Emergenza Coronavirus | Cassiere a rischio: la protesta

Emergenza coronavirus | Le cassiere in prima linea chiedono di essere ascoltate.

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Emergenza Coronavirus | Cassiere a rischio: la protesta | Universomamma.itOltre ai medici e agli infermieri, che sono in prima linea rischiando la loro vita, sono tante le persone in questo momento difficile che si espongono ogni giorno al contagio mettendo il bene comune davanti alla loro salute, dobbiamo essergli grati. Non possono permettersi per il lavoro che fanno di stare a casa, devono continuare a lavorare, per l’Italia e gli italiani, affinché la comunità non si senta smarrita. Tra loro le cassiere dei supermercati, è grazie a loro che possiamo avere ancora in dispensa pane, pasta, latte e uova. Grazie a loro riusciamo a mantenere una parvenza di normalità. Purtroppo anche loro, proprio come i medici non si sentono adeguatamente tutelati.

Le richieste delle cassiere durante l’emergenza per il Coronavirus

Le cassiere chiedono un orario ridotto e una tutela maggiore. Passano infatti ore ed ore dietro le casse, come racconta Barbara che lavora a Roma all’Ipercoop Casilino “la maggior parte di noi ha usato le stesse mascherine per quattro giorni perché non ce n’erano”. Grazie a loro la nostra vita va avanti senza troppi cambiamenti, ma nel loro lavoro continuano ad esporsi al virus, giorno dopo giorno “ecco signora, rimanga per favore ad un metro di distanza” oppure “prego signora riprenda la sua carta”. Sono movimenti e situazioni abitudinarie, che con l’emergenza sono diventate situazioni straordinarie, trasformando il luogo di lavoro in una trincea. Barbara che lavora al supermercato come cassiera da 17 anni è la rappresentante sindacale aziendale iscritta alla Filcams Cgil, e ha visto cose in questi ultimi giorni che non le sono affatto piaciute: “I primi tre giorni dopo il decreto del premier quello che allargava la zona arancione all’Italia intera, siamo stati senza mascherina perché l’azienda non le forniva. Ci siamo dovuti arrangiare con quelle che usano gli addetti al forno e laboratori. Poi mercoledì sono arrivate, ma le hanno centellinate e infatti la maggior parte di noi è stata costretta ad usare la stessa per 4-5 giorni, di fatto rendendola inefficace”.

I problemi ci sono anche in relazione alla sanificazione dei locali:“gli addetti alle pulizie poveracci fanno quello che possono ma il team non è stato rafforzato”.

Questa donna è terrorizzata, e racconta che ogni sera quando torna a casa viene assalita dalla paura: “l’avrò preso? Domani mi sveglierò con la febbre?”. Il suo è un contratto part-time che le fa guadagnare 830 euro al mese.

Tra le richieste di Barbara:

  • ridurre il tempo di esposizione, lavorando per 2 turni a ipermercato chiuso
  • non lavorare la domenica.

Al momento però non ha ricevuto risposta, racconta a Repubblica.

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Come lei anche Federica Scanu, 30 anni, mamma e pure incinta e che lavora come cassiera da 10 anni. “Io ho paura come tutte le colleghe” racconta. Secondo lei non è sufficente ridurre l’orario di lavoro, anche perché lavora con una mascherina di stoffa che le ha fatto un’amica.  Inoltre da quando è scattata la quarantena l’afflusso delle persone sembra aumentato: “comprano tantissimo” racconta. Federica è terrorizzata quando rientrata in casa la sera deve abbracciare suo figlio che ha solo 3 anni. Prima però fa la “procedura“: “appena entro in casa mi tolgo le scarpe e poi mi spoglio nel corridoio, metto i vestiti a lavare e mi butto sotto la doccia, mi lavo le mani anche con l’igienizzante. Solo allora abbraccio il mio piccolo Gabriele. Ma non ci sono più gli abbracci di prima perché continuo a pensare: e se la mascherina che avevo non ha funzionato? E se sono infetta? È una malattia che non si vede, è un incubo”

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Le loro richieste sono lecite e sacrosante: loro sono consapevoli di fornire un servizio essenziale ma vorrebbero sentirsi maggiormente protette.

E voi Unimamme cosa ne pensate, eravate a conoscenza di questa situazione delle cassiere nei supermercati che lavorano senza tutele? La prossima volta che vi ritroverete alle casse vi ricorderete di avere per loro una parola gentile?

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