Unimamme, oggi vogliamo raccontarvi la commovente storia di un padre rifugiato che ha fatto una bellissima scoperta.
Un papà fa un’incredibile scoperta in un campo profughi
Ammar Hammasho, rifugiato siriano, è diventato protagonista, insieme ai suoi bambini, di un incredibile scatto che ha colpito il mondo.
Dopo un lungo, intero anno di separazione, questo papà ha ritrovato sua moglie e i suoi 4 figli nel campo profughi di Kokkinotrimithia, presso l’Isola di Cipro.
Il toccante momento della riunificazione, mentre il papà bacia le mani dei figli attraverso la barriera di metallo, è stato immortalato dal fotografo Yiannis Kourtoglou.
Nella foto la moglie tiene in braccio il figlio più piccolo, Jumah, chiamato come il secondogenito ucciso dalle bombe nel 2015, mentre il papà bacia il palmo delle mani della figlia minore Sham.
“Il poliziotto mi ha detto di attendere mezz’ora per finire di contare, io non potevo attendere, ho visto i bambini attraverso la recinzione e ho fatto questo” racconta il papà “i bambini mi sono subito corsi incontro, volevo vederli, in modo che il mio cuore potesse tornare al suo posto”.
Hammasho sapeva che la sua famiglia era in procinto di lasciare la Siria, ma lui ignorava esattamente quando.
“Quando ho letto su internet che 250 persone stavano per sbarcare a Cipro ho pensato subito che potesse trattarsi di loro. “
Hammasho stesso aveva percorso la medesima rotta solo un anno prima, lavorando come costruttore era riuscito a risparmiare 6 mila dollari per pagare un trafficante e portare in salvo la sua famiglia.
Questo fortunato papà aveva lavorato a Cipro per 4 anni, prima della guerra, quindi conosceva la lingua locale, in questo modo è stato più facile avere informazioni.
In Siria, Hammasho aveva una casa, un po’ di terra e un lavoro, purtroppo 2 anni fa il suo secondogenito è morto a causa dei bombardament e da quel momento rimanere in Siria non è stato più possibile.
“Ora non è più possibile avere una vita in Siria, io non ho una casa, ho perso un figlio, non voglio altro sangue sulle mie mani”.
Nonostante tutto questo Hammasho spera di poter tornare, un giorno, nel suo Paese: “è il mio Paese e tornerò a casa”.
Unimamme, cosa ne pensate di questo bellissimo scatto riportato su Reuters?
Noi vi lasciamo con un filmato per non dimenticare i miliori di profughi siriani.