Sono ore di angoscia per Tom e Kate, i giovani genitori di Alfie Evans, il bimbo inglese di cui vi abbiamo già parlato lo scorso dicembre, ricoverato in ospedale a Liverpool da circa un anno, in coma per una malattia che i medici non sono riusciti a scoprire le cause. Alfie vive grazie ad un respiratore e secondo i medici ha subito gravissimi danni cerebrali. Per lui non ci sono speranze di ripresa, per questo motivo i sanitari, dopo molti mesi in queste condizioni, vorrebbero staccarlo alle macchine, per dargli una morte dignitosa. Ma i genitori si oppongono con tutte le forze e hanno lanciato una campagna per tenere il piccolo attaccato al respiratore. Un caso lacerante, molto simile a quello di Charlie Gard.
Alfie Evans: i genitori aspettano la sentenza sul figlioletto
Il contrasto tra i genitori di Alfie e i medici dell’ospedale Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool, dove il bambino è ricoverato, ha dato luogo ad un caso giudiziario finito davanti al tribunale per il diritto di famiglia di Liverpool. Da giorni è in corso l’udienza davanti al giudice con le parti, i genitori del bambino con i loro legali e i responsabili dell’ospedale, che tentano di far valere la propria posizione.
Secondo l’ospedale, Afie, che ha raggiunto i 20 mesi di età, è in coma profondo e non ha nessuna possibilità di riprendersi. Non ci sono cure per lui. Il bambino, dicono i medici, ha subito gravissimi danni cerebrali e quei pochi movimenti che compie, come aprire ogni tanto gli occhi o sbadigliare sono solo un riflesso. L’attività del suo cervello, quella necessaria per respirare e vivere è stimolata dalle macchine. Il bambino è in stato vegetativo e tenerlo in vita con le macchine andrebbe contro il suo stesso interesse. Non è vita, sostengono i medici, non è una vita dignitosa.
I genitori di Alfie, Tom Evans, 21 anni, e Kate James, 20 anni, però non ci stano, non vogliono arrendersi e ritengono che il loro bambino sia ancora vivo. Sentono il bambino rispondere agli stimoli quando gli stanno accanto e lo prendono in braccio. Per loro Alfie non può e non deve morire; non adesso. Non prima di aver tentato tutte le strade possibili.
Per questo motivo hanno pensato di rivolgersi all’estero: c’è la possibilità di portare Alfie in Germania o in un ospedale pediatrico specializzato in Italia, a Roma (il Bambino Gesù). I genitori di Alfie vorrebbero provare, soprattutto vorrebbero che il bambino fosse sottoposto ad altri esami e visitato da altri specialisti, visto che all’ospedale di Liverpool non sono riusciti a diagnosticare la sua malattia. I medici inglesi, tuttavia, si oppongono, ritengono che Alfie non abbia alcuna speranza di recupero e soprattutto ritengono che un suo trasferimento all’estero sia molto rischioso perché il bambino potrebbe morire durante il viaggio.
In ogni caso, i genitori non vorrebbero far morire Alfie in ospedale, ma se dovesse essere definitivamente accertato che per il bambino non c’è nessuna speranza, vorrebbero portarlo a casa e dargli l’ultimo saluto nell’intimità della loro casa.
La drammatica decisione sulla sorte del piccolo Alfie è rimessa nelle mani del giudice Hayden, che ha ascoltato attentamente le argomentazioni delle parti in causa. Il giudice ha annunciato che scriverà la sua sentenza nel corso della prossima settimana, ma la comunicherà non prima della settimana successiva, perché è impegnato anche in un altro caso. Il giudice si è scusato per il rinvio, ma ha aggiunto che il tempo in più gli consentirà di riflettere più a lungo su una questione tanto delicata. Per i genitori di Alfie sarà un’attesa lancinante.
Nel frattempo si moltiplicano le iniziative di solidarietà da parte dell’opinione pubblica, inglese e da tutto il mondo. Sono state aperte pagine Facebook in sostengo di Alfie e un gruppo ufficiale, Alfies Army, l’esercito di Alfie, con messaggi di sostegno e incoraggiamento per i genitori del bambino e alcuni post di papà Tom, come un video in cui Tom stimola Alfie, facendogli fare della ginnastica a la letto.
Durante l’udienza, il giudice ha sottolineato che è importante considerare i desideri e sentimenti del bambino e che in certe circostanze quello che i bambini non dicono può essere importante tanto quanto quello che dicono.
Gli ultimo sviluppi sulla vicenda sono stati raccontati dal Liverpool Echo.
Difficile commentare questa triste vicenda unimamme, ma speriamo che la decisione presa sia la migliore per Alfie e i suoi genitori.