Il virus dell’Hiv in crescita tra i giovani, al via il progetto “zero casi Aids 2030” nelle città di tutto il mondo.
In vista della Giornata Mondiale della Lotta contro l’Aids del 1° dicembre, arrivano puntuali le statistiche sulla diffusione della malattia e dei contagi dal virus dell’Hiv che la scatena, insieme alle campagne per la consapevolezza e la prevenzione. Se nel 2018 i contagi da Hiv/Aids hanno avuto un calo generale così non è stato per i giovani tra i 20 e i 30 anni, per i quali invece si è registrato un aumento dei casi.
Il virus dell’Hiv in crescita tra i giovani
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, al 31 dicembre del 2018 si sono avute 2.847 nuove diagnosi di infezione da Hiv e 661 nuovi casi di Aids. Le diagnosi di Hiv segnano un calo del 20% rispetto al 2017. Mentre l’incidenza è stata di 4,7 nuovi casi per 100.000 residenti, poco al di sotto della media dei Paesi dell’Unione Europea che è stata di 5,1 casi. L’incidenza del virus dell’Hiv è diminuita lievemente tra il 2012 e il 2015, mentre nel 2018 si è avuta un’evidente diminuzione dei casi in tutte le regioni.
Non va bene, però, per i giovani, con la fascia di età tra i 25 e i 29 anni che ha fatto registrare l’incidenza maggiore , con 11,8 nuovi casi ogni 100.000 residenti, e risulta dunque il gruppo più colpito. L’Istituto Superiore di Sanità sottolinea, pertanto, “l’urgenza di strategie di prevenzione mirate agli adolescenti ed ai giovanissimi“. L’offerta del test Hiv in contesti informali (test in piazza, auto test, test in strada, easy test, test in sedi extrasanitarie) è uno strumento prezioso per raggiungere i giovani e identificare nuove diagnosi.
Nella fascia di età 30-39 anni l’incidenza è stata di 10,9 nuovi casi ogni 100.000 residenti. Nelle fasce di età giovane l’incidenza nei maschi è almeno 3 volte superiore a quelle delle femmine. In generale, l’età mediana delle nuove diagnosi di Hiv è stata di 39 anni per i maschi e di 38 anni per le femmine.
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“Tra gli stranieri si osserva invece una relativa stabilizzazione delle nuove diagnosi, evidenziando una possibile vulnerabilità di questa popolazione nell’accesso ai servizi di assistenza per Hiv”, ha affermato Barbara Suligoi, Responsabile del Centro Operativo AIDS (COA) dell’ISS, come riporta Quotidiano Sanità.
La principale modalità di trasmissione del virus Hiv è sempre quella dei rapporti sessuali non protetti: l’80,2% dei casi, di cui 41,2% eterosessuali e 39,0% omosessuali tra uomini (MSM, Maschi che fanno Sesso con Maschi). Inoltre, nell’85,6% dei casi le nuove diagnosi di Hiv hanno riguardato individui di sesso maschile.
A preoccupare sono soprattutto le diagnosi tardive, con il 57% delle persone che nel 2018 hanno scoperto di essere sieropositive molti anni dopo essersi infettate. Una diagnosi che arriva quando il sistema immunitario è già compromesso e spesso si è già sviluppata la malattia, l’Aids. Infatti più del 70% dei casi di Aids segnalati nel 2018 riguardava persone che non sapevano di essere sieropositive. Oppure si tratta di persone che hanno scoperto di essere Hiv positive pochi mesi prima della diagnosi di Aids.
Questa situazione che è “l’effetto di una scarsa consapevolezza sulla diffusione ancora ampia di Hiv nel nostro Paese e del rischio che si corre di contrarre l’Hiv attraverso rapporti sessuali non protetti””, ha avvertito Barbara Suligoi.
Nelle Regioni con un numero superiore a un milione e mezzo di abitanti, le incidenze più alte di diagnosi di Hiv sono state registrate in Lazio, Toscana e Liguria.
Per quanto riguarda invece i nuovi casi di Aids, nel 2018 sono stati 661, con un’incidenza di 1,1 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza è in costante seppur lieve diminuzione, mentre il numero dei decessi rimane stabile. Rimane costante, inoltre, negli ultimi anni la proporzione delle persone con nuova diagnosi di Aids che scopre di essere sieropositiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di Aids.
In occasione della Giornata Mondiale della Lotta contro l’Aids del 1° dicembre, il Telefono Verde Aids e Infezioni Sessualmente Trasmesse (800.861.061) sarà attivo dalle ore 10 alle ore 18. Il Telefono Verde offre un servizio di counselling multilingue che opera all’interno dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione e Formazione – Dipartimento Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il progetto “zero casi Aids 2030”
Oggi abbiamo terapie efficaci per bloccare il virus dell’Hiv ed evitare che sviluppi la malattia dell’Aids, trasformando la patologia da mortale a cronica ma con la quale si può convivere. Il virus però non è ancora sconfitto e se i contagi sono in calo così non è per i giovani a causa della sottovalutazione della diffusione del virus dell’Hiv e dei rapporti sessuali non protetti. Nel 2017 l’incidenza delle nuove diagnosi di Hiv aveva mostrato un picco tra i giovani di età inferiore a 25 anni. La prevenzione è dunque la regola fondamentale.
Per sensibilizzare sulla diffusione di Hiv/Aids e mettere in atto tutti gli strumenti per prevenire nuovi contagi, è stato lanciato il progetto per “azzerare i casi di Aids entro il 2030“. Un obiettivo ambizioso a livello globale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dove si continua a morire di Aids, e che coinvolge le città con il progetto ‘Fast-track cities‘. La prima città ad aderire in Italia è stata Milano. Il primo dicembre 2018, il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha firmato la ‘Paris Declaration‘, con cui la città si è impegnata a ridurre al massimo, fino a zero, i nuovi casi di infezione nel 2030, puntando a diventare una ‘Fast Track City‘ (‘città apripista’) attraverso una serie di azioni che il Comune metterà in campo, con l’ausilio della Fondazione The Bridge, per ridurre i nuovi contagi da Hiv. Come riporta Ansa.
Dopo Milano, anche Bergamo ha firmato la dichiarazione di Parigi. Quindi è stata la volta di Firenze, Brescia e ora anche Palermo, prima città del Sud Italia. Nell’ambito del progetto, le città si impegnano a prendere tutte le misure necessarie a prevenire i nuovi casi di Hiv fino ad annullarli. Tra queste è prevista anche “una maggiore collaborazione tra specialisti e medici di famiglia, poiché i medici di base potrebbero, con poche domande mirate sul comportamento sessuale del singolo, favorire delle diagnosi precoci e individuare il virus con un semplice test”, come ha dichiarato il presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) Marcello Tavio.
Intanto per sensibilizzare i ragazzi sui rischi del virus dell’Hiv verrà proiettato in diverse scuole superiori italiane il cortometraggio “Io&Freddie. Una specie di magia”, che racconta la storia di un giovane universitario diviso tra l’odio verso gli omosessuali e l’amore per Chiara, dalle frequentazioni promiscue. Il fantasma di Freddie Mercury guiderà il giovane verso l’amara scoperta della positività all’Hiv.
Che ne pensate unimamme di questo progetto e della diffusione dei dati sui casi di Hiv?
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