Bimbo sopravvissuto alla leucemia “può tornare in classe, non siamo no-vax”, dice una mamma

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Bimbo sopravvissuto alla leucemia “può tornare in classe, non siamo no-vax”, dice la mamma di un suo compagno.

Vi avevamo raccontato del caso di Matteo, il bambino sopravvissuto alla leucemia ma che non poteva tornare a scuola perché alcuni suoi compagni di scuola non erano vaccinati contro le malattie infettive che se lo avessero contagiato avrebbero potuto ucciderlo, avendo il sistema immunitario fortemente indebolito dalle terapie.

Da questo caso ne era nata una polemica sui media e sui social, con molti commenti negativi anche da esponenti della comunità medico-scientifica. Ora però le cose sembrano cambiate, a seguito delle ultime dichiarazioni della mamma di uno dei compagni di classe di Matteo.

Il bimbo sopravvissuto alla leucemia può tornare in classe

Matteo, il bambino di 8 anni di Roma, sopravvissuto alla leucemia ma che non poteva tornare a scuola perché immunodepresso e a rischio per via di alcuni suoi compagni non vaccinati, potrà presto tornare in classe. Sembra infatti che alcuni genitori dei bambini non vaccinati ci abbiano ripensato. O, come sembra, dovevano solo completare i richiami delle vaccinazioni dei propri figli. Così almeno ha riferito una mamma alla stampa.

Dalle verifiche, effettuate sui dati della classe dall’Asl di Roma2, non risulterebbero posizioni no-vax puri, ma solo 3 casi di bambini che devono ultimare i richiami vaccinali e che possono farlo fino al prossimo 10 marzo, termine ultimo per mettersi in regola, che come ricorderete era stato prorogato la scorsa estate con una circolare del Ministero della Salute.

Inoltre, c’era il caso di un bambino che risultava completamente privo di vaccinazioni ma solamente perché la Asl non aveva registrato la sua storia vaccinale dopo che il bambino, trasferitosi a Roma con i genitori da qualche anno, aveva ricevuto le prime dosi di vaccino in un’altra Regione. Quindi l’assenza di vaccinazione non c’era, solo un problema burocratico.

Tutta questa storia ha creato molto imbarazzo e confusione – ha detto la madre del bambino -. Mio figlio non è un no vax. In quella classe nessuno lo è, ci sono solo delle posizioni da regolarizzare con una legge che dà tempo per farlo fino al 10 marzo. Ho vaccinato mio figlio da piccolo in un’altra Regione, purtroppo fino a oggi (ieri ndr) all’Asl non risultava immunizzato per nessuna malattia“. La donna ha spiegato la situazione, dicendo che il figlio era stato vaccinato in un’altra città, ma che poi durante il trasloco a Roma era stato perso il libretto vaccinale del bambino.

Quindi, la mamma è andata alla Asl per regolarizzare la posizione del figlio, con un accertamento della situazione vaccinale del bambino presso la vecchia Asl.

ll bambino, quindi, deve solo completare il ciclo di vaccinazioni con il richiamo dell’MPR, anti-morbillo-parotite-rosolia. Il ritardo, ha spiegato la donna, è dovuto al fatto che quando al figlio fu somministrata la prima dose del vaccino a due anni, ebbe una reazione avversa: un bozzo e una coscia gonfia per diversi mesi. Così la donna ha atteso prima di effettuare il richiamo, ma ha precisato farà fare al figlio la seconda dose di vaccino MPR quando lo diranno i medici.

Questa è la verità – ha sottolineato la mamma – in quella classe non ci sono no-vax c’è mio figlio e altri due bambini che devono completare i richiami“.

Il caso del bambino sopravvissuto alla leucemia ma che non poteva tornare a scuola, perché immunodepresso e con  compagni di scuola non vaccinati, sarebbe dunque frutto di una incomprensione. “Purtroppo si è creata una situazione molto triste – ha spiegato ancora la mamma anonima -. Alla fine di questa storia siamo tutti delle vittime e i bambini ci sono finiti in mezzo. La mamma di Matteo un po’ di tempo fa ha chiesto in chat a tutti i genitori di poter visionare i libretti vaccinali dei bambini. Io e molti altri ci siamo rifiutati, ma non per farle un torto o per diffondere la convinzione sbagliata che ci fossero genitori no vax ma perché si tratta di dati sensibili, coperti dalla privacy, che non sono tenuta a divulgare”.

Così almeno ha spiegato al Messaggero di Roma la donna, assicurano che “le situazioni per le quali mancano i richiami saranno sanate entro la scadenza prevista dalla legge“.

Se le cose stanno così, tutto è bene quel che finisce bene.

Cosa pensate di questa storia unimamme?

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