ProVita e il manifesto contro l’aborto: scoppia la polemica

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ProVita Onlus, associazione contro l’aborto, ha voluto a Roma in via Gregorio VII un manifesto di 7 metri: si tratta del lancio di una campagna a sostegno della vita, a quasi 40 anni dalla promulgazione della legge 194. 

Il 22 maggio saranno 40 anni che la legge 194, ovvero quella sull’interruzione volontaria di gravidanza, è stata approvata. Prima di allora la scelta personale di abortire era pressoché impossibile, visto che era considerata un reato. In particolare era illegale:

  • causare l’aborto di una donna non consenziente (o consenziente, ma minore di quattordici anni): la reclusione era da 7 a 12 anni (art. 545),
  • sia la donna stessa che aveva deciso di abortire sia chi praticava l’aborto erano punibili dai due ai 5 anni (art. 546),
  • procurarsi l’aborto era invece punito con la reclusione da 1 a 4 anni (art. 547).
  • era prevista una pena dai 6 mesi ai 2 anni in caso di istigazione all’aborto (art. 548)

Se molti sostengono che la scelta di diventare madri sia assolutamente personale e che sia libertà del singolo quella di decidere, altrettanti pensano che abortire sia a tutti gli effetti un omicidio, un atto contro la vita.

ProVita e il manifesto antiaborto: “dal 1978 6 milioni di bambini uccisi” 

ProVita Onlus è un’associazione che, come si legge sul sito, “opera in difesa dei bambini, della vita dal concepimento alla morte naturale, che sostiene la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e che difende il diritto dei genitori a educare i propri figli”. Proprio in occasione del 40esimo anniversario dalla promulgazione della legge 194 ha lanciato una campagna di sensibilizzazione contro l’aborto: si tratta di un maxi manifesto di 7 metri appeso a Roma in via Gregorio VII con l’immagine di un feto a 11 settimane e lo slogan “Ora sei qui perché tua mamma non ha abortito”.

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L’intento fin troppo evidente è quello di sensibilizzare coloro che invece sono favorevoli all’IGV, l’interruzione volontaria di gravidanza: già a 11 settimane infatti il feto non è solo un ammasso di cellule, ma una piccola persona (in Italia si può procedere all’aborto volontario entro i 90 giorni):  Tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito”. 

Gli antiabortisti sostengono che per l’aborto lo Stato Italiano spenda centinaia di migliaia di euro mentre non sia disposto a fare abbastanza per coloro che soffrono di tumore o per le persone anziane. Dice su Facebook Toni Brandi, presidente di ProVita: “Ma è concepibile che in un’Italia, dove solo il 38% dei malati di tumore può accedere alle cure palliative e dove circa 200.000 anziani o disabili sono rispediti a casa ogni anno dagli ospedali pubblici, per mancanza di fondi per la sanità, lo Stato spenda centinaia di milioni di euro di fondi pubblici per finanziare scelte individuali che causano l’eliminazione di esseri umani, e che non sono condivise da una grande fetta della popolazione?”.

La onlus ha lanciato una petizione – che si può sottoscrivere sul sito notizieprovita.it –  affinché il Ministero della Salute  informi le donne in gravidanza delle conseguenze della loro decisione, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista psicologico: “Uno Stato che finge di tutelare la mamma (spesso soggetta a ingiuste pressioni ideologiche e ignara dei rischi alla salute che corre abortendo), ma che non si preoccupa del più debole, il bambino nel grembo materno, è la rappresentazione plateale della legge della giungla”.

Inutile dire che questo maxi manifesto ha creato una marea di polemiche e da più parti – le donne del Pd e della Lista Civica “RomaTornaRoma” presenteranno per esempio una mozione in Campidoglio –  è stato chiesto al sindaco Raggi di farlo rimuovere.

Si tratta certamente di un’immagine molto forte, visto soprattutto la grandezza, ma corrisponde alla verità? A 11 settimane il feto assume le sembianze di un bambino: è lungo dai 4 ai 6 cm circa, e pesa meno di 10 grammi. Alcuni organi sono formati, e tra questi il cervello, il fegato, i reni, l’intestino e i polmoni, ma ci vorrà tutta la gravidanza per maturare e iniziare a funzionare appieno. Il diaframma, il più importante muscolo respiratorio, è completamente formato e funzionante tanto che il tuo piccolo potrebbe, addirittura, avere il singhiozzo. Apre e chiude la bocca ma non è detto che possa già succhiarsi il pollice.

Circa il cuore, fino a qualche tempo fa si pensava che il cuore del bambino iniziasse a battere intorno al 21esimo giorno della gravidanza, ma una ricerca dell’Università di Oxford ha scoperto che il primo battito avviene a 16 giorni dal concepimento.

La legge 194 è stata approvata per evitare un aumento degli aborti clandestini, che venivano praticati senza alcun rispetto delle norme sanitarie e che potevano anche provocare gravi infezioni alla donna.

Non è la prima volta che ProVita si trova al centro di un dibattito pubblico: già a novembre Roma era stata tappezzata di manifesti – non legati però alla Onlus ma a firma di un anonimo autore – con l’immagine di un feto minacciato da uno strumento chirurgico. Oltre a questo campeggiava la scritta “Dal 1978 più di 6 milioni uccisi dall’aborto“.

 

Anche allora Toni Brandi si è dimostrato solidale con il gesto dell’ignoto creatore: “Incoraggiamo gli autori dei manifesti a proseguire nella buona battaglia. Sicuramente approviamo questa iniziativa volta a sensibilizzare l’opinione pubblica su quello che realmente è l’aborto volontario: l’uccisione massiva di bambini innocenti nel grembo materno, con orribili strumenti di morte”.

Con un argomento del genere è possibile generare un polverone e forse l’ultima cosa di cui hanno bisogno le donne è quella di sentirsi in colpa. Ecco alcune delle opinioni su Facebook:

  • Battaglia forse giusta, approccio sbagliato. Chi valuta la scelta dell’aborto ha bisogno di tutto fuorché di sentirsi in colpa. Ha bisogno di sentirsi compresa nelle sue difficoltà, ha bisogno di sentire che ci sono altre vie d’uscita. Secondo me”.
  • Ma poi dopo aver costretto le persone a tenere bambini che non vogliono, la responsabilità ve la prendete voi? Li accompagnate voi a scuola, li andate a prendere, gli cucinate, gli fate fare i compiti e li mantenete economicamente? Altrimenti potete andarvene a fanculo voi e la vostra propaganda improponibile”.
  • “Sarò stupido io o non so: ma secondo voi sarebbe da Paese civile, nel 2018, vedersi negato un diritto di autodeterminazione così importante? Sarebbe civile secondo voi essere, ad esempio, vittime di una violenza sessuale, ritrovarsi incinte, e vedersi negare la possibilità di andare avanti, o quantomeno provarci, perché ciò che “si porta in grembo è un dono”? Ma dono di che? Ognuno è libero di scegliere per sé nei limiti consentiti dalla legge e l’aborto dovrebbe essere considerato un diritto INALIENABILE!!!”
  • Beh,l’aborto è una possibilità che di certo è giusto ci sia,solo però in caso di bambino malato o con seri problemi...per il resto,sono d’accordo sul fatto che sia una vita e che non vada preso alla leggera.Siamo nel 2018 e se una donna,un figlio proprio non lo vuole a tutti i costi,i modi per evitarlo,ci sono.
    Dipende comunque sempre dalle circostanze”.
  •  È facile giudicare. Credo che se chi ha abortito avesse avuto un altra scelta non lo avrebbe fatto. Dovrebbe essere lo Stato e noi tutti a fornire quell ‘altra scelta e non puntare il dito. Personalmente trovo quella gigantografia assolutamente inutile. Perché non fornite e non pubblicizzate i centri di ascolto, le strutture di aiuto, indirizzi, numeri di telefono di case famiglia, contatti di lavoro per future madri. Il vostro è solamente qualunquismo”.
  • Nessuno ha ucciso nessuno! Come fate a scrivere che sono stati uccisi 6 milioni di bambini!! Parlate di omicidio! Ma vi rendete conto di cosa siete capaci di scrivere? Il rispetto della volontà della donna , madre e della legge di uno Stato sono dovuti. Se si vuole rispetto si deve offrire rispetto”.

C’è però qualcuno che sembra schierarsi dalla parte della Onlus:

  • Avanti tutta con la buona battaglia in difesa della vita umana, specialmente quella dei più deboli. È ormai tempo di dire la verità sull’aborto… e cioè che è l’omicidio di un essere umano, per di più innocente”. 
  • Gran bella iniziativa! L’iniqua legge 194 ha provocato un vero e proprio massacro. È ora di manifestare pubblicamente il nostro dissenso. Con l’impegno di tutti si potrà fermare questa macchina della morte!”

ProVita risponde prontamente a qualsiasi critica:

  • “Non giudichiamo la persona, bensì il gesto: l’omicidio è sbagliato“.
  • “Il fatto che sia un omicidio lo si evince anche dal dato sull’obiezione di coscienza: come mai circa il 70% dei medici si rifiuta di compiere aborti?
  • In Italia, oggi, ogni cinque minuti un bambino viene ucciso. Senza contare le morti provocate dalle varie pillole e dalla spirale. Se i numeri sono in calo, è semplicemente da mettere in relazione al fatto che ci sono meno donne in età fertile e c’è un uso sempre più massiccio della contraccezione, oltre appunto ai sistemi micro-abortivi citati”.
  • Si può sempre mettere al mondo un figlio (dato che è già vivo nel grembo materno) e adottarlo. Tra l’altro fra le conseguenze fisiche dell’aborto legale si registrano cancro al seno, perforazione uterina, sepsi, emorragie, sterilità, infezioni gravi, morte (già di parecchie donne) e questo sia con il metodo chirurgico che con quello farmacologico. Tra le conseguenze psichiche la depressione è quasi certa e non sono rari i casi di suicidi. L’aborto legale non è più sicuro di quello clandestino per la vita e la salute delle donne… Oltre al fatto che in ogni caso uccide un bambino vivo e vero, un essere umano”.

Per completezza di informazioni: secondo la relazione annuale del ministero della Salute sull’applicazione della Legge 194, le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 60mila per il 2016 e fino a ottobre 2017.

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E voi unimamme cosa ne pensate?

Intanto vi lasciamo con il post che parla di una legge anti aborto: 1000 euro a chi partorirà bambini disabili o malati. 

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