Marianna Manduca venne uccisa dal marito dopo 12 denunce, ora lo Stato chiede ai suoi figli di restituire il risarcimento ottenuto.
Unimamme, forse ricorderete la drammatica storia di Marianna Manduca, la donna, mamma di 3 figli, che presentò 12 denunce contro il marito, rimaste inascoltate fino a quando venne uccisa da lui.
Femminicidio: gli orfani privati del risarcimento
La tragedia avvenne nel 2007 a Palagonia, in provincia di Catania. Marianna venne uccisa dal compagno e padre dei suoi figli: Saverio Nolfo. I suoi 3 figli, rimasti orfani, sono poi stati adottati dal cugino di Marianna, Carmelo Calì, e da sua moglie. I ragazzi, dopo un percorso processuale complesso hanno ottenuto in primo grado un risarcimento di 25 mila Euro poiché c’era stata responsabilità civile nei magistrati. La donna infatti aveva presentato 12 denunce. Lo scorso marzo, la Corte d’Appello di Messina ha però annullato quel risarcimento, assecondando la Presidenza del Consiglio che aveva fatto ricorso sostenendo che i magistrati di Caltagirone avevano fatto il possibile per Marianna Manduca. All’epoca infatti non c’era una legge sullo stalking.
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La famiglia di Marianna ha però richiesto il rigetto del ricorso. L’avvocato della famiglia della donna, Licia D’Amico ha commentato: «Ora attendiamo la decisione dei giudici della Cassazione. Oggi in aula abbiamo raccontato la storia di Marianna, che non è stato solo l’assassinio di una donna ma la storia di una richiesta d’aiuto rimasta inascoltata Agli atti restano le sue denunce, dodici, tutte circostanziate e le ultime scritte tutte in maiuscolo: era il suo grido d’aiuto».
Il cugino di Marianna ha accolto e adottato i 3 orfani, insieme alla moglie.”Questa donna ha fatto le veci dello Stato, delle istituzioni e della magistratura perché ha insegnato a questi ragazzi a credere ancora nella giustizia”. Il legale spiega: “è stata costellata da decine di reati ‘sentinella’. All’epoca non c’era la legge sullo stalking ma il codice penale sì. E se c’è una sentenza come quella della Corte d’Appello che ha negato il risarcimento ai tre figli di Marianna e che dice che questo femminicidio non poteva essere evitato allora va spiegato che senso ha dire alle donne di denunciare“.
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L’avvocato D’Amico ha citato una sentenza delle Nazioni Unite relative a un provvedimento delle sezioni disciplinari del Csm dove si chiede la necessità di ” adempiempire il dovere di diligenza, tramite il quale il magistrato è tenuto ad adempiere all’attività funzionale, di un contenuto non solo formalistico o burocratico» ma «coerente con l’esigenza di tutela effettiva dei beni/interessi». Inoltre un femminicidio che “ha lasciato tre orfani che in caso di un verdetto negativo potrebbero dover restituire quel risarcimento che gli ha permesso di mettere su un bed and breakfast. Chi ne aveva facoltà poteva rendersi conto che la vicenda di questi ragazzi non è una storia come le altre e poteva aiutare questa famiglia con cinque adolescenti. Ma si è scelta la via dei ricorsi. E l’unico aiuto in questi anni è arrivato dalla stampa che ci ha sostenuto dando voce a questa storia. Una vicenda in ogni caso non potrà chiudersi qui e siamo pronti, se l’esito non sarà favorevole, ad arrivare fino alle corti europee”.
Unimamme, cosa ne pensate di questa vicenda raccontata su Il Messaggero?
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