Ci sono idee talmente geniali che cambiano anche concetti dati per scontato ad esempio quelli che riguardano gli spazi dedicati al divertimento dei bambini. Vi ricordate la storia del parco giochi più creativo del mondo?
E’ per questo motivo torniamo a parlare di parco giochi, questa volta per contribuire a diffondere una tematica evidenziata da due mamme romagnole impegnate a migliorare l’accessibilità degli spazi ludici per i bambini e quasi sempre inaccessibili a chi è disabile. Cosa significa costruire un parco gioco inclusivo?
“Il Parco per Tutti”: perché ogni bambino ha diritto di giocare
Si chiamano Claudia Protti e Raffaella Bedetti e sono due mamme di Santarcangelo di Romagna che hanno lanciato sul web la loro battaglia per sensibilizzare le amministrazioni locali sul problema delle barriere architettoniche negli spazi dedicati ai bambini.
Dopo l’ennesima faticosissima visita al parco giochi in compagnia del figlio Cristian, affetto da una malattia muscolare agli arti, Raffaella e Claudia decidono di muoversi attivamente affinché i sassi e le altalene non siano più nemiche della carrozzina ed impedimenti al gioco per alcuni bambini. Nasce così un blog che in poco tempo ottiene più di 5.000 sostenitori su Facebook, l’attenzione di numerosi enti e quotidiani nazionali e rappresenta il canale di comunicazione di molte azioni concretamente portate avanti sul loro territorio.
La loro richiesta riguarda la creazione di “parchi gioco inclusivi“. Ma attenzione!!! Questo non significa costruire di un parco giochi per bambini disabili bensì un parco “per tutti”.
Per parco giochi inclusivo si intende infatti un’attrezzatura che può essere utilizzata da una vasta gamma di utenti con diverse abilità, senza adattamenti particolari o progettazioni speciali. Molte persone infatti detengono un livello di piccola o media disabilità che non richiede una progettazione radicale come quella per utenti su sedia a rotelle. La differenza tra un gioco inclusivo ed un gioco per disabili parte proprio dalla progettazione, studiata per consentire ai bambini di divertirsi assieme, senza barriere e senza divisioni.
I parchi giochi inclusivi consentono l’abbattimento delle barriere architettoniche mediante ad esempio:
- rampe di accesso,
- percorsi per bambini ipovedenti,
- percorsi tattili,
- vasche rialzate per l’orticoltura,
- scivoli a doppia pista,
tutto questo è studiato per consentire ai piccoli con diverse abilità di giocare ed imparare assieme ai propri amici, fratelli e genitori.
Grazie al gioco si promuove l’inclusione sociale
Un altro aspetto rilevante è anche quello di non concentrare le attenzioni solo sulle disabilità gravi o su che necessita sedia a rotelle. Questo è fondamentale per evitare avere l’effetto di ridurre il valore ludico del parco giochi a tal punto che i bambini normo-dotati non mostrano il desiderio di utilizzarlo ed i bambini costretti alla carrozzella si sentono soli nelle loro attività. Consentire invece ai bambini disabili di accedere a spazi di gioco assieme a tutti, aiuta loro e le relative famiglie a costruire relazioni e promuovere l’inclusione sociale.
Le parole dichiarate dalle due mamme al sito West illustrano bene qual è la situazione in Italia e quali sono gli ostacoli alla realizzazione di queste opere nelle realtà locali, dice Claudia:
“Al momento abbiamo ricevuto molta solidarietà, a parole in pratica non si è ancora mosso niente. Ma io e Raffaella confidiamo profondamente nella sensibilità della nuova amministrazione. Purtroppo è solo un problema di mentalità. Come si organizzano Notti Rosa e Concerti di Capodanno, si può raccogliere qualche soldo per un parco inclusivo, tramite eventi di beneficenza o chiedendo sponsor a commercianti e istituti bancari”.
Ricordiamo che l’articolo 31 della Convenzione ONU riconosce i diritti del bambino a dedicarsi al gioco, e afferma che non ci dovrebbe essere nessuna discriminazione dei bambini a prescindere dalla loro disabilità. C’è un dovere legale e morale in tutti noi per fare in modo che ogni bambino, indipendentemente dalla propria capacità, possa raggiungere il proprio potenziale attraverso una sfida che comprenda la consapevolezza del rischio e del pericolo. Ciò è realizzabile creando spazi di gioco inclusivi. L’alternativa è l’esclusione, scorretta e indesiderabile, che colpisce i bambini con disabilità e le loro famiglie, prima nel gioco e successivamente nella vita.
Care Unimamme, la tematica riguarda davvero ognuno tutti ed è poco attenzionata, ma che può essere combattuta proprio a partire da ogni realtà e possibilità. Diffondiamo il messaggio di queste di Claudia e Raffaella valido non solo per la diffusione di giochi ma anche di una cultura inclusiva.
Se volete approfondire leggete questo interessantissimo vademecum promosso dal comune di Jesolo che indica chiaramente quali sono le linee guida per parco giochi inclusivo.
(Fonte: West-info; ParcoInclusivoPerTutti)