Unimamme, oggi vi raccontiamo la storia di una mamma che ha lottato con i medici che volevano staccare la spina alla sua bambina.
Medici consigliano di staccare la spina a una bima di 21 mesi
Quando Daisy Pritchard aveva 21 mesi le è stato diagnosticato un difetto cardiaco raro in seguito al quale ha dovuto sottoporsi a un’operazione di 7 ore a cuore aperto.
Già a sette mesi la piccina presentava dei problemi. Il suo pediatra, accortosi che la bimba non cresceva, aveva riscontrato un soffio al cuore.
“Prima della diagnosi Daisy era molto piccola, non aveva quasi capelli e denti. La allattavo costantemente ma non guadagnava peso. Credevo di fare qualcosa di sbagliato” ricorda la mamma.
Successivamente le è stato diagnosticato un difetto settale atriale, un raro difetto congenito che crea un buco nella parete tra la parte bassa e alta del cuore.
Purtroppo Daisy mancava del tutto di quella importante parete e le sue arterie erano collegate con le camere sbagliate.
“Così è stata operata, è stato spaventoso, ma è stato anche un sollievo scoprire che si poteva fare qualcosa e lei ce l’ha fatta”.
La piccina, all’epoca era il 2008, ha superato la complicata operazione svoltasi presso l’ Alder Hey Hospital, ma ha avuto un problema serio.
“Mentre la portavano in terapia intensiva ha avuto delle convulsioni e ha cominciato a girare la testa intorno. Ora sappiamo che aveva avuto un ictus”.
Dopo 26 ore di convulsioni residue la bimba ha smesso di respirare da sola ed è stata posta sotto ventilazione assistita.
La sua vita dipendeva dalle macchine.
Dopo due giorni trascorsi in questo modo, senza miglioramenti, i medici hanno informato sua mamma Eileen che avrebbero staccato i macchinari.
Mamma Eileen ricorda quei momenti con angoscia: “i 5 giorni successivi sono stati il periodo più traumatico che abbia mai attraversato. Ero sola a combattere affinché a mia figlia fosse consentito sopravvivere.”
I medici le hanno detto che sua figlia non avrebbe mai superato lo stadio di sviluppo di un neonato.
La donna, disperata, ha pregato i dottori di dare alla figlia la possibilità di respirare da sola, riducendo gradualmente i sedativi e ha osservato meravigliata come il corpo di Daisy ha cominciato a contrattaccare.
“Non avete idea di come potreste reagire quando qualcuno vi chiede di poter staccare le macchine che tengono in vita vostra figlia, non finché non vi troverete nella stessa situazione. Quando i medici mi hanno detto che Daisy non avrebbe mai camminato, parlato, mangiato o respirato da sola a me non è importato. Ero determinata a fare di tutto per tenerla in vita”.
A distanza di 72 ore dall’eliminazione dei sedativi Daisy si è svegliata.
“Non riesco a descrivervi quanto sia stato straordinario vedere quei piccoli battiti sulla macchina che mostravano che lei stava respirando da sola e poi si è svegliata”.
Inizialmente la bimba non ha risconosciuto la madre a causa di un’amnesia temporanea, ma successivamente vi è riuscita.
La bimba soffre di epilessia e fa controlli regolari, la sua mano destra non è mai tornata come prima.
Daisy, che ora ha 10 anni va a scuola, in piscina, cavalca e porta a spasso il cane.
“Daisy ha ancora qualche problema ma non permette che niente intralci la sua vita. Ha una vita straordinaria, mi ci sono voluti anni per essere in grado di parlare di quanto accaduto ma ritengo di essere stata fortunata perché quando mi sono trovata a combattere per la sua vita sono stata ascoltata”.
La mamma aggiunge: “può essere egoista ma non rimpiango niente, guardate Daisy ora, nuota, cavalca, è senza paura e io sono molto orgogliosa di lei. Ogni giorno sono colpita da lei”.
“Ora la guardo e penso a come potrebbero essere diverse le cose, avrei potuto acconsentire quando i medici hanno proposto di staccare i macchinari. Se avessi accettato e credo che la maggior parte dei genitori l’avrebbero fatto, mia figlia ora non sarebbe qui”.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questa vicenda raccontata sul Daily Mail?
Noi vi lasciamo con la storia di Alfie Evans e la reazione dei genitori dopo la decisione del giudice e un approfondimento sulla vicenda di questo bimbo con l’appello dei genitori: “nostro figlio deve vivere”.