Mamma muore di tumore al seno per seguire il metodo Hamer

mamma tumore seno hamer
Tumore al seno (iStock)

Mamma muore di tumore al seno per seguire il metodo Hamer e lascia due figli piccoli.

Una psicoterapeuta conosciuta in Veneto e Friuli Venezia Giulia è morta di tumore al seno, dopo aver rifiutato tutte le cure per seguire il “metodo” Hamer, una pseudo terapia alternativa per la quale il medico tedesco che la inventò, Ryke Geerd Hamer, fu radiato dall’albo.

Mamma muore di tumore al seno: aveva seguito il metodo Hamer

Purtroppo il suo non è il primo caso e molto probabilmente non sarà l’ultimo. Marta Roncaglia è l’ennesima vittima della pseudo terapia chiamata “metodo Hamer”, una cura truffaldina che promette guarigioni miracolose di fatto senza seguire alcuna terapia. La donna, mamma di due bimbi piccoli e nota psicoterapeuta al Nord-est, è morta a soli 43 anni di tumore al seno. La donna aveva rifiutato tutte le terapie convenzionali, le uniche che salvano dal tumore, per seguire il fantasioso metodo Hamer. Un metodo, conosciuto anche come Nuova Medicina Germanica, che non ha alcun fondamento scientifico.

Il metodo Hamer si basa sul presupposto, assolutamente falso, che il tumore sia il frutto di un conflitto psichico. I suoi principi negano tutto quello che è stato scientificamente dimostrato sul funzionamento dell’organismo sano e di quello malato, spiega l’Airc. Il metodo Hamer rinnega l’uso dei farmaci ed è contrario alla chemioterapia, che definisce “la più grande menzogna di tutta la storia della medicina”. I pazienti che seguono questa pseudo cura finiscono con l’avere gravi ritardi nell’inizio delle terapie, trasformando così tumori curabili in incurabili. Inoltre, nella teoria del metodo Hamer sono presenti anche idee razziste e antisemite. Il medico tedesco, morto nel 2017, era stato radiato dall’albo dei medici in Germania nel 1986.

Eppure, sono centinaia in Veneto le persone che seguono questo metodo e affollano le conferenze sulla Nuova Medicina Germanica. Un fenomeno che è stato descritto in un’inchiesta del Corriere del Veneto, che riporta anche la notizia della psicoterapeuta morta di tumore al seno per aver seguito la pseudo terapia di Hamer. Così come era successo ad Eleonora Bottaro, la ragazza morta a 18 anni di una leucemia curabile per aver rifiutato la chemioterapia, indotta dai genitori seguaci di Hamer e ora a processo per omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento. Eleonora e Marta morte per aver rifiutato cure che avrebbero potuto salvarle.

La psicoterapeuta Marta Roncaglia era originaria di Cinto Caomaggiore, comune in provincia di Venezia. Era sposata e mamma di due bambini di tre e cinque anni. Esperta di bioetica, lavorava come psicoterapeuta ed era piuttosto conosciuta tra Veneto e Friuli Venezia Giulia per aver fondato a Udine l’associazione “L’Abbraccio”, che seguiva i pazienti nella delicata fase del fine vita. La decisione di seguire il metodo Hamer era stata condivisa con il marito, riporta il Corriere del Veneto.

Marta Roncaglia è morta di cancro al seno all’ospedale Gervasutta di Udine, “dopo aver rifiutato tutte le cure che le abbiamo proposto, perché ha intrapreso questo percorso terapeutico alternativo. E ci ha sperato, con suo marito, fino alla fine“, ha spiegato l’azienda sanitaria ospedaliera. La donna ha rifiutato la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia, anche il ricovero in ospedale. Fino a quando, arrivata alla fase terminale della malattia, non ha potuto più evitare l’ospedale. La donna avrebbe voluto morire in casa, “ma le sue condizioni fisiche erano tali da impedire un percorso domestico”, ha detto l’ospedale Gervasutta.

La donna si è spenta all’hospice di Portogruaro lo scorso 30 aprile, è stata ricoverata solo per le cure palliative terminali, nell’ultima settimana di vita. “L’abbiamo semplicemente sollevata dal punto di vista sintomatologico”, hanno riferito i medici.

Sul sito web dell’associazione “L’Abbraccio” si legge che l’associazione ha il compito “di raccogliere al proprio interno diversi professionisti che operano attivamente nel campo socio-sanitario e che desiderano spendere le proprie competenze al servizio degli altri“. Attenta alle cure e al servizio degli altri, questa donna, mamma e professionista forse non lo è stata con sé stessa.

Cosa pensate di questa storia unimamme?

Gestione cookie