Quando a Santa Barbara un ragazzo di 22 anni, Elliot Rodger, ha ucciso 6 ragazze, ha ferito 13 persone e poi si è ucciso, un padre ha sentito il suo cuore esplodere di preoccupazione: la figlia risiede infatti a poca distanza dal luogo degli accadimenti.
Un padre si rivolge ai maschi
Il tema della violenza sulle donne è sempre attuale e solo l’amore può far cambiare direzione e sanare una ferita. Questo è quello il padre della ragazza ha sentito di dover scrivere dopo quegli avvenimenti.
La sparatoria vicino Santa Barbara ha colpito troppo vicino al mio cuore: mia figlia frequenta il college al UC Sanata Barbara e vive a pochi minuti da luogo della tragedia.
Lei sta bene, ma è scossa non solo dalla gravità e dalla vicinanza di questo crimine… ma anche dalla diatriba misogina che alcuni uomini hanno portato avanti online e che è stata costretta a leggere. Questi uomini sposano i sentimenti del killer e la sua “guerra alle donne“, chiamandolo il loro eroe.
Questo per me è inconcepibile, ma evidenzia un grosso problema nella nostra società: le donne sono trattate come oggetti, giocattoli, carne, vengono insultate, abusate, stuprate e poi vengono colpevolizzate e fatte sentire responsabili. Certo, non tutti gli uomini lo fanno, ma il fatto che praticamente ogni donna ha esperienza in una certa misura di questa paura e umiliazione è orripilante.
È orripilante per me, padre di tre figlie, sapere che dovranno vivere questa paura per tutta la loro vita, preoccuparsi di essere violentate se si trovano a camminare da sole, rifiutare proposte sessuali indesiderate, sentirsi considerate come delle prostitute.
È una preoccupazione per me, come padre di figli maschi, vederli partecipare a questo tipo di dinamiche o forse… diventare parte di una soluzione.
Vorrei dire a tutti i genitori come me che hanno figli che frequentano le scuole: parliamogli.
Insegniamogli come rispettare le donne.
Aiutiamoli a comprendere il punto di vista delle donne che hanno subito un abuso, che si sentono degradate o spaventate, che si sentono trattate come oggetti che devono dare sesso agli uomini. Lasciamo che ascoltino le loro storie così che possano capire ed empatizzare con loro.
Se non ne parliamo, nulla cambierà, dobbiamo essere degli esempi e trattare le donne con rispetto, come pari e non come oggetti.
Parliamogli quando in televisione vediamo una donna rappresentata come un oggetto sessuale, spieghiamogli perché accade e come vederle invece come un altro essere umano.
Raccontiamo com’è sentirsi indifesi quando qualcuno vuole abusare di te, vuole usare il tuo corpo senza permesso e ti tratta come se fossi meno di un essere umano.
Aiutiamoli ad aprire il loro cuore, mentre noi apriamo il nostro, in modo che sentano il dolore delle vittime senza doverle biasimare per le loro scelte o per come si vestono.
Raccontiamogli come la società le critichi per come si vestono, per quello che mostrano, senza far mai sentire un uomo in quel modo. Spieghiamogli come facciamo sentire una ragazza a cui piace il sesso quanto piace a un ragazzo. Lo so perché io stesso ho partecipato a questo processo e solo negli ultimi anno ho cambiato il mio comportamento.
Il cambiamento è possibile, ma deve partire da noi.
Rendiamo il mondo un posto migliore per le nostre figlie, madri, sorelle, amiche. Le nostre compagne. Perché ognuno di noi merita di sentirsi rispettato e al sicuro.
Un appello accorato, riportato sulle pagine di zenhabits.net, che siamo certi le nostre unimamme sposeranno in pieno. Da far leggere a figli e compagni confidando nella loro intelligenza. Forse è il momento di fare un salto culturale per il bene di tutti.
Noi vi lasciamo con la storia di 2 bambine orfane a causa del femminicidio.