Dopo la prima puntata di “Lessico Famigliare” in cui lo psicanalista Massimo Recalcati ha parlato della figura della madre, nella seconda puntata parla della figura del padre.
Recalcati ha affrontato i concetti di figura genitoriale del padre e di eredità che i padri lasciano ai figli.
Per spiegare le sue tesi lo psicanalista, anche in questa puntata, si è avvalso di spezzoni di film, di video, di interviste, al fine di renderle maggiormente fruibili al grande pubblico.
La prima puntata, ricordiamolo, pur se andata in onda in seconda serata, è stata seguita da quasi un milione di persone e sui social ha ricevuto molto successo.
La funzione del padre: portare nel cuore dei figli l’esperienza dell’impossibile
La puntata è iniziata con il video di un’inchiesta del 1970, di Luigi Comencini, sui metodi educativi del periodo, nel quale la paternità era rappresentata con immagini sadiche e repressive. Il papà che picchia con un bastone, con la frusta, con la cinta. E parlando di questa forma di paternità, Recalcati parla anche di una rappresentazione folle di paternità, ispirata da figure come i dittatori, come Hitler.
Recalcati sottolinea poi che il padre non è lo spermatozoo, non è il genitore biologico dei suoi figli. Per parlare di padre occorre specificare che all’atto biologico deve affiancarsi un atto di adozione della vita del figlio: occorre un gesto simbolico di riconoscimento del padre che dice al figlio “tu sei mio figlio“, “io ho con te un rapporto di responsabilità illimitata, perché la tua venuta al mondo ha reso il mondo diverso“.
Il dono della paternità è il dono di una responsabilità illimitata, senza diritto di proprietà sul figlio.
Lo psicanalista riprende poi il concetto di padre per Freud: padre come simbolo della legge, dove per legge non si intende una norma giuridica, ma una legge non scritta a fondamento di tutte le forme di vita comunitaria. E’ la legge che interdice l’incesto, che frena la spinta dell’essere umano a realizzare un godimento che non conosce limiti. E’ sbagliato pensare che si può avere tutto, che si può fare tutto.
La funzione del padre è quella di portare nel cuore dei figli che non tutto è possibile, che ci sono limiti. Ciò è necessario per alimentare il desiderio, e per spiegarlo Recalcati fa l’esempio di un gruppo di ragazzini che in un prato decide di giocare a calcio: per farlo devono prima delimitare il campo. Stessa cosa deve essere fatta con la vita. Lacan diceva che la funzione del padre è quella di unire la legge al desiderio.
Tornando a Freud, Recalcati spiega che quando questi scrive “Un padre è qualcuno che sa tenere gli occhi chiusi” vuole dire che il padre non è come il Grande Fratello, che tutto vede e tutto controlla. Il padre è il volto umano della legge e in quanto tale non deve vedere tutto, perché ospita il perdono e sa fare delle eccezioni. La legge va applicata quindi in maniera non anonima.
Il problema del nostro tempo, spiega l’esperto, è che l’alleanza tra legge e desiderio si è interrotta: siamo infatti nel tempo del desiderio impazzito, dissipativo. Per dirlo con le parole di Lacan, il nostro tempo è il tempo dell’evaporazione del padre.
Non sono più i padri a guidare i bambini, ma il contrario. Il padre non è più bussola infallibile, e tende sempre di più ad assomigliare ai figli. Le leggi della famiglia si adattano ai capricci dei figli, come si vede nel film “Caro Diario”, sempre di Nanni Moretti.
Il problema del nostro tempo è che i padri vivono una forma di angoscia: se incarnano lo spigolo duro del no hanno paura di non essere sufficientemente amati dai loro figli. Ma se il padre non dice no, e al contrario dice sempre di si, è lui che deve poi rincorrere il riconoscimento del figlio e non il contrario.
Recalcati cita anche un romanzo, “La strada” di MacCarthy, in cui in un un mondo sopravvissuto a stento ad una catastrofe senza precedenti, e nel quale gli esseri umani diventano cannibali, resiste solo una coppia, composta da un padre e da un figlio.
Da padre-padrone a padre-testimone: l’evoluzione della figura paterna
Dopo l’evaporazione del padre rimane il padre testimone, un padre che non impugna la frusta o il bastone, ma che mostra la forza e la vitalità del proprio desiderio. Inoltre non deve essere necessariamente il padre di sangue, perché anche un insegnante può essere il padre testimone.
Oggi quindi il padre è testimone e la sua testimonianza viene data attraverso la sua vita: il padre non deve spiegare il senso della vita, ma deve mostrare attraverso la sua che la vita, con i dovuti limiti, può avere un senso, animando così la vita del figlio con la speranza. Per far ciò deve riparare il più possibile la vita del figlio dall’orrore.
A supporto di questa figura di padre, si vede uno spezzone del film “La vita è bella”, in cui il padre non è il padre potente, ma è un padre che mostra al contempo tutta la sua vulnerabilità e tutta la sua responsabilità illimitata nel proteggere la vita del figlio. La parola del padre non è più quindi la parola che guida la vita del figlio, ma la parola che la protegge.
Recalcati risponde infine ad alcune domande. L’esperto spiega che non è corretto parlare di istinto paterno, perché una cosa è la voglia di un figlio e altro è desiderare un figlio. Volere un figlio è volere avere qualcosa in più, mentre desiderare un figlio è far fruttare il colmo dell’amore. E’ il colmo dell’amore di un uomo e di una donna che genera la vita di un figlio. La nascita di un figlio è quindi l’evento che incarna l’amore.
Spiega poi che il padre-testimone è diverso dal padre-esemplare: la testimonianza deve accadere nel silenzio e non genera degli effetti immediati, come una semina che richiede tempo per generare i frutti.
La figura di un padre testimone può essere trovata anche al di fuori della famiglia, anche in un libro, in un viaggio.
Parlando di genitori, l’esperto spiega che tra padre e madre deve esserci un legame, necessario per azzerare il rischio è che si produca il legame tra uno dei due e il figlio. E quando la coppia è figlio-genitore si è di fronte ad un’alterazione. Il padre viene escluso e si cementifica il rapporto madre -figlio. In che modo quindi una madre può evitarlo e salvare il padre? Restando donna, risponde Recalcati.
Qual è quindi l’eredità del padre? Mentre per la mamma l’eredità lasciata al figlio deve essere quella di essersi sentito unico, voluto e desiderato, l’eredità paterna è costituita dai valori che è riuscito a tramandare.
E voi unimamme, avevate mai riflettuto su questi concetti? I vostri compagni hanno seguito la puntata? Seguirete la terza puntata del programma nella quale Recalcati parlerà della figura del figlio?
Se vi siete perse la puntata, potete rivederla su RaiPlay.