Unimamme, torniamo a parlarvi di bullismo e di come questo problema abbia gravi ripercussioni sui giovani.
Bullismo: cosa dicono un esperto e le ricerche
Forse ricorderete della quattordicenne australiana Dolly, una ragazza suicidatasi a causa del bullismo a cui era stata sottoposta.
La sua storia ha scosso profondamente il suo Paese, tanto che l’esperto di salute mentale Patrick McGorry, anch’egli australiano, ha auspicato un aumento dei servizi dedicati a chi è vittima di bullismo.
Secondo lui per ridurre concretamente questo fenomeno ci sarebbe bisogno di un movimento sociale su larga scala, simile a quello riguardante la violenza domestica, l’abuso dei bambini, le molestie.
“Si tratta di una cosa veramente distruttiva. Le ricerche mostrano che il bullismo, non il cyberbullismo, è dannoso per la salute mentale quanto gli abusi sessuali per un bambino”.
“Ha lo stesso impatto sulla salute mentale di una persona e sulla sua autostima”.
Nel corso del funerale di Dolly, il padre Tick ha invitato i genitori a controllare i loro figli. “A tutti i genitori, controllate i vostri bambini, parlate con loro circa i rapporti, parlate loro del bullismo, di qualunque modo in cui possa accadere.”
Nel frattempo la famiglia di Dolly ha creato la Dolly’s Dream, una fondazione per portare aiuto a tutte le altre vittime di bullismo, coloro che hanno problemi di salute mentale e pensano al suicidio.
Nel 2015 uno studio compiuto su 3000 ragazzi in Gran Bretagna e America, ha comparato la salute mentale di bambini vittime di bullismo con coloro che hanno sofferto maltrattamenti e abusi.
I bambini che aveva subito bullismo erano:
- 5 volte più inclini a sviluppare ansia
- 2 volte più inclini a sviluppare depressione e atti di autolesionismo
Un numero crescente di ricerche dimostra che ridurre il bullismo è difficile.
Per questo, secondo McGorry, è di vitale importanza insegnare ai bambini la resilienza e offrire loro sostegno nei momenti di crisi.
Una recente indagine svolta sulla gioventù australiana ha scoperto che la salute mentale è il problema che desta maggiore preoccupazione.
Il 45,3% dei ragazzi era preoccupato di riuscire a gestire lo stress.
Per McGorry però bisognerebbe investire di più in un precoce intervento.
“Non stiamo facendo abbastanza per le persone che mostrano già segni di stress e sono a rischio”.
Unimamme voi cosa ne pensate di queste osservazioni riportate sul The Guardian?