Una donna che è stata concepita in seguito ad uno stupro ha deciso di dedicare la sua vita per salvare i neonati indesiderati.
Quando una donna scopre di essere incinta può non volere il figlio come a seguito di una violenza sessuale. Può capitare che si decida di abortire o di portare avanti la gravidanza e di partorire in forma anonima. In Italia ci sono degli ospedali, come quello di Torino, dove le donne che non possono o non vogliono accudire o riconoscere il nascituro. In forma anonima possono lasciare lì il figlio che poi verrà dato in adozione.
Una storia molto bella e che fa riflettere è quella di una signora che ha scoperto di essere nata da una donna che aveva subito una violenza sessuale e non optò per l’aborto.
Monica Kelsey: “Salvo delle vite perché la mia vita è stata salvata”
Monica Kelsey è una donna americana di 47 anni. Monica è stata adottata dalla nascita, ma solo una decina di anni fa ha scoperto le scioccanti circostanze della sua creazione e nascita. La madre naturale di Monica era una ragazzina di 17 anni che subì una brutale violenza carnale.
Dopo 6 settimane si accorse che era incinta. In un primo momento aveva deciso di effettuare un aborto, ma quando era il momento ha deciso di non procedere. Ha trascorso tutta la gravidanza in isolamento e appena ha partorito, ha abbandonato la figlia in ospedale. Monica è stata adottata da una famiglia cristiana e che l’ha cresciuta con amore.
Quando Monica ha scoperto tutto si è trovata ad affrontare la nuova realtà: un padre stupratore. Dopo un primo momento di smarrimento, ha deciso di non lottare con i “perché”, ma di concentrarsi sul “come”. Come riportato dalla sua biografia, ad un certo punto si è posta una domanda: “Come posso accogliere il dono della vita che mi è stato dato e fare la differenza?”.
La risposta che Monica si è data è risultata essere più semplice di quanto pensasse: “Seguire il piano di Dio per la sua vita, credere che la sua vita abbia uno scopo ed abbracciare la consapevolezza che lei è su questa terra. Che la sua vita è stata salvata”.
Monica è diventata un vigile del fuoco ed un medico. Passa il suo tempo libero a salvare le vite degli estranei. La missione di Monica è semplice, proteggere tutta la vita umana dal concepimento fino alla morte naturale.
Ad oggi, Monica si occupa di aiutare i bambini innocenti che sono destinati all’aborto e all’abbandono. Ha fondato un’associazione ha fondato un’organizzazione no-profit chiamata Safe Haven Boxes che si occupa di neonati abbandonati, offrendo alle madri in difficoltà un’alternativa all’aborto e un’ulteriore possibilità oltre al parto anonimo in ospedale.
I Safe Haven Boxes sono culle termiche poste fuori alle caserme e ospedali. In forma anonima e senza nessun controllo una madre può lasciare il proprio neonato. Un allarme segnala la presenza del bambino e l’intervento dei vigili del fuoco e dottori è garantito in tre-cinque minuti.
In questo modo la donna, spesso molto giovane, non deve confrontarsi con nessuno e dare spiegazioni.
Il video girato per promuovere l’uso dei Boxes: un modo per evitare l’aborto
L’organizzazione no profit Safe Haven Boxes, si occupa di salvare i neonati abbandonati e da alle mamme, che non vogliono o non possono crescere il proprio figlio, una soluzione diversa all’aborto.
E’ stato girato un video per promuovere e far conoscere l’uso di queste culle termiche. Lo spot vede come protagonista una ragazza molto giovane. La ragazza rimane incinta, una gravidanza non desiderata. É sconvolta e non sa come fare. Riceve a scuola un volantino sull’esistenza dell’associazione. Un’associazione che promette di aiutarla senza giudicarla e senza farle domande. Una volta che ha partorito si reca, con il bambino, nel luogo dove si trova una delle “culle”. Lascia lì il bambino e poco dopo arrivano i pompieri che si prenderanno cura del piccolo.
Un modo per evitare che le donne abbandonino i loro bambini senza metterli a rischio la loro vita.
Anche in Italia c’è una legge che tutela le madri che vogliono rinunciare al proprio figlio. Si partorisce in forma anonima tutelando il neonato. Nel DPR 396/2000, art. 30, comma 2, si legge: “La donna che non riconosce e il neonato sono i due soggetti che la legge deve tutelare, intesi come persone distinte, ognuno con specifici diritti. La legge consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’Ospedale dove è nato affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nell’atto di nascita del bambino viene scritto “nato da donna che non consente di essere nominata”.
In Italia sono presenti culle simili a quelle di Safe Haven Boxes. Sono circa una cinquantina e sono dislocate sul territorio nazionale.
La culla per la vita è una versione moderna e tecnologicamente avanzata della medievale Ruota degli Esposti.
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Voi unimamme cosa ne pensate?