La “Posta per Nonni“ è un’iniziativa bellissima, i bambini possono scrivere agli anziani delle case di riposo e adottarli come loro nonni.
In questo momento di pandemia mondiale ed isolamento forzato per tutti, anche i bambini stanno facendo la loro parte. Lo fanno stando a casa e facendo il loro dovere, aiutando i genitori in casa i più grandi e sopportando l’isolamento i più piccoli. Alcuni bambini poi hanno aderito ad un’iniziativa bellissima, scrivere delle lettere agli anziani delle case di riposo e adottarli come fossero loro nonni: la“Posta per Nonni“.
Questa iniziativa infatti vuole trasformare la figura del “nonno” in un concetto più allargato che non si limiti solo alla parentela o al legame di sangue. Questi bambini con le loro letterine piene di amore stanno aiutando degli anziani che si sentono tanto soli ad affrontare meglio questa situazione cosi’ difficile, facendoli sentire importanti.
La pedagogista Paola Benedetti che lavora presso il centro servizi Ca’ Arnaldi di Noventa vicentina, e ideatrice di questa iniziativa, l’ha raccontato con entusiasmo: “mi occupo di anziani non autosufficienti e con demenza e dal 2012 ho avviato dei progetti con le scuole di Noventa Vicentina. Per fare incontrare anziani e ragazzi, in questo momento particolare in cui gli anziani non possono avere più contatti, neanche con i loro cari, abbiamo ideato “la posta per Nonni”, ed è stato un successo. Riceviamo lettere ogni giorno che fanno sentire i nostri ospiti che nessuno la dimenticati: e per loro questo amore è un dono preziosissimo“
Sono tutte lettere piene di amore e dolcezza, come quella di Lorenzo che inizia cosi “ciao cari nonni sono Lorenzo, ho 12 anni e adesso vi scrivo questa lettera pensando di parlare con i miei nonni “. Parole che toccano il cuore e che hanno commosso gli anziani della Ca’ Arnaldi di Noventa vicentina, come quelle di Nicola che scrive “voglio dirvi quanto siete speciali. Siete persone uniche amorevoli, insostituibili (..) sempre pronte ad aiutarci nelle difficoltà e a viziarci. Tutti i nonni hanno argento nei capelli e l’oro nel cuore“
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“Nessuno nella nostra società che tenta di dirsi civile dovrò morire da solo”: Marco Trabucchi
L’intero settore dell’assistenza agli anziani è però sottoposto a uno stress enorme, come racconta il professor Marco Trabucchi, presidente dell’associazione italiana di Psicogeriatria, il quale descrive una situazione drammatica: “la sofferenza che in queste settimane provano le nostre comunità non deve farci dimenticare il preciso dovere come medici e come studiosi, di pensare al domani… Sono al lavoro moltissimi gruppi, anche perché da più parti si sostiene che la “bestia“ resterà negli anfratti del nostro vivere sociale e che solo il vaccino potrà ridarci sicurezza e libertà: quali sono quindi gli spazi che ci restano, per pensare a un futuro buono per gli anziani? Dovremmo iniziare dal ricostruire un sistema di cure vicino alle persone e alle loro case. Lo scandalo dell’abbandono in solitudine di migliaia di famiglie non dovrà ripetersi e questo sarà possibile solo se costruiamo una rete attorno a ogni cittadino, una rete leggera, pronta però a diventare pesante ed efficiente nel momento del bisogno. Dovremmo pensare alle famiglie coraggiose che assistono a casa i loro cari, affetti da demenza e da altre malattie croniche invalidanti. E ripensare il ruolo del medico di famiglia, aumentandone le responsabilità e i compiti. Nessuno, nella nostra società che tenta di dirsi civile, dovrà morire da solo!”
Secondo Trabucchi le residenze degli anziani sono state dipinte come lazzaretti, ma bisogna assolutamente considerare che il personale che ci lavora ha mostrato generosità e abnegazione. Purtroppo spesso chi era al comando ha dimostrato di considerare le case di riposo solo del luoghi dove venire a morire. Gli operatori, come dice Trabucchi “si sono comportati come leoni nella difesa di migliaia di vecchi abbandonati“. Secondo lui bisogna riorganizzare la terapia intensiva degli ospedali per poter ospitare tutti a prescindere dall’età e nel caso in cui il coronavirus tornasse “dobbiamo dimostrare di saper essere una comunità pronta a difendere prima di tutto i più fragili e i più poveri”
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Secondo Michele Farina, giornalista del Corriere della Sera e anche colui che ha inventato l’Alzheimer Fest in Italia, ci sono 4.630 residenze per anziani nel nostro paese e centinaia di migliaia di persone che ci vivono e lavorano. Come dice Farina si tratta di “un arcipelago in mezzo al mare, in gran parte sconosciuto al di fuori, dove ogni isola ha il suo cielo: ci sono quelle che vantano e offrono grandi bellezze, e quelle dove prevalgono gli errori è il mal di vivere.“ Secondo Farina quando è stata colpita dal coronavirus, ogni isola ha cercato di reagire come poteva o di arrendersi. Non bisogna però generalizzare perché secondo Farina: “il vento della morte soffia dove vuole, e spesso risparmia i mascalzoni per colpire buoni. Aldilà della conta delle vittime, oltre lo scoperchiamento di singoli atti eroici o criminali, è importante riconoscere che quell’arcipelago era prima dell’epidemia e continua ad essere ora più che mai una nazione parallela e spesso dimenticata sulla mappa degli interessi della nostra società”. Secondo lui quando tutto sarà finito dovremmo fare un bel censimento ed eliminare le isole del mare malvagie e premiare ed e sostenere le isole che hanno a cuore le persone. Ma come dice Farina “Il mondo non potrà più fare finta di niente, girare al largo come se l’arcipelago dei vecchi fosse il triangolo delle Bermuda. Così facendo si lascia vela libera ai pirati, a chi vede negli anziani solo un business d’argento. “
Di certo in questo momento di difficoltà, forti passioni e turbamenti abbiamo riscoperto il valore delle nostre “querce”, come scrive il portale tpi.it, il valore di chi ci ha donato la vita e ne riconosce bellezza e insidie, sono loro i custodi delle grandi verità dell’esistenza.
E voi unimamme cosa ne pensate di questa iniziativa che coinvolge i bambini? Riusciremo in un prossimo futuro ad essere più vicini a chi ne ha bisogno e che ci ha dato tanto?
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