Dramma di migranti: come fermare le tragedie del mare. Una proposta da Valigia Blu.
Ci siamo occupati più volte del dramma dei migranti nel Mediterraneo, morti in mare e torturati nei centri di detenzione in Libia, dove arrivano dopo una lunga traversata del deserto, non meno tragica dei naufragi. Guerre, persecuzioni, fame, carestie, cambiamenti climatici o semplicemente il desiderio di una vita migliore per sé e per i propri figli spingono decine di migliaia di persone a muoversi con ogni mezzo verso Paesi dove sono garantiti diritti e libertà ed esistono maggiori possibilità di trovare un lavoro.
Le migrazioni dei popoli sono fenomeni che fanno parte della storia dell’umanità, esistono da sempre. Purtroppo possono avere degli effetti destabilizzanti per quei Paesi che ricevono un grande afflusso di persone in un tempo breve. Se tutti collaborassero e ognuno svolgesse il suo compito, lo spostamento di milioni di persone da un continente all’altro verrebbe vissuto in modo men traumatico da chi si vede arrivare nel proprio Paese un vasto numero di persone, e verrebbe gestito meglio. Se consideriamo il continente europeo, questo è abitato da 500 milioni di persone, quindi gli attuali movimenti migratori verso l’Europa di alcune decine di migliaia di persone non sono affatto un’invasione.
Il problema più urgente che è sotto gli occhi di tutti è quello di tragici naufragi in mare. Dallo sconvolgente naufragio nel Mediterraneo dell’ottobre 2013, in cui morirono 268 persone, al copro del piccolo Aylan riverso sulla spiaggia di Bodrum in Turchia nel settembre del 2015, profugo siriano che con la famiglia cercava di raggiungere in gommone la Grecia, agli sconvolgenti naufragi di questa estate: i tre bambini di un anno affogati al largo della Libia e la donna soccorsa dopo 48 ore in mare appesa ad una tavola accanto ai cadaveri di un’altra donna e del suo bambino.
Tragedie sconvolgenti che fanno riflettere, di fronte alle quali purtroppo ci siamo abituati e forse assuefatti, per tacere delle calunnie di chi grida al complotto o offende i defunti.
Nel fenomeno migratorio che attraversa il Mediterraneo il problema principale ora è quello di fermare le morti in mare. Tra tanti strepiti e polemiche c’è chi propone soluzioni concrete.
Dramma dei migranti: come fermare le morti in mare
Il problema cruciale riguardante la rotta del Mediterraneo centrale nel fenomeno migratorio è quello di evitare i morti in mare. Quali sono le soluzioni? Il portale di informazione indipendente Valigia Blu ha provato a dare delle risposte.
Rispetto al 2017, gli sbarchi di migranti sulle coste italiane sono fortemente diminuiti, con un calo dell’80,22% dal 1° gennaio al 30 giugno 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017 (dati del Viminale). Se gli sbarchi calano, tuttavia i morti in mare aumentano. La nuova politica governativa di chiusura dei porti e allontanamento delle Ong dal Mediterraneo non ha fatto diminuire le partenze, però ha aumentato i morti in mare. Nel 2017, nel Mediterraneo moriva 1 persona su 39, nei primi sei mesi del 2018 il dato è di 1 morto ogni 19 persone partite, mentre nel solo mese di giugno è morta una persona su 6, secondo i dati dell’UNHCR, l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati. Non è vera dunque l’equazione: meno sbarchi = meno morti, semmai è vero il contrario.
La soluzione al dramma dei migranti non sta nel blocco navale, né nella chiusura dei porti, perché come dimostrano i dati sopra citati, vengono favorite le situazioni che mettono in pericolo i migranti e viene aumentata l’immigrazione clandestina, con tutto quello che ne consegue in termini i morti in mare e criminalità organizzata che controlla partenze e sbarchi. Il fenomeno della migrazione a cui stiamo assistendo è un fenomeno strutturale, non emergenziale. Come mostrano i dati riportati da Valigia Blu, la portata dell’immigrazione in Italia è rimasta abbastanza costante negli anni, nonostante la crisi libica e la guerra in Siria. Quindi non c’è stato un consistente aumento dei migranti in Italia, rispetto agli anni precedenti, se non che sono arrivati in Italia nel giro di poco tempo.
Per affrontare il problema dei migranti morti in mare, oltre a prendere atto che il fenomeno migratorio dall’Africa non è emergenziale, ma strutturale, e dipende soprattutto da dinamiche demografiche e socio-economiche, non bisogna limitarsi al problema dei barconi in mare, ma cercare di capire cosa c’è prima della partenza di queste persone per il mare e i motivi, provare a capire che cosa spinge queste persone a partire e come si evolverà la situazione in futuro.
La prima soluzione che si presenta per risolvere la questione dei migranti è quella di aprire dei canali legali, come corridoi umanitari per i rifugiati e quote d’ingresso per i migranti economici. Una soluzione che a molti non piacerà, ma la chiusura delle frontiere ai migranti, in atto già da anni in Europa, e di tutti i canali legali di ingresso, infatti, non ha ridotto affatto l’immigrazione, ma ha aumentato quella clandestina, con un vasto traffico controllato dalle mafie.
Non solo, secondo alcuni esperti bisognerebbe abolire la distinzione tra migranti economici e rifugiati. I migranti economici, secondo studi scientifici, sono coloro che trovano più facilmente lavoro e che si integrano con la popolazione locale. La risposta degli esperti contattati da Valigia Blu è molto articolata.
Che ne pensate unimamme? Siete d’accordo con questa impostazione?
Per approfondimenti rimandiamo al reportage di Valigia Blu sui migranti in mare.
Sull’argomento vi mostriamo anche un video realizzato dalla Caritas che smonta i tanti “falsi miti” e “slogan” diffusi sui quali riflettere seriamente.
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