Il film documentario su Michael Jackson “Leaving Neverland” e le nuove polemiche.
Ancora prima della sua messa in onda, il documentario “Leaving Neverland” su Michael Jackson e le accuse di pedofilia nei suoi confronti, ha acceso un vivace dibattito negli Stati Uniti. Qualcuno è arrivato addirittura a proporre la messa al bando delle sue canzoni, a causa della gravità degli abusi commessi dalla pop star sui bambini e alcune radio le hanno ritirate dal loro repertorio. Una vicenda tormentata, tra il desiderio di rendere giustizia alle vittime, anche se in ritardo, e quello di salvaguardare comunque le opere di una delle più grandi pop star al mondo.
Il documentario su Michael Jackson ‘Leaving Neverland’ e le polemiche
Il recente documentario “Leaving Neverland”, che racconta gli abusi sessuali commessi da Michael Jackson sui bambini che frequentavano il suo ranch e parco giochi Neverland, in California, hanno acceso un vivace dibattito negli Stati Uniti sull’opportunità di continuare a trasmettere oppure no le canzoni della pop star americana, una delle più grandi di tutti i tempi, che tra musica e coreografie ha prodotto degli indiscussi capolavori, rimasti nel cuore di tanti appassionati in tutto il mondo. Chi non ha cantato o ballato Thriller, Bad, Billy Jean e gli altri brani realizzati con i fratelli nel gruppo The Jackson 5?
Sono canzoni rimaste nel cuore di molti e pensare che a scriverle, cantarle e ballarle sia stato uno spietato pedofilo fa male ed è inconcepibile per molti fan di Michael Jackson. Molti non accettano questo fatto, altri invece vorrebbero archiviare per sempre tutto il lavoro della pop star.
“Leaving Neverland” è il documentario prodotto dal colosso americano HBO e racconta le accuse di pedofilia nei confronti Michael Jackson da parte di Wade Robson e Jimmy Safechuck, due bambini all’epoca in cui frequentavano il ranch californiano di Neverland. La novità non sta tanto nelle accuse degli abusi sessuali, già note, ma nel modo in cui sono riportate, con dettagli espliciti e sconvolgenti.
Il trailer del documentario “Leaving Neverland”
Il documentario racconta come i genitori di Wade Robson e Jimmy Safechuck si lasciarono convincere da Jackson a far frequentare il ranch Neverland ai loro figli, senza rendersi conto del rapporto ambiguo che il cantante aveva instaurato con i due bambini. Wade aveva 7 anni e Jimmy 11 quando alla fine degli anni Ottanta conobbero Michael Jackson. Wade Robson lo aveva conosciuto durante una gara di ballo per bambini organizzata nell’ambito di un tour australiano, mentre Jimmy Safechuck quando partecipò come attore ad una pubblicità della Pepsi insieme a Jackson.
Il legame tra le famiglie dei due bambini e Michael Jackson era diventato molto stretto. Il cantante invitava Wade e Jimmy ad esibirsi sul palco con lui e li invitava anche nel suo ranch di Neverland per partecipare ai “playdate”, gli incontri che organizzava per giocare con i bambini nella sua tenuta parco di divertimenti. Un luogo magico e surreale al tempo stesso. Non solo, Michael Jackson frequentava anche la casa di Safechuck. All’inizio gli incontri con i bambini avvenivano alla presenza dei genitori, ma con il passare del tempo, Jackson era riuscito a convincere i genitori a lasciarlo solo con i bambini. Wade e Jimmy hanno raccontato che passavano le notti a letto con il cantante.
Nel documentario i due bambini dell’epoca, oggi adulti, raccontano che Jackson li costrinse a vedere film pornografici, a praticare sesso orale e masturbazione reciproca. Spiegano che il cantante li manipolò, sostituendosi ai loro genitori e influenzandoli a lungo. Infatti, in un primo momento, quando erano ancora bambini, Wade e Jimmy testimoniarono sotto giuramento nel processo contro Michael Jackson che il cantante non aveva fatto loro nulla. Jackson, raccontano oggi Robson e Safechuck, disse loro che sarebbero andati in prigione se avessero parlato. Nemmeno ai genitori dissero degli abusi sessuali.
Robson e Safechuck sono gli unici ad aver accusato Michael Jackson di abusi sessuali su di loro quando erano bambini. Il cantante finì sotto processo, ma non venne mai condannato, grazie anche alle testimonianze giurate con cui i due ragazzi lo scagionavano. A scoraggiare eventuali azioni e sanzioni contro Michael Jackson ci si mise pure un agguerrito movimento innocentista, con tanti fan a sostegno del cantante, mentre il sensazionalismo impiegato da alcuni giornali nel raccontare il caso contribuì a creare ulteriore confusione.
La famiglia di Michael Jackson ha provato a opporsi alla diffusione del documentario “Leaving Neverland”, smentendo le testimonianza di Robson e Safechuck e sottolineando che i due al processo resero delle testimonianze sotto giuramento in cui dissero cose diverse. Inoltre, gli eredi di Jackson hanno accusato il regista, il britannico Dan Reed, di non aver interpellato qualcuno che potesse difendere Jackson. A questo proposito, il regista ha spiegato di non voler rompere la “prospettiva della narrazione” intervistando persone che non erano state così vicine a Michael Jackson come i due bambini. Intervistato da Vanity Fair, Reed ha spiegato di non capire quale fosse l’altra versione della storia: “Qual è l’altra versione? Che Michael Jackson era un grande performer e una brava persona? Può anche essere vero, ma violentava i bambini“.
L’altra critica che viene fatta al documentario è che non presti molta attenzione nel portare prove diverse a sostegno delle accuse oltre alle testimonianze di Wade e Jimmy e delle loro famiglie. Dal canto loro, Wade Robson e Jimmy Safechuck hanno detto di essere abituati a non essere creduti, se non dalle loro famiglie.
L’uscita del documentario “Leaving Neverland” ha suscitato le proteste dei fan più accaniti di Michael Jackson, che rifiutano categoricamente le accuse di pedofilia contro di lui. Soprattutto, è stata sollevata una discussione su come ci si debba comportare con la vasta produzione artistica lasciata da Michael Jackson: c’è chi si chiede se si possano ancora ascoltare e apprezzare le canzoni di Jackson, i suoi video, le registrazioni dei suoi spettacolari concerti, un artista straordinario ma che ha violentato bambini nella sua vita privata.
A seguito dell’uscita del documentario, c’è chi ha deciso di mettere al bando le canzoni di Michael Jackson ritirandole da proprio repertorio, come hanno fatto alcune radio in Australia e nel Regno Unito. Mentre i produttori della serie di cartoni animati I Simpson hanno deciso di non trasmettere più un vecchio episodio in cui Michael Jackson aveva prestato la propria voce come doppiatore. Decisioni che hanno sorpreso, perché le accuse nei confronti del cantante non sono nuove, mentre i dettagli delle violenze lo sono. Forse oggi c’è una nuova sensibilità e una maggiore convinzione sulla veridicità delle accuse di Robson e Safechuck.
Su una posizione diversa, insieme ad altri, è invece Wesley Morris, critico del New York Times, secondo il quale cancellare le canzoni di Michael Jackson, una delle più grandi pop star della storia della musica, non risolve il problema, mentre finisce per eliminare un pezzo importante della cultura americana. La censura, insomma non è la soluzione.
Questa storia è stata riportata da Il Post.
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