Il casco in bicicletta salva la vita, chi non lo indossa corre più rischi di morire in caso di incidenti.
L’uso del casco in bicicletta non è ancora molto diffuso eppure le statistiche dimostrano che indossarlo può fare la differenza tra la vita e la morte. Uno studio ha analizzato i dati relativi agli incidenti in bicicletta, con dei risultati che devono far pensare.
Il casco in bicicletta salva la vita, conferma uno studio
I dati sugli incidenti stradali evidenziano che il casco in bicicletta salva la vita. Chi non lo indossa, invece, corre maggiori rischi di morte a causa delle lesioni subite. Nonostante queste evidenze, sono ancora troppo poche le persone che indossano il casco quando vanno in bici.
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Abitualmente quando si parla di casco si pensa subito alla moto o allo scooter. Indossarlo quando si guidano questi mezzi è obbligatorio e a nessuno viene in mente il contrario. Tutti, più o meno, sappiamo quanto possa essere pericoloso guidare una motocicletta, indipendentemente dalla velocità. Basta poco per cadere e battere la testa, con conseguenze gravissime.
La bicicletta non ha la velocità di una moto, ma i rischi di cadere rovinosamente a terra e subire lesioni gravissime non sono poi tanto diversi, sebbene con impatto differente. Per questo è importante proteggere il capo anche quando si va in bici.
Lo conferma uno studio sugli incidenti negli Stati Uniti, che ha riportato il quadro della situazione in merito a rischi, conseguenze e danni evitabili. La conclusione, alla fine, è solo una: il casco protettivo va indossato anche in bicicletta, perché è fondamentale per salvare la vita o comunque proteggere il cervello dalle lesioni permanenti.
Lo studio è stato condotto da Shahrzad Bazargan-Hejazi, ricercatrice presso la Charles R. Drew University of Medicine e la David Geffen School of Medicine della Università della California di Los Angeles (UCLA), e ha preso in considerazione gli incidenti in bicicletta avvenuti negli Usa in un arco di dieci anni, dal 2002 al 2012. Lo studio è stato pubblicato su Brain Injury.
Il primo dato preso in esame dai ricercatori è un aumento degli incidenti in bicicletta con ciclisti che non indossano il casco. I ricercatori hanno preso in esame i dati su 76.032 lesioni dovute a incidenti in bicicletta, avvenute nell’arco di tempo considerato, e hanno constatato che tra le vittime di questi incidenti ad indossare il casco protettivo erano solo il 22% degli adulti e appena il 12% dei bambini. Numeri chiaramente insufficienti, soprattutto riguardo ai bambini, che dovrebbero essere i primi da proteggere.
Dalle ricerche è emerso che le donne sono le più prudenti: tra le vittime di incidenti non gravi, indossava il casco il 28% delle donne. Invece, più gravi sono state le lesioni tra gli uomini, con la conseguenza di lunghe degenze ospedaliere e più lunghi tempi di riabilitazione. Inoltre, gli uomini avevano il 36% in più delle probabilità di morire per lesioni alla testa e al collo rispetto alle donne.
Inoltre, i ciclisti di entrambi i sessi, sia donne che uomini, che indossavano il casco protettivo al momento dell’incidente, avevano il 44% di probabilità in meno di morire di lesioni rispetto a chi non indossava il casco. Inoltre, avevano lesioni meno gravi, erano stati meno tempo in terapia intensiva, dopo l’incidente, e in genere avevano degenze più brevi.
La professoressa Shahrzad Bazargan-Hejazi, che è l’autrice principale studio ha descritto così la situazione: “Chi non usa il casco da bici ha maggiori probabilità di avere un livello di istruzione più basso o di non essere consapevole della natura protettiva del casco, di essere una persona che si prende dei rischi e di avere la percezione di saper gestire situazioni rischiose in strada e di ritenere che indossare il casco non sia pratico o carino”.
Dunque, i caschi per le biciclette possono salvare le vite dei ciclisti e come è stato dimostrato il loro utilizzo riduce i rischi di lesioni. Occorre impegnarsi, dunque, per fare in modo che aumenti il loro utilizzo.
Che ne pensate unimamme? Siete d’accordo?
Lo studio britannico sulle scale rumorose è stato riportato da Quotidiano Sanità.