Progesterone in gravidanza: gli effetti sul feto e sugli esami per accertare le anomalie come la sindrome di Down.
Uno studio scientifico italiano ha esaminato gli effetti della somministrazione del progesterone in gravidanza: le conseguenze sul feto e soprattutto sulla translucenza nucale, il parametro valutato nell’ecografia per verificare la presenza di anomalie cromosomiche, tra cui la sindrome di Down.
Gli effetti del progesterone in gravidanza sul feto
Uno studio italiano condotto dai ricercatori dell’Università di Roma e dall’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, pubblicato sulla rivista American Journal of Obstetrics and Gynecology, ha indagato gli effetti sul feto della somministrazione del progesterone in gravidanza.
Gli studiosi hanno accertato che il progesterone dato alle mamme durante la gravidanza aumenta la translucenza nucale nel feto, un parametro che viene preso in considerazione nell’esame ecografico, per accertare la presenza di anomalie nel feto, in particolare anomalie cromosomiche, tra cui la sindrome di Down.
La translucenza nucale (Nuchal Translucency) è una fessura translucida di liquido a livello della cute nucale del feto che si osserva con l’ecografia in tutti i feti nel primo trimestre di gravidanza, in particolare tra l’11a e la 14a settimana. Un aumento dello spessore della translucenza nucale può indicare la presenza di anomalie cromosomiche, come la sindrome di Down, trisomie 18 o 13, la Sindrome di Turner o altre anomalie, come le malformazioni cardiache.
La translucenza, dunque, è un importante marcatore per la previsione di anomalie nel feto, ma la sua valutazione attraverso l’ecografia è un esame molto complesso e difficile, che spesso dà luogo a diversi falsi positivi. Per questo motivo, dopo aver diagnosticato con l’ecografia un ispessimento della translucenza nucale che rappresenta un fattore di rischio, occorrono comunque altri esami per accertare in via definitiva la presenza di anomalie nel feto. L’aspetto positivo di questo tipo di esame è che non è invasivo, come invece è l’amniocentesi.
La somministrazione del progesterone in gravidanza, tuttavia, può alterare questo parametro perché, come ha accertato lo studio italiano, il progesterone esogeno aumenta la translucenza nucale nel feto.
I ricercatori italiani hanno preso in esame un campione di 3.716 donne in gravidanza, dai 18 ai 39 anni di età, tra la 11a e 13a settimana di gestazione. Le donne si sono sottoposte ad ecografia e sono state suddivise in due gruppi: quelle sottopose a terapia con progesterone esogeno (1.090 individui) e un gruppo di controllo (2.626 individui). Dallo studio sono state escluse le donne con gravidanza gemellare e coloro che seguivano una terapia farmacologica specifica per il trattamento di patologie croniche, come ipertensione e diabete mellito. Così come sono state escluse le donne che portavano in grembo bambini a quali erano state già diagnosticate malformazioni fetali.
L’analisi dei ricercatori italiani, condotta sul campione di mamme, ognuna sottoposta a tre ecografie, ha accertato una correlazione, statisticamente significativa, tra l’assunzione del progesterone in gravidanza e l’aumento dello spessore della translucenza nucale nel feto.
Va precisato, comunque, che l’aumento della transulcenza nucale nei feti di donne in gravidanza che assumono progesterone non implica anche un aumento delle anomalie fetali. Tra i due gruppi di donne osservate, infatti, i ricercatori non hanno rilevato differenze statisticamente significative nel tasso di incidenza di anomalie fetali. Quindi l’aumento dello spessore della translucenza nucale non sempre è legato alla presenza di difetti cromosomici o malformazioni. Circostanza che conferma quanto siano controversi gli esami che si basano su questo marcatore.
Il meccanismo fisiologico che è alla base dell’aumento dello spessore della translucenza nucale non è ancora stato compreso nel suo complesso. Lo studio italiano, comunque, ha voluto indagare i possibili effetti su di esso della somministrazione di progesterone in gravidanza.
Altri studi scientifici successivi, tuttavia, hanno messo in dubbio la correlazione statisticamente significativa tra somministrazione del progesterone in gravidanza e aumento dello spessore del liquido della translucenza nucale. Come hanno fatto alcuni ricercatori spagnoli. La questione, dunque, rimane aperta.
Di sicuro c’è che per diagnosticare con precisione la sindrome di Down al feto, l’esame della sola translucenza nucale non basta.
Che ne pensate unimamme?
Vi ricordiamo il nostro articolo: Translucenza nucale e bitest: avendoli fatti vi racconto cosa sono
Che cos’è la translucenza nucale