Pessime notizie su povertà e bambini in Italia. Il nostro Paese ha problemi molto seri: cresce la povertà dei minori e purtroppo nemmeno la scuola riesce a colmare il divario. E’ l’allarme lanciato da Save The Children con l’Atlante dell’infanzia a rischio.
Bambini poveri: peggiorano i dati italiani
Drammatica la situazione dei bambini poveri in Italia:
- aumentato il numero
- peggiorate le condizioni.
In Italia, secondo i dati di Save the Children ci sono 1,3 milioni di bambini in povertà assoluta, ovvero 1 su 8. Il dato è aumentato del 14% in un solo anno.
Una situazione allarmante, denunciata nell’Atlante dell’infanzia a rischio, giunto all’ottava edizione e pubblicato da Treccani. Il volume sarà disponibile nelle librerie italiane dalla fine di novembre.
Sul banco degli imputati, Save the Children mette anche la scuola, giudicata incapace di colmare le disparità, offrendo a tutti le stesse opportunità a prescindere dalla condizione sociale ed economica. L’organizzazione sottolinea che con il disagio socio-economico aumentano anche i rischi che i bambini e ragazzi vadano male a scuola. I dati, infatti, rivelano il tasso dei ripetenti è sei volte maggiore nelle scuole che si trovano in contesti svantaggiati. Questo significa che la scuola non è in grado di aiutare i bambini e ragazzi che avrebbero maggiore bisogno di essere seguiti nel loro percorso scolastico. Perché vivere in un contesto di disagio non aiuta a dedicarsi allo studio con impegno.
Non tutto il sistema di istruzione però è condannato. Save the Children sottolinea che nel nostro Paese esiste anche una “scuola fatta di innovazione, dedizione, emozioni positive“, raccontata all’interno dell’Atlante.
La povertà, comunque, incide negativamente sulle spese per istruzione e cultura, penalizzando i bambini con minori possibilità.
In Italia, riporta Save the Children, vivono 669mila famiglie con minori in condizione di povertà assoluta. Le famiglie povere una volta affrontate le spese fondamentali irrinunciabili, come quelle per la casa e la spesa alimentare, possono spendere solo 40 euro per la cultura e 7,60 per l’istruzione al mese. Il fenomeno riguarda tutta Italia e i bambini che si trovano in questa situazione sono il 12,5% del totale dei minori:
- il 12% al Nord,
- l’11,6% al Centro,
- il 13,7% al Sud.
Il disagio economico e le diseguaglianze sociali si riflettono sul rendimento degli alunni. Nelle scuole in cui l’indice socio-economico e culturale è più basso il tasso dei ripetenti è 6 volte maggiore che nelle scuole in cui l’indice è alto. Più di un quindicenne su 4 (27,4%) viene bocciato rispetto a quasi uno su 23 (4,4%) nelle altre scuole, con una differenza del 23%, mentre la media Ocse è del 14,3%.
Non solo bocciature. Quasi 1 su 2 (il 47%) dei minori provenienti da un contesto sociale svantaggiato non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura, otto volte tanto rispetto a un coetaneo cresciuto in una famiglia agiata (6%).
L’atteggiamento degli adulti, poi, influenza i bambini. La sfiducia degli adulti, dovuta alla mancanza di lavoro e di prospettive, viene trasmessa ai bambini, con il rischio di compromettere il loro rendimento scolastico.
Il disagio colpisce anche i giovani adulti che non trovano lavoro, nemmeno con la laurea, e che negli ultimi anni hanno accresciuto le fila degli scoraggiati che hanno smesso di cercare lavoro. In Italia meno di 1 un giovane laureato su 2 ha un lavoro: il 44,2% è il dato nazionale, mentre al Sud solo il 26,7%.
Percentuali lontanissime dalla media dell’Unione Europea, con il 71,4% di giovani laureati che riesce a trovare lavoro.
I giovani tra i 15 e i 34 anni che hanno smesso di cercare lavoro pur essendo disponibili a lavorare sono aumentati del 43% in 10 anni. Sono 420mila, la stragrande maggioranza al Sud: 340mila.
La povertà economica quindi spesso comporta anche povertà culturale ed educativa. In base ai dati di Save the Children, 6 ragazzi su 10 (59,9%) tra i 6 e i 17 anni in un anno:
- non leggono nemmeno un libro,
- non vanno a concerti o spettacoli teatrali,
- non visitano musei, monumenti né siti archeologici,
- non hanno accesso al web
- e non praticano sport in modo continuativo.
A fronte dei bambini che non hanno accesso al web per povertà, di contro ci sono minori che trascorrono molte ore al giorno su internet, rinunciando ad altre attività, soprattutto culturali, come la lettura di un libro. In Italia quasi 1 quindicenne su 4 (il 23,3%) è collegato a internet più di 6 ore al giorno, mentre la media Ocse è del 16,2%. Nel nostro Paese, l’età in cui un bambino riceve il primo smartphone è scesa a 11 anni e mezzo (erano 12 e mezzo nel 2015), l’87% dei 12-17enni ha almeno un profilo social e 1 su 3 vi trascorre 5 o più ore al giorno.
Nel frattempo, per evitare la dispersione scolastica Save the Children ha avviato il progetto “Fuoriclasse in Movimento“, con tavoli di confronto su didattica, relazioni, riqualificazione degli spazi scolastici per promuovere il benessere scolastico e sperimentare una didattica inclusiva. Il progetto ha messo in rete 150 scuole in tutta Italia e ha coinvolto 20mila minori, 2mila insegnanti e mille genitori nei Consigli fuoriclasse. Nel primo biennio di sperimentazione il progetto ha
- dimezzato il numero medio delle assenze,
- migliorato il rendimento degli studenti
- e ha aumentato l’interessamento delle famiglie al profitto scolastico dei figli.
Su www.atlante.savethechildren.it trovate la versione interattiva dell’Atlante dell’infanzia a rischio.
Che ne pensate unimamme? Possono essere superati questi problemi di disagio socio-economico e scolastico dei minori italiani?
Vi ricordiamo il nostro articolo basato su uno studio su 70 mila bambini, I genitori fanno la differenza per il futuro dei bambini poveri, e la petizione che vuole provare a dare un futuro migliore a tutti i bambini, nessuno escluso.
Il futuro potrebbe non decollare mai. La Campagna di Save The Children contro la povertà educativa in Italia