Dopo i recenti fatti di cronaca di Las Vegas, in cui un uomo armato ha fatto fuoco durante un concerto country uccidendo quasi 60 persone, c’è da chiedersi che cosa si possa fare affinché il mondo possa essere un posto più sicuro per noi e i nostri figli.
In questo dibattito è intervenuto Alberto Pellai, medico e terapeuta dell’età evolutiva.
Pellai ritiene che i padri siano i primi educatori alla non violenza dei figli, e spiega perché.
Quando la violenza è nei maschi: il ruolo dei padri
Secondo questo esperto la strage di Las Vegas è diretta conseguenza della mancanza di etica e della fragilità dei legami affettivi, ed entrambe sono volute da chi fa politica e gestisce l’economia, si legge su Famiglia Cristiana.
Per Pellai si tratta di una violenza di genere: “La violenza appartiene alla nostra cultura di genere e in più occasioni noi “maschi” vi facciamo ricorso per “regolare” una situazione in cui si è attivata dentro di noi un’emozione che non sappiamo riconoscere bene e gestire altrettanto bene. E che di conseguenza trasformiamo in azione. Azione violenta.
A volte, tutto questo comincia già tra le pareti domestiche. «Quando torna a casa papà, sistemerà lui la faccenda”.
Spesso le forme di violenza si conoscono fin da piccoli e non si hanno altre forme di comunicazione se non queste; anche il killer di Las Vegas era cresciuto con un padre violento in un Paese come gli Stati Uniti dove le armi sembrano il solo modo per tutelare la propria sicurezza.
La violenza è dappertutto: dal bullo che diventa appunto manesco, che sputa, che dà calci fino ai dibattiti tv dove generalmente non si arriva alle mani, ma i cui toni sono verbalmente molto aggressivi.
E che dire dei social network dove gli “haters” prendono in giro con parole volgari e insulti pesanti chi non conoscono permettendosi giudizi che possono causare anche molta sofferenza e gesti estremi?
“Mai nessuno che usa parole di mediazione e di pace. Mai nessuno che chiede scusa. Mai nessuno che afferma che ciò che serve nelle relazioni affaticate non è la potenza, ma la competenza. Competenza del dialogo, dello sguardo, dell’accoglienza, dell’autoregolazione, del pensiero.
Tutti pronti solo a fare una cosa: basare la propria difesa sull’attacco diretto dell’altro. Per farlo fuori“.
Cosa possono fare i genitori e in particolare i papà?
Alberto Pellai non ha dubbi: “Perché come padre credo che la cultura della pace, del dialogo, della non violenza comincia proprio dal modo in cui noi la testimoniamo con i nostri gesti e le nostre parole all’interno delle pareti di casa e delle relazioni famigliari. E’ da lì che comincia tutto.
E’ nelle relazioni con un padre e nella competenza emotiva che si respira tra le pareti domestiche, che un figlio impara la pace“.
E conclude poi nel suo profilo Facebook: “solo se ci riappropriamo del concetto di “prossimità” (ovvero farsi prossimo), solo se ri-partiamo dalla consapevolezza che le nostre idee, le nostre parole e le nostre azioni possono cambiare il mondo, i nostri figli potranno abitare un mondo migliore“.
E voi cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post sul metodo finlandese contro il bullismo nelle scuole.