I CAV, ovvero i Centri di Assistenza alla Vita, sono dei centri di accoglienza per le persone in difficoltà anche se la maggior parte delle persone che si rivolgono ai numerosi volontari, che qui prestano il loro servizio, sono le donne. Donne, quasi sempre, alle prese con decisioni difficili da prendere.
Le numerose attività dei Centri di Assistenza alla Vita sono rese possibili anche grazie alla collaborazione con i servizi sociali e con le tante associazioni di volontariato disposte sull’intero territorio nazionale.
I CAV: la storia
Il primo Centro di Assistenza alla Vita è nato a Firenze nel 1975 e da allora ne sono nati 350 grazie ai quali oltre 130 mila bambini sono venuti al mondo da mamme che avevano preso in considerazione la scelta di abortire, tantissime infatti le donne accolte, ascoltate, aiutate e assistite.
In media ogni anno circa 60 mila le donne che si recano presso i CAV per chiedere aiuto, per raccontare le loro storie difficili, spesso drammatiche, circa la metà di queste in stato di gravidanza. Grazie ai volontari dei CAV quasi tutte le storie di queste donne hanno avuto un lieto fine.
Il Centro di Assistenza alla vita che è considerato come il “braccio armato” della Federazione Movimento per la vita si pone come obiettivo quello di promuovere e difendere il diritto alla vita e la dignità di ogni uomo, feto o anziano che esso sia.
Le donne incinte che chiedono aiuto ai CAV perché reiette, ovvero abbandonate da tutti e senza un letto dove dormire trovano ospitalità nelle oltre 60 Case di accoglienza dove imparano a diventare autonome, cercandosi un lavoro per garantire un sostentamento al figlio che portano in grembo.
Centro di Assistenza alla vita: identikit della donna che chiede aiuto
In linea di massima le donne che si rivolgono ai CAV sono
- gestanti coniugate (59%)
- con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (53%),
- per lo più casalinghe (38%) o
- senza lavoro (33%).
Le motivazioni che le spingono a chiedere aiuto sono quasi sempre di carattere economico e/o lamentano la mancanza di un alloggio o di un lavoro.
Le donne coniugate lamentano difficoltà riguardo a:
- salute del feto,
- salute fisica o psichica della madre,
- salute del padre o dei familiari,
- studio o lavoro,
- numero dei figli,
- pregiudizi sociali,
- difficoltà economiche,
- disoccupazione,
- alloggio insufficiente o mancante,
- difficoltà nel rapporto di coppia.
Le donne nubili, invece, lamentano problemi riguardanti:
- età della madre (troppo giovane),
- rifiuto del partner e della famiglia.
Nel 2013 le donne incinte che si sono presentate ad un CAV con il certificato per abortire sono state il 6%, delle quali, grazie all’intercessione dei volontari, ben l’89% ha poi proseguito la gravidanza. Dei veri e propri angeli travestiti da uomini!
E voi, unimamme, cosa ne pensate di questi Centri? Io, che fino ad oggi ne ignoravo l’esistenza, credo sia una vera manna scesa dal cielo. Dei Centri, completamente gratuiti, dove poter chiedere aiuto, ospitalità e ascolto. Sembra quasi troppo bello per essere vero! Soprattutto se si pensa a quanti bambini appena nati vengono spesso trovati abbandonati, nonostante la presenza delle Baby Box (la vecchia ruota degli esposti), perché magari trovando le mamme assistenza e accoglienza se ne riduce il numero.
Se aveste voglia di conoscere nel dettaglio tutte le fantastiche imprese dei volontari dei Cav visitate il sito del Movimento della Vita.