Unimamme, a quante tra di voi è capitato di partorire qualche giorno prima della data prevista o magari con leggero anticipo?
Per una giovane coppia inglese in vacanza a New York, il “piccolo imprevisto” del prematuro arrivo del figlio ha rischiato però di costare davvero molto caro. A Katie Amos e Lee Johnston è stata infatti sottoposta una parcella medica da 200 mila dollari (più di 168 mila Euro) per le cure sostenute dall’ospedale Lenox Hill della Grande Mela che si è occupato della mamma e del piccolo venuto al mondo prematuro.
L’incredibile storia di un parto a New York
Il piccolo prematuro, nato con 11 settimane di anticipo, necessita infatti di cure particolari che dovrebbero protrarsi fino a marzo (mese in cui sarebbe dovuto nascere) e i cui costi sono insostenibili per la sua famiglia.
La notizia dell’esosa parcella si è diffusa in fretta sul web, nel frattempo però l’ospedale americano ha comunicato che lavorerà con la compagnia di assicurazioni per far sì che i costi siano coperti e che non debbano gravare sulla coppia inglese.
In ogni caso, gli amici di Katie e Lee hanno organizzato una raccolta fondi per aiutarli e i cui ricavi hanno già raggiunto i 10 mila dollari.
I genitori di Dax, il neonato prematuro, erano partiti dal Lincolnshire il 26 dicembre, per un ultimo viaggio senza figli, ma niente li aveva fatti sospettare che solo 2 giorni dopo sarebbero finiti in un ospedale di Manhattan. Quando la mamma di Dax è andata in travaglio mentre si trovava a Central Park lei e il compagno sono stati presi del panico pensando che la loro compagnia di assicurazione non avrebbe sostenuto i costi del parto.
“Stavo camminando quando ho avvertito delle fitte molto violente, dopo un po’, visto che la situazione non era migliorata, siamo corsi in ospedale” ha dichiarato Katie al Daily Mail.
All’angoscia per la situazione si è aggiunta anche la consapevolezza di trovarsi da soli a fronteggiare il tutto, con la famiglia lontana in Inghilterra.
Come accennavamo, anche gli amici si sono mobilitati per aiutare Lee e Katie, uno di loro, Richard Crow, ha riferito che tutti, tra parenti e conoscenti, sono rimasti scioccati dalla notizia.
Ed è sempre lui ad aggiungere che, solo per l’epidurale, l’ospedale ha chiesto 5 mila Euro, ma anche che i genitori del bimbo sono stati sistemati in un’abitazione offerta dall’associazione di carità Ronald McDonald’s, che si occupa di offrire una sistemazione ai parenti con bambini in ospedale.
Nonostante tutto ciò Lee e Katie continuano a trovarsi in difficoltà, perché non possono lasciare l’ospedale dove è ricoverato il figlio e Lee, non avendo il visto, non può lavorare. Molto probabilmente Lee dovrà lasciare Katie e il figlio per tornare al lavoro in Inghilterra e aiutare economicamente i suoi cari.
Per ora i soldi raccolti da Crow serviranno a pagare le bollette e l’affitto in UK e a sostenere tutte le spese primarie per la famigliola a New York.
Mentre le rispettive famiglie si stanno organizzando per andare dai figli, il padre di Lee assicura che Katie aveva ricevuto l’ok dai medici prima di intraprendere il viaggio.
“La nostra più grande preoccupazione è non sapere quanto dei costi sostenuti riuscirà a coprire l’assicurazione. Gli operati dell’ospedale sono stati incredibili, tutti hanno aiutato i nostri ragazzi” aggiunge l’uomo.
Per aiutare ulteriormente i genitori di Dax, Crow ha istituito anche una pagina Facebook dove tenere tutti al corrente dei progressi del piccolo e della situazione della coppia a New York. Finora questa ha ricevuto 20 mila like.
In un post in cui si dà voce al piccolo Dax leggiamo: “grazie mille per tutto il vostro aiuto e la vostra generosità! Mamma e papà sono ancora molto spaventati”.
Unimamme, noi speriamo che la situazione, per questa simpatica famigliola, si risolva per il meglio.
Voi cosa ne pensate? Lee e Katie sono stati imprudenti a intraprendere un viaggio a 27 settimane di gravidanza? Voi avete un’assicurazione per questi eventi?
Dite la vostra se vi va.
Noi vi lasciamo con la storia di un papà che ha dovuto pagare per tenere in braccio il figlio dopo il parto.