Spesso quando parliamo di scuola, ci siamo soffermate sui problemi che purtroppo influiscono sulla crescita dei nostri figli, per questo motivo la notizia di un “premio” per gli insegnanti italiani che fanno la differenza ci rende felici e aumenta in noi la speranza in una scuola migliore.
Da quest’anno infatti è stato istituito l’Italian Teacher Prize – Premio Nazionale Insegnanti, il riconoscimento per l’insegnante migliore dell’anno, gemellato con il Global Teacher Prize o Premio Nobel dei docenti: promosso dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR) e dalla Varkey Foundation, ha l’obiettivo di celebrare il lavoro degli insegnanti italiani e sensibilizzare l’intera comunità sul ruolo fondamentale che essi svolgono all’interno della nostra società.
L’insegnante migliore d’Italia secondo l’Italian Teacher Prize
A vincere l’Italian Teacher Prize 2017 è stata Annamaria Berenzi, insegnante di matematica nella sezione ospedaliera dell’IIS Castelli di Brescia. La professoressa insegna ai ragazzi malati, ricoverati presso gli Spedali Civili di Brescia.
Le sue “aule” di scuola sono infatti i reparti di Oncoematologia pediatrica e Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Luoghi di cura e sofferenza, dove insegnare può equivalere ad una missione professionale e soprattutto umana che assorbe tante energie.
La prof. più brava d’Italia ha spiegato che “è scuola d’emergenza, in cui fare lezione significa ricordarsi che la malattia non ti sta togliendo tutto, che esiste una parte della tua vita che non viene risucchiata da degenza, terapie e isolamento“, si legge su Vita.
Annamaria Berenzi ha raccontato di essere stata lei stessa a chiedere il trasferimento alla sezione ospedaliera, circa otto anni fa. Anche se la sua paura era tanta, soprattutto quella “di non reggere il carico emotivo“. “Ma con il tempo ho imparato che i nostri studenti degenti, affrontando con tanto coraggio e dignità prove durissime, ci insegnano a non voltare la faccia di fronte alla fatica e al dolore, e ora non lascerei più il mio ruolo in ospedale. Mi ritengo una privilegiata ad essere dove mi trovo“, ha detto.
“In ospedale – ha continuato la professoressa – ti metti in gioco anche umanamente, non solo come persona. Le mie lezioni sono individuali, con ragazzi che si trovano da un momento all’altro in stato alterato, spesso vivo l’emergenza: ma tutto questo, se ci riesci, fa emergere un canale di comunicazione tutto particolare, nascono rapporti bellissimi e hai soddisfazioni enormi. Non tutti i ragazzi sono “geni”, ovviamente, non intendo quello: capita però il ragazzo che capisce la matematica e che prima non la capiva o quello bravo che approfondisce e così si distrae dalla malattia e si diverte e per alcune ore non si accorge del tempo che passa. Ogni ragazzo è una potenzialità infinita, questo vale per tutti, ma qui nel rapporto uno a uno lo tocchi davvero con mano“.
Del suo rapporto particolare con il dolore, Annamaria Berenzi ha detto: “Tutti i giorni ho a che fare con il dolore: da un lato so che quando non sentirò più il dolore dell’altro sarà il momento di cambiare mestiere, perché non puoi essere utile a nessuno se non senti il suo dolore; dall’altra parte naturalmente cerco di tutelarmi, di sentire ma anche di essere alla giusta distanza. Quando durante una lezione in una stanza di degenza lo studente non si accorge di quanto tempo è passato, riesce ad allontanarsi dal suo io malato, si sente “bene”… solo allora un docente può sentirsi soddisfatto“.
Il premio per l’insegnante migliore d’Italia
Con questo riconoscimento, abbiamo detto, si vogliono premiare quei docenti che rappresentano una fonte di ispirazione per i loro studenti, favorendone la crescita come cittadini attivi, e che promuovono un cambiamento positivo nelle loro comunità di appartenenza.
Il premio ha cercato di individuare quegli insegnanti capaci di trasmettere agli studenti la passione per lo studio e la curiosità per il sapere, nonostante le difficoltà e i pochi mezzi a disposizione.
Il lavoro di Annamaria Berenzi è molto delicato e per questo è stata premiata, su segnalazione di una sua alunna. Il premio consiste in una somma di 50.000 euro che l’insegnante ha deciso di destinare agli studenti ospedalieri, per offrire loro un ambito in cui essi possano ritrovarsi al di fuori delle stanze di degenza. Un’opportunità per condividere vissuti e supportarsi a vicenda nella rielaborazione del trauma che vivono.
Il sogno nel cassetto della prof. più brava d’Italia è il progetto “In viaggio per guarire”, una campagna di responsabilizzazione con tappe in diverse scuole d’Italia che coinvolga i suoi studenti (sia quelli attualmente in cura che quelli già guariti) come testimonial.
Annamaria Berenzi sarà poi valutata dal comitato internazionale del Global Teacher Prize per l’inserimento fra i primi 50 finalisti a livello mondiale.
Insieme alla prof. Berenzi sono stati premiati altri quattro insegnanti, finalisti dell’Talian Teacher Prize:
- Daniela Ferrarello insegna matematica nella sede carceraria dell’Istituto alberghiero Karol Wojtyla di Catania.
- Consolata Maria Franco insegna nell’Istituto penale minorile di Nisida, a Napoli, dove ha sperimentato percorsi linguistici e di educazione alla legalità innovativi.
- Dario Gasparo è docente di Scienze presso l’Istituto comprensivo Valmaura di Trieste. Ha realizzato e documentato sperimentazioni di insegnamento della matematica mediante l’uso del corpo.
- Antonio Silvagni è docente di latino e materie letterarie all’Istituto di istruzione superiore Leonardo Da Vinci di Arzignano. Il glaucoma agli occhi non ha fermato la sua passione per l’insegnamento. “Nonostante le oggettive difficoltà fisiche dovute alla cecità – racconta – intraprendo azioni didattiche innovative senza che queste siano e vengano percepite come compensative di una situazione svantaggiata“.
I quattro docenti hanno vinto un premio di 30.000 euro ciascuno, da usare per progetti scolastici.
Tutti gli insegnanti vincitori dell’Italian Teacher Prize parteciperanno a Dubai al GESF, il Global Education & Skills Forum.
Tornando alla vincitrice, vi avevamo già parlato della “Scuola in ospedale“, nata 40 anni fa. Parlando di numeri oggi in Italia ci sono 167 sezioni ospedaliere, con 765 docenti: nello scorso anno scolastico hanno usufruito di questo servizio 62.204 studenti, di cui 4.400 della scuola secondaria di II grado.
La Scuola in Ospedale permette la continuità negli studi ai bambini e ragazzi ricoverati, ma allo stesso tempo permette a loro e alle loro famiglie di continuare a sperare e fare progetti per il futuro.
E voi unimamme cosa pensate di questa iniziativa? Conoscete anche voi degli insegnanti straordinari che hanno cambiato la vostra vita o quella dei vostri figli?
Vi ricordiamo il nostro articolo sul ruolo degli insegnanti nell’equilibrio e benessere dei bambini.
VIDEO: Premio Nazionale Insegnanti – Intervista alla vincitrice