Gli hikikomori sono sopratutto adolescenti che soffrono di un disagio sociale.Arrivano ad abbondare la scuola, gli amici e tutti i contatti diretti.
Con il termine hikikomori vengono identificate quelle persone che si rifugiano in un ritiro sociale. In giapponese significa “stare in disparte”, i sintomi sono la letargia, la depressione, l’incomunicabilità, l’isolamento sociale ed i disturbi ossessivo-compulsivi.
Gli adolescenti sono quelli più colpiti da questo disagio sociale. Arrivano anche ad abbandonare la scuola, gli amici e tutti i contatti diretti. Preferiscono le interazioni virtuali attraverso la rete.
É di qualche mese fa la notizia che in Puglia una famiglia intera è rimasta per due anni e mezzo chiusi in casa, isolandosi completamente dal mondo esterno. La figlia di 9 anni provvedeva alla “spesa” che comprendeva essenzialmente caramelle, biscotti e merendine.
Questo fenomeno non sembrerebbe derivare da un disturbo mentale preesistente. Potrebbe durare mesi o addirittura anni e, per riuscire a risolvere il problema, c’è quasi sempre bisogno di aiuto.
Gli hikikomori hanno il timore di fallire, di essere giudicati, derisi o hanno paura delle pressioni sociali.
In Italia il fenomeno è poco conosciuto, però sono molti i ragazzi adolescenti o giovani adulti che ne soffrono.
Gli hikikomoro in Emilia Romagna: la prima regione ad aver effettuato una stima. Tante le situazioni segnalate dalle scuole
L’Ufficio scolastico dell’Emilia Romagna è il primo in Europa ad aver fatto una rilevazione a tappeto di quanti siano gli adolescenti “eremiti sociali”. L’ufficio scolastico regionale ha chiesto a tutte le scuole del territorio, quanti siano gli alunni che non le frequentano. Si sono concentrati sugli alunni che si sono “ritirati” in casa per motivi psicologici ed hanno presentato i risultati della ricerca a fine 2018.
All’indagine hanno aderito 687 istituti primari e secondari, di I° e di II° grado, distribuiti sul territorio dell’Emilia-Romagna.
Sono state 144 le scuole che hanno dichiarano di avere allievi che rientrano nella casistica oggetto della rilevazione. In tutto sono stati segnalati 346 ragazzi, 164 alunni maschi e 182 femmine, di cui:
- 20 alla scuola primaria, 3 addirittura a 6 anni;
- 86 alla secondaria di primo grado;
- 240 alla secondaria di secondo grado.
In controtendenza rispetto a quanto emerso dai sondaggi effettuati in Giappone sul fenomeno, c’è una prevalenza dei giovani di sesso femminile.
Quasi il 60% dei ragazzi ha un’ età che va dai 13 ai 16 anni, con 203 segnalazioni su 346.
Un centinaio i casi in cui le assenze da scuola hanno superano i 100 giorni. Il 67% degli alunni segnalati aveva un rendimento scolastico da sufficiente a ottimo. Invece 231 allievi avevano un rendimento già insufficiente.
Gli hikikomori hanno spesso dei cambiamenti nel modo di agire. Le scuole hanno confermato che ci sono stati dei comportamenti e/o degli atteggiamenti che sono stati rilevati, dagli insegnanti, nella maggioranza delle segnalazioni. Infatti soltanto in 83 segnalazioni su 346 non sono stati rilevanti cambiamenti nel comportamento.
Ci sono ragazzi che escono raramente o solo per curarsi, altri che escono solo con i familiari, oltre a quelli che non escono mai di casa.
Dall’indagine si è riscontrato che ci sono diversi ragazzi che non vogliono nessuno in casa, che non escono dalla propria stanza o non fanno entrare persone. Ci sono stati 46 casi di ragazzi che usano in modo compulsivo il computer.
Il report a seguito dell’indagine sul territorio dell’Emilia Romagna
Dal report, “adolescenti eremiti sociali” Rilevazione nelle scuole dell’Emilia-Romagna degli alunni che non frequentano, “ritirati” in casa, per motivi psicologici“, stilato dopo l’indagine nelle scuole si legge: “Le ragioni che i ragazzi adducono per il ritiro sociale sono diverse, ma ruotano sempre intorno al timore di fallire, di essere giudicati e derisi, o dal rifiuto di pressioni sociali ritenute eccessive e contrarie ai propri desideri o aspirazioni (ancorché questi ultimi possano poi apparire dall’esterno come velleitari e irrealistici). Totale è il disorientamento delle famiglie e del mondo adulto in generale, di fronte al fenomeno inusitato di ragazzi che non possono fare altro che vivere rinchiusi: in 104 casi dalle famiglie non è giunta alla scuola “nessuna richiesta”“.
Inoltre si è riscontrato che l’aiuto che la scuola cerca di fornire non è accettato: “A nulla servono, in taluni casi, la disponibilità offerta dalle scuole per mantenere le relazioni con ragazzi “ritirati”, mediante visita a casa dei docenti od utilizzo di connessioni social con i compagni di classe. Viene rifiutato non soltanto il rapporto con i docenti a scuola, ma anche a casa propria; viene rigettato pure il rapporto con i compagni, anche a distanza”.
Ci sono dei rari casi dove i ragazzi attraverso i WhatsApp rimanevano a contatto con i docenti ed i compagni di classe.
A conclusione si legge: “Il ritiro sociale, comunque lo si voglia classificare, ha a che fare con il problema dello sguardo dell’altro, lo sguardo che definisce chi sei, chi non sei, a che livello sociale ti poni, al limite che dice se esisti oppure no. Quante persone, anche adulte, oggi sostengono che non essere su Facebook significa non esistere? Così abbiamo di fronte due tipi di condotte sociali, per quanto riguarda lo sguardo altrui: quelli che si sentono vivi ed esistenti soltanto se guardati da qualcuno (possibilmente da molti) e gratificati dai like, oppure quelli che rifiutano di offrire il proprio corpo a questa visibilità (o perché ne rifiutano il modello o perché non si sentono all’altezza degli standard, per altro fallaci e fasulli) occultandosi nel buio della propria camera”.
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Voi unimamme eravate a conoscenza di questo disagio giovanile? Cosa ne pensate?