A Careggi un triplo trapianto di reni incrociato ha visto coinvolta una famiglia.
L’Ospedale di Careggi è stato teatro di una prima assoluta in Italia: un trapianto di reni incrociato con la tecnica del crossover.
Triplo trapianto di reni: la storia
Dietro al successo di questa operazione c’è una grande organizzazione. Ognuno dei partecipanti aveva un parente stretto a cui donare un rene. Nessuno di loro però aveva una compatibilità stretta.
A questo punto è intervenuto il cross over. Ognuno ha donato il rene a una persona delle altre coppie che non erano imparentate.
Così, la compatibilità è stata rispettata e ogni paziente in attesa ha ricevuto il rene.
“Gli interventi sono stati possibili trapiantando i tre reni prelevati dai donatori ai rispettivi riceventi compatibili che erano appartenenti ad una delle altre due coppie. I donatori sono stati tre uomini che hanno donato il rene, assegnato in base alla compatibilità al di fuori della coppia di appartenenza, in due casi alle mogli e in un caso al figlio. Tutti i reni trapiantati nei giorni scorsi hanno ripreso a funzionare immediatamente e nessun paziente ha avuto complicanze post-operatorie” ha spiegato il professor Sergio Serni, direttore della Chirurgia urologica robotica mini invasiva e dei trapianti renali del Dipartimento oncologico e di chirurgia a indirizzo robotico diretto dal professor Marco Carini.
La dottoressa la dottoressa Maria Luisa Migliaccio del Centro Regionale Allocazione Organi e Tessuti ha aggiunto un altro punto di vista.
“Questa esperienza è stata complessa dal punto di vista organizzativo per il coinvolgimento di 6 persone fra donatori e riceventi, ma dimostra non solo come sia altruistico e nobile l’atto della donazione ma come la fiducia negli altri possa ripagare, tanto da donare il proprio rene ad una persona sconosciuta, anche per questo l’impegno nella gestione del percorso di donazione è stato particolarmente intenso”.
Il dottor Serni ha poi lodato il lavoro di sostegno alle coppie dalla dottoressa Aida Larti della nefrologia dell’ospedale.
Ci sono infatti voluti 3 mesi prima di poter realizzare l’operazione.
“Tutti i prelievi di rene da donatore vivente sono stati effettuati con chirurgia mininvasiva robotica e anche i trapianti in 2 casi sono stati eseguiti con chirurgia robotica. Per poter eseguire i prelievi e i relativi trapianti in successione, in certi momenti, sono stati impiegati contemporaneamente tutti e tre i robot chirurgici installati nelle sale del complesso chirurgico del padiglione San Luca di Careggi” ha spiegato Serni.
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