Proteste in Libano: la catena umana che attraversa il Paese, simbolo di unità dei cittadini.
Da giorni il Libano è attraversato da vaste proteste di massa che stanno agitando il Paese. La gente è scesa in strada per manifestare contro la difficile situazione economica e sociale, dove le diseguaglianze sono grandi e la carenza di strutture e servizi essenziali per larga parte della popolazione è diventata insostenibile. Il debito pubblico è molto elevato e la stragrande maggioranza della ricchezza è detenuta da una piccola parte della popolazione. A complicare una situazione già difficile c’è anche la gestione dei rifugiati siriani che sono 1,4 milioni, ospitati nei campi profughi, su una popolazione di meno di 5 milioni di abitanti.
Il Libano, poi, è un Paese con una fortissima corruzione, dove è molto difficile cambiare le cose. I manifestanti, invece, sono stanchi del malaffare, delle ingiustizie economiche e di una società stagnante. Così hanno deciso di protestare esprimendo il proprio dissenso contro il governo, tanto da spingere alle dimissioni il presidente Saad Hariri, avvenute martedì 29 ottobre.
La manifestazione più clamorosa messa in atto dai libanesi, comunque, è stata la lunga catena umana in cui migliaia di persone si sono tenute per mano dal Nord al Sud del Paese, lungo la costa. La manifestazione si è tenuta domenica 27 ottobre. Ecco cosa è successo.
Proteste in Libano: la catena umana
Una protesta tanto simbolica quanto potente è stata quella i domenica 27 ottobre in Libano. Decine di migliaia di manifestanti hanno formato con successo una lunga catena umana dal Sud al Nord del Paese per rappresentare il simbolo di una ritrovata unità nazionale. Le persone si sono tenute per mano da Tripoli a Tiro per circa 170 chilometri, formando una catena umana lunga circa 170 km che attraversa anche la capitale Beirut, dove in questi giorni si sono concentrate le proteste popolari. Una mobilitazione che non ha precedenti in Libano.
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Le proteste di piazza, in Libano, sono iniziate lo scorso 17 ottobre e non sembrano destinate a diminuire. Nei giorni scorsi, durante le proteste a Beirut, ci sono stati momenti di tensione tra forze dell’ordine e manifestanti, che hanno bloccato le strade e paralizzato il Paese per chiedere un profondo cambiamento e nuove riforme. È stata invece pacifica e tranquilla la lunghissima catena umana di domenica, a ribadire la determinazione di un popolo libanese nel chiedere al governo del Paese un cambiamento di rotta.
La catena umana è stata formata da persone di tutte le età, anche famiglie con bambini.Tutti a tenersi per mano, molti con le bandiere del Libano. C’è anche chi ha cantato l’inno nazionale.
“L’idea di questa catena umana è quella di mostrare l’immagine di un Libano che, da nord a sud, rifiuta qualsiasi affiliazione settaria“, ha detto al Guardian Julie Tegho Bou Nassif, una delle organizzatrici della manifestazione. “Oggi non c’è richiesta politica, vogliamo solo inviare un messaggio semplicemente tenendo le mani sotto la bandiera libanese“, ha spiegato la docente di storia di 31 anni. Si tratta di un evento molto significativo e importante in un Paese come il Libano solitamente attraversato da forti divisioni.
“Da Nord a Sud siamo uniti e prendiamo posizione insieme… siamo una sola persona e ci vogliamo bene reciprocamente“, ha dichiarato un’altra organizzatrice. La portata della manifestazione è stata imponente e soprattutto non sono state esposte bandiere politiche o settarie. In più parti della lunga catena umana sono state esposte bandiere nazionali, quelle con il simbolo del cedro al centro. I manifestanti si sono piazzati anche lungo l’autostrada principale a nord-est di Beirut.
Questo movimento di protesta non ha veri e propri leader ben definiti ed è guidato soprattutto da giovani nati dopo la guerra civile che ha colpito il Paese dal 1975 al 1990. Secondo alcuni analisti, questo nuovo movimento rappresenta la nascita di una identità civile libanese.
Eccetto alcuni momenti di tensione e il ferimento di alcuni manifestanti da parte dell’esercito, venerdì scorso a Tripoli, mentre bloccavano una strada, il movimento non è stato protagonista di gravi incidenti. I manifestanti chiedono la rimozione di tutta la classe dirigente del Paese, che non è mai cambiata per decenni e che considerano corrotta e incompetente. La leadership politica ha tentato di fare delle proposte per fermare le proteste, ma i manifestanti si sono rifiutati.
I manifestanti continuano con le loro richieste di profondo rinnovamento del Libano, rilancio dell’economia e riduzione delle diseguaglianze, respingendo le proposte fin qui avanzate dall’élite al potere, più interessata a salvare la sua posizione che a riformare il Paese. Le manifestazioni per ora non si arrestano, con il popolo che si organizza in turni per ripulire le strade dopo le proteste e che occupa le piazze anche per organizzare incontri politici e per ballare e cantare.
Tra i grandi problemi del Libano bisogna ricordare l’energia elettrica insufficiente, dovuta a carenze della rete pubblica nazionale che copre solo il 65% del fabbisogno. Lo Stato non riesce ancora a garantire alla popolazione la corrente elettrica 24 ore su 24 e per dare l’energia a tutti sono necessari i blackout programmati, ad esempio a Beirut va dalle 3 alle 6 ore al giorno. L’altro grave problema, poi, è la disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 40% e non accenna a diminuire.
Insomma sono questi i gravi problemi che affliggono Libano e che non vanno sottovalutati. L’Agi ha fornito una scheda con la panoramica delle questioni in sospeso.
Che ne dite unimamme? Vi piace il modo dei libanesi di farsi sentire?