi però di portare la figlia più piccola, Giorgia, all’asilo nido.

Quanto è arrivato nel parcheggio dell’azienda è sceso, sempre senza accorgersi della bambina, ed è andato al lavoro.

Quando la moglie è andata a prendere la bambina all’asilo dopo le 15 ha scoperto che la piccola non era mai arrivata e, allarmata, ha telefonato al marito.

In quel momento Carli ha capito cos’era accaduto e si è precipitato fuori, ma ormai non c’era più niente da fare.

Negli stessi istanti anche un altro impiegato dello stabilimento Continental di San Piero a Grado ha notato la piccina.

Sul posto sono sopraggiunti subito i carabinieri, i vigili del fuoco e il personale del 118. Purtroppo Giorgia era rimasta per troppe ore in auto e gli operatori non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Il padre della bambina è sotto choc e pare abbia detto alla moglie, come riportato da La Nazione:

“Non so come fai a guardarmi ancora negli occhi: ho ucciso nostra figlia”.

Il sostituto procuratore Giancarlo Dominijanni ha aperto un’inchiesta e per farlo sul corpo della bimba è stata praticata un’autopsia.

Quando si verifica una tragedia simile solitamente si propone l’introduzione di un seggiolino speciale che segnali se è ancora presente un bimbo o qualche apparecchio, come Remmy, un sistema di allarme luminosi e acustico, oppure una App che ci illuda sulla sicurezza, ma senza veramente indagare le cause che hanno portato a un tale dramma.

Carlo Valerio Bellieni è un medico neonatologo e saggista italiano, da anni è impegno nella ricerca nel campo della neurofisiologia e sensorialità feto – neonatale. Proprio l’esperto, su Il Sussidiario, critica l’dea di ricorrere ad apparecchi ed App come prevenzione.

Secondo lui infatti non è un problema del singolo genitore, ma di stare in un vortice impietoso dove a farne le spese sono i più deboli o i più ricattati dal lavoro.

I genitori moderni infatti sono presi nella morsa della corsa agli affari o all’impiego.

“E’ un problema grave: ci fanno rinunciare ad essere intelligenti perché vogliono venderci un’intelligenza artificiale”. Questo sicuramente non favorisce una ripresa del nostro cervello atrofizzato, come spiega l’esperto, inoltre si cerca di rassicurare quando non dovrebbe, facendo sì che le persone non si impegnino per creare un modo meno ansiogeno e frenetico.

“Pensate di essere al sicuro col moltiplicarsi delle regole, dei protocolli, delle app, degli allarmi? Sbagliate. Si deve risvegliare il cervello. Ma non dipende solo dal singolo”.

Affidarsi totalmente alla tecnologia, ricorda Bellieni, è in realtà molto pericoloso e ci fa dimenticare della cosa più importante, il rapporto con i nostri bambini.

In un suo recente intervento sulla Royal Medical Association intitolato: “quel che facciamo oscura come lo facciamo” l’esperto sottolinea che abbiamo smesso di fare bene le cose.  E così anche per i genitori.

“I risultati sono, senza colpa di un singolo, quello che vediamo: bambini soli, isolati, dimenticati. Un popolo solo, isolato, che ha dimenticato come si vive il presente” conclude Bellieni.

Unimamme, voi cosa ne pensate di queste osservazioni e del fatto di cronaca accaduto?

Gestione cookie