Sono stati ritrovati vivi tutti i 12 bambini intrappolati da giorni in una grotta.
Bambini dispersi in una grotta: la storia
Era dal 23 giugno scorso che la Thailandia e il mondo intero pregavano e speravano per i 12 bambini rimasti intrappolati in una caverna insieme al loro allenatore.
I ragazzini, tra gli 11 e i 16 anni, si erano avventurati per un’escursione nella grotta di Tham Luang dopo un allenamento, ma erano rimasti bloccati dalle piogge monsoniche.
Per giorni e giorni nessuno aveva avuto loro notizie mentre si moltiplicavano le operazioni di soccorso, coordinate da Narongsak Osatanakorn, governatore della provincia di Chiang Rai.
Ad aiutarli erano sopraggiunti soccorritori da tutto il mondo, compresi cinesi e americani e, finalmente, ieri, è giunta la notizia che tutti attendevano: i 12 bambini e il loro allenatore sono stati ritrovati tutti vivi in fondo a una grotta a 400 metri di profondità, nella località di Pattaya Beach.
I ragazzi e l’allenatore erano semisvenuti. Nei giorni scorsi i soccorritori avevano lasciato cadere pacchetti di sopravvivenza nella grotta nella speranza che i piccoli li trovassero.
Ci vorrà però del tempo per portare definitivamente in salvo tutti i giovani ancora intrappolati.
I soccorritori infatti hanno dovuto attraversare zone invase dall’acqua e i tentativi di svuotare la grotta con enormi pompe installate dai soccorritori hanno avuto solo un limitato successo.
Ai ragazzi verranno quindi forniti cibo e acqua per mesi. Si ipotizza addirittura per 4 mesi, mentre nella grotta verrà pompata aria per consentire loro di respirare meglio.
Nel frattempo i piccoli verranno addestrati alle immersioni subacquee e a nuotare. Nessuno di loro infatti sa nuotare e il percorso per raggiungere la salvezza è ricco di difficoltà.
Ci si deve immergere al buio in acqua fangose e tra forti correnti. I bambini, provati, rischierebbero di annegare.
Per il momento però si pensa ad assistere in ogni modo il gruppo, anche dal punto di vista psicologico. Inoltre si sta cercando di installare una linea elettrica e telefonica per consentire ai bambini di parlare coi famigliari.
Narongsak Osatanakorn ha assicurato che nessuno di loro è in condizioni critiche.
“Che giorno è oggi? Mangiare, mangiare. Abbiamo fame” sono state le prime parole rivolte dai ragazzini ai soccorritori.
A raggiungerli per primi sono stati due speleologi britannici che hanno chiesto: “quanti siete?” a cui i ragazzi hanno risposto: “tredici”.
Poi i ragazzini hanno chiesto quando sarebbero stati tratti in salvo, ma gli speleologi hanno dovuto rispondere: “non oggi, siamo solo in due. Ma molti altri stanno arrivando”.
Unimamme, cosa ne pensate di questa incredibile vicenda raccontata sull’Huffington Post?