Io e mio marito stiamo usufruendo del bonus bebé di 80 euro e per riuscire ad averlo abbiamo dovuto presentare l’Isee e una serie di documenti dimostrando che ne avevamo diritto.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi quando si ipotizzava che non fosse più compreso nella legge di bilancio 2018, ora non è più una norma transitoria, ma è diventato definitivo. Purtroppo la cifra si è dimezzata: dagli 80 euro mensili, ma 40 euro per un totale di 480 euro annui per i bambini che nasceranno nel 2018 e durerà solo un anno(sarà ancora di 80 euro fino al 31 dicembre 2017).
Ci sono però degli altri bonus che le famiglie possono ottenere e non tutti sono legati al reddito, pertanto aumenta la forbice tra le chi ne ha diritto veramente e chi invece, pur non avendone necessità, può comunque richiederli.
I bonus maternità: la giungla delle offerte
Partiamo – secondo quanto dice il sito guido al fisco – con il bonus asilo di 1000 euro per tutte le future mamme: può essere richiesto direttamente all’Inps per via telematica per ogni figlio nato o adottato a partire dal 1° gennaio 2016. Dura 3 anni indipendentemente dal loro reddito Isee ed è stato erogato per aiutare i genitori a pagare la retta di asili nido pubblici o privati o per sostenere dei supporti domiciliari per i bimbi sotto i tre anni malati gravi. In quest’ultimo caso il premio è erogato dall’INPS in un’unica soluzione, previo certificato del pediatra. Il bonus di 1000 euro è corrisposto solo se il bambino frequenta il nido per tutto l’anno, altrimenti la cifra viene dimezzata.
Assegno di maternità dei comuni e Stato: la differenza tra i due è che nel primo caso l’INPS paga il contributo per le mamme disoccupate, mentre per quello a carico dello Stato la mamma e il papà possono anche essere dei lavoratori precari. Si può presentare domanda o direttamente o tramite patronato. L’ importo assegno maternità Comune INPS viene rivalutato ogni anno in base all’adeguamento ISTAT e per il 2017 è di 338,89 euro per cinque mensilità per un totale di 1.694,95 (con un redditto ISEE non superiore ai 16mila euro). Per quanto riguarda l’assegno dello Stato bisogna avere alcuni requisiti fondamentali:
- per le mamme lavoratrici sono richiesti almeno 3 mesi di contributi versati per maternità negli ultimi 18 mesi e 9 mesi prima del parto, o dell’ingresso del bambino in famiglia in caso di adozione.
- per le mamme in disoccupazione NASPI, mobilità o in cassa integrazione: se la mamma lavoratrice ha perso il lavoro o ha svolto attività per almeno 3 mesi, il periodo massimo che può intercorrere tra la perdita del lavoro e la data effettiva del parto non deve superare i 9 mesi.
- per le mamme licenziate o che si sono licenziate: se la mamma durante la gravidanza cessa il contratto di lavoro anche per dimissioni volontarie, per ottenere l’assegno di maternità dello Stato deve avere 3 mesi di contribuzione tra i 18 ai 9 mesi prima del parto.
- per le mamme in gestione separata: per avere diritto all’assegno di maternità servono 3 mesi di contributi versati nei 12 mesi precedenti l’inizio del congedo obbligatorio dal lavoro.
Voucher baby sitter: si tratta di un bonus baby sitter , ossia di un voucher da 600 euro al mese per 6 mesi, per pagare una baby sitter mentre si torna a lavorare rinunciando al congedo parentale facoltativo dopo la maternità. Si può richiedere all’INPS Per poterlo richiedere bisogna:
- essere lavoratrici dipendenti pubbliche e private
- essere iscritte alla gestione separata INPS;
- essere libere professioniste non iscritte ad altra forma previdenziale obbligatoria
- essere lavoratrici autonome non parasubordinate (non iscritte alla gestione separata INPS) o imprenditrici. Per queste figure, il periodo fruibile dei voucher è metà: 3 mesi per un totale do 1800 euro.
Bonus mamme domani: si tratta di un bonus da 800 euro, riservato a tutte le donne incinte al 7° mese di gravidanza. Non c’è limite di reddito e verrà versato in un’unica soluzione dopo aver presentato domanda all’INPS.
In questi giorni si è parlato della denatalità in Italia. Sempre meno donne diventano mamme. I bonus maternità dovrebbero rappresentare un incentivo, ma ciò non avviene. Perché? Un motivo potrebbe essere legato al fatto che non si differenzia abbastanza a seconda del reddito.
Il premio alla nascita, il bonus asilo nido, o il bonus bebé (previsto fino ai 25 mila euro di reddito) non vanno a netto favore delle famiglie in difficoltà. Occorrerebbe prevedere maggiori aiuti per le situazioni di reale bisogno.
“Non è certamente questa la strada da percorrere se si vuole agire per favorire la genitorialità. E’ davvero mortificante dover constatare che su un tema delicato, come la denatalità, la politica, i partiti e le istituzioni mostrino una totale insensibilità, limitandosi a interventi spot e a una offerta, dal neppure tanto vago sapore elettoralistico, che tratteggia una carità pelosa, piuttosto che il riconoscimento reale del valore sociale della maternità” ha commentato Morena Piccinini, presidente Inca, il Patronato della Cgil.
E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post che parla di bonus bebé e le informazioni per non perderlo.