Unimamme, oggi vogliamo parlarvi di un effetto piuttosto curioso che appartiene ai bambini molto piccoli. Stiamo parlando della coerenza percettiva.
Si tratta del meccanismo che consente di riconoscere un oggetto come lo stesso in diversi ambienti e sotto diverse condizioni di illuminazione.
Questa è una capacità derivata dall’adattamento e che si sviluppa crescendo. Esistono molti indicatori che segnalano come questa capacità ci abbia aiutati a sopravvivere nel corso dei millenni. Uno degli indicatori è quello per cui noi non nasciamo già dotati di coerenza percettiva, ma si tratta di una qualità che si sviluppa nei mesi successivi.
Coerenza percettiva: cos’è e come funziona nei bambini?
All’inizio i bebè vedono tutte le differenze, ma a poco a poco imparano a riconoscere un oggetto come lo stesso in diversi contesti. Mano a mano che la coerenza percettiva aumenta si perde la capacità di distinguere le numerose contraddizioni che invece sono evidenti per i bambini appena nati.
Osservando le tre chiocciole del disegno un bimbo di pochi mesi direbbe che quella al centro e alla sua destra sono quelle che si somigliano di più
Quella a sinistra e al centro sembrano identiche per noi grandi, ma in realtà differiscono molto in termini di intensità di pixel. Noi adulti, diversamente dai bambini, non abbiamo problemi a dire che quella al centro e alla sua destra sono diverse, sebbene la loro discrepanza fisica sia minore di quella tra la B e la A.
In uno studio pubblicato da Current Biology e di cui si parla su Scientific American, un team di psicologi ha mostrato che per i bambini tra 3 e 4 mesi è l’esatto opposto.
Ecco come si è svolta la ricerca:
- sono stati considerati 42 bambini
- l’età tra tra 3 e 8 mesi
- i piccini hanno osservato le immagini rese in 3D e prese da oggetti reali
- i ricercatori hanno misurato quanto a lungo i bambini guardassero le immagini
Studi precedenti avevano dimostrato che i piccini guardano più a lungo oggetti nuovi rispetto a quelli già conosciuti. In base a questi dati gli scienziati potevano dire se le immagini sembravano simili o differenti alla prima.
Se i piccoli spendevano meno tempo a guardare la seconda foto rispetto alla prima, allora voleva dire che pensavano di aver visto la stessa foto di prima. Se invece il tempo dedicato era uguale a quello impiegato per la prima voleva dire che che le trovava interessanti.
I risultati hanno poi dimostrato che i piccini possiedono un’impressionante capacità di discriminare le differenze tra immagini grazie ai cambiamenti di illuminazione che non sono particolarmente salienti per gli adulti.
Poi, quando crescono, a 7-8 mesi, sviluppano la capacità di discriminare le superfici, come patinato contro opaco (capacità mantenuta poi anche nell’età adulta).
Quindi finiscono con l’acquisire la capacità di distinguere superfici patinate, rispetto a quelle opache anche se la maggior parte della caratteristiche fisiche rimane inalterata.
Durante il primo anno di vita i piccoli perdono diversi poteri discriminatori, come la capacità di distinguere differenze nei volti delle scimmie.
La mancanza di sensibilità alle diverse informazioni che sperimentiamo da bambini crea un vuoto tra noi e il mondo fisico.
Questo però incoraggia i piccoli a sintonizzarsi sull’ambiente circostante.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questi risultati?
Noi vi lasciamo con un’altra interessante ricerca dedicata all’apprendimento dei piccino.